“L’estate che ho ucciso mio nonno” di Giulia Lombezzi: ironico e tagliente

L’estate che ho ucciso mio nonno” di Giulia Lombezzi arriva in libreria e negli store on line a partire dall’11 marzo con Bollati Boringhieri ed esplora il delicato equilibrio tra il desiderio di libertà e il peso delle responsabilità, portando il lettore all’interno di un’estate che cambierà per sempre la vita della giovane Alice.

Bisogna amare i propri nonni. Questo si è sentita ripetere Alice fin da piccola. Ma quando suo nonno, da poco vedovo, viene a vivere con lei e la madre, la ragazza si rende conto che tale comandamento è
inattuabile. Seppur debole e depresso, Andrea esercita su tutta la casa il proprio carattere brutale, portando Marta, la mamma di Alice, a uno stato di totale asservimento. È come se un’intera generazione, con tutti i suoi dettami assurdi e violenti, si fosse insinuata nella vita delle due donne, impestandola di sigarette, imperativi e ricatti. La rabbia di Alice cresce, alimentata dalla brace dei sedici anni. La mamma che conosceva sta scomparendo, e lei si sente impotente: come si fa a liberare qualcuno che non vuole essere libero? Che cos’è veramente l’emancipazione? In un susseguirsi di badanti che vanno e vengono, sbronze liberatorie con gli amici del cuore, litigi con famigliari ciechi e sordi e una fame che non passa mai, Alice comincia a covare desideri bui, a pensare cose che non andrebbero pensate. Il viaggio nel passato della madre, nel paese in cui è cresciuta, e lo svelamento di ciò che ad Alice è sempre stato nascosto risulta un punto di non ritorno: Andrea deve sparire. L’unico modo per affrontare un mostro è diventare un mostro?

“Da quando è morta nonna – quasi un anno fa – gli è peggiorato il diabete e gli sono venuti gli attacchi di panico, principalmente perché non sapeva lavare i piatti”

Giulia Lombezzi, firma un romanzo che colpisce per il suo stile ironico, tagliente e incredibilmente vicino alla sensibilità dei giovani di oggi. Attraverso la voce della protagonista, Alice, sedicenne disorientata e ribelle, l’autrice tratteggia un racconto di formazione che si muove sul filo sottile tra il dramma famigliare e commedia nera.

Il risultato? Una narrazione fresca, vivida e autentica, capace di catturare le inquietudini e le scoperte dell’adolescenza in modo profondamente contemporaneo.

Ciò che rende “L’estate che ho ucciso mio nonno” un romanzo ancora più coinvolgente è il suo stile narrativo: Alice racconta la sua storia con un linguaggio diretto, pieno di sarcasmo e osservazioni pungenti, che riflettono il modo di pensare e di esprimersi delle nuove generazioni. L’ironia diventa uno strumento di sopravvivenza, un modo per affrontare le contraddizioni della crescita e il peso di una famiglia ingombrante.

Lombezzi riesce a dare voce a un’adolescenza disincantata, spesso costretta a confrontarsi con le responsabilità degli adulti prima del tempo, e lo fa con una prosa agile, scorrevole e ricca di dialoghi brillanti.

Il romanzo è anche un’esplorazione profonda del legame famigliare: il rapporto tra Alice e sua madre Marta è tratteggiato con grande sensibilità, mostrando il difficile equilibrio tra amore e risentimento, tra il bisogno di indipendenza e il senso di colpa che spesso accompagna la crescita. La figura del nonno Andrea, lontano dall’essere un semplice antagonista, emerge come un personaggio complesso, segnato dalla sua stessa fragilità e dalle ferite del passato.

Uno degli aspetti più riusciti del libro è la capacità di far empatizzare il lettore con tutti i suoi personaggi; Alice non è una protagonista perfetta: è arrabbiata, impulsiva, a tratti cinica, ma proprio per questo reale e vicina a chiunque abbia vissuto il tumulto dell’adolescenza. Marta è una donna succube di un sistema completamente e totalmente manipolata dall’autorità autoimposta di Andrea, figura austera, ma anche straordinariamente normale nel contesto famigliare contemporaneo in cui le vecchie e nuove generazioni sono in costante lotta.

L’estate che ho ucciso mio nonno” è un romanzo che, dietro la sua leggerezza apparente, cela riflessioni profonde sulla famiglia, sull’identità e sulla libertà di scegliere chi vogliamo diventare.

Lombezzi consegna ai lettori una storia intensa, ironica e commovente, che lascia il segno per la sua capacità di raccontare la crescita con sguardo sincero e senza sconti. Un romanzo di formazione moderno e vibrante, che non si dimentica facilmente.

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