“Controvento” di Ángeles Caso: intenso

Controvento” di Ángeles Caso (Marcos y Marcos) è uno di quei libri capaci di ingoiare il lettore, di masticarlo per bene. Non fa sconti, ma è salvifico. E la rinascita va guadagnata, pagina dopo pagina.

TRAMA – Viene da Capo Verde, sogna di studiare medicina, emigrare in Europa, affrancarsi dalla miseria. Quando approda a Lisbona, São la trova meravigliosa: un luogo di salvezza, un sogno che si avvera. Cerca casa, lavoro, riscatto, convinta che nulla potrà fermarla. Ma il terreno scivoloso dell’amore nasconde il disastro: Bigador, che pareva tanto caro e “diverso”, frantuma la sua integrità di donna e di madre, la sottopone a prove tremende. Per difendere se stessa e il piccolo André, São è costretta a battersi contro una violenza e una vigliaccheria inaudite. Controvento è però anche la storia di Natercia, Benvinda, Liliana: una catena di donne con cui São condivide fatiche, gioie, alleanze. Le loro strade si incrociano con quella di una ricca signora di Madrid: colta e benestante – ma congelata dalla paura – ha perso l’uomo amato. E solo grazie al coraggio di São torna a vedere un senso e una luce nel mondo.

Controvento” è un romanzo che mi ha messo a dura prova. Lo ha fatto raccontandomi la storia di una donna straordinaria, São, che sarà impossibile dimenticare. Lo ha fatto con il suo continuo rincorrersi di contrasti. Lo ha fatto eliminando qualsiasi zona grigia in cui camuffarsi.  

Questo fa la scrittura di Ángeles Caso: ti mette alla prova. Ti fa perdere l’equilibrio, ti sbilancia e ti impone di interrogarti, in un’altalena di buio e luce, in un andirivieni di male e bene, che sembra così facile da delineare, ma che è capace di spezzarti per la sua irruenza.

C’è un momento, in “Controvento“, in cui chi sta leggendo il libro capisce. Capisce che il pericolo è in arrivo, in graduale avvicinamento, e che lo schianto sarà devastante. Il lettore lo comprende in modo inequivocabile, ma rimane comunque incredulo, incapace di metabolizzare, indeciso se fidarsi o meno delle sue percezioni. Si muove cauto, tra quelle pagine.

Io, per esempio, ho posato molte volte il libro, ma me lo sono tenuto sempre vicino. L’ho portato in giro con me, anche nei momenti in cui già sapevo che non avrei avuto la possibilità di leggere. E temporeggiavo, perché volevo sapere ma ero spaventata. E mi guardavo intorno, quasi chiedendomi se qualcun altro si trovasse nella mia stessa condizione emotiva.

Il richiamo era diventato troppo forte, nella seconda metà di “Controvento“. Il pensiero tornava lì, a São, alla sua determinazione, alla sua energia, alla sua ingenuità, al suo cuore buono, alla sua miseria, alla sua disperazione. Alla sua rete solidale, alle altre donne che arrancano, soffrono, ballano, ridono, cadono. E allora leggevo un paio di pagine, sottolineavo – tantissimo – e poi mi dicevo che non sarei riuscita ad andare avanti. Non ero pronta. Continuavo a temporeggiare.

Forse non volevo lasciare andare São, o forse avevo il timore di non cogliere interamente ciò che l’autrice volesse trasmettermi, senza capire che stava già germogliando dentro di me. Perché questo fanno i libri come “Controvento“: ti spiazzano, ti agitano e ti cambiano. Non subito, non il giorno dopo, ma le parole sedimenteranno dentro ciascuno di noi, lasciando un’impronta che diventerà consapevolezza, scelta, direzione.

Mi piacerebbe trovare un modo per parlarvi di “Controvento” senza cadere in banalità, senza procedere per punti e con la giusta distanza emotiva, ma non ne sono capace. Ci penso e ci ripenso, e mi chiedo come (dove?) sarebbe possibile trovare le parole giuste per raccontarvi quelle di Ángeles Caso, ma non ho una risposta.

Mi piacerebbe descrivervi le donne che sono dentro le pagine di “Controvento“, sia come personaggi che come addette ai lavori, ma sono così uniche che non mi sognerei mai di parlare al posto loro. Le mie parole rischierebbero di fargli un torto.

Ma posso dirvi quanto è stato facile pensare alla mia condizione, alle mie relazioni, e quanto sia stato immediato sentirmi piccola, per poi riflettere su quanto oggi sia così facile pretendere, senza il desiderio di donare qualcosa, che sia anche un pezzetto del proprio tempo. Posso dirvi che abbiamo ancora molta strada da fare, ma che libri come questo aiutano a capire in quale direzione vogliamo muoverci. Magari andando controvento.

Desidero chiudere questo post ringraziando Roberta, sia per il suo lavoro e poi per la sua straordinaria sensibilità. La devo ringraziare per aver scelto di coinvolgere, nel lancio promozionale di “Controvento“, Molce Atelier, una sartoria terapeutica per vittime di violenza e abusi, fondata nella periferia di Milano. Alcune donne hanno realizzato per l’occasione dei salvalibro. Il mio, è stato confezionato da Elena. Leggere il suo nome sull’etichetta mi ha emozionata più di quanto riuscirei ad esprimere.

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