“Il ragazzo che amo” di William Hussey: molto emozionante
Ho trovato “Il ragazzo che amo” di William Hussey (Giunti) un libro davvero molto emozionante. Ho letto le ultime pagine con il cuore in gola, e per fortuna mi sono potuta godere il finale per cui ho tanto sperato.
TRAMA – Ambientato nell’orrore della Prima Guerra Mondiale questo romanzo è un viaggio toccante, devastante, bellissimo. Nella Francia del 1916 Stephen Wraxall, già veterano di molte battaglie a soli diciannove anni, torna nelle trincee per l’ennesima volta; i compagni lo considerano un eroe, ma lui si sente solo disilluso e ferito. Al fronte c’è anche Danny Earnshaw, una nuova recluta piena di ideali e di entusiasmo il cui cammino incrocia presto quello di Stephen. Sarà l’incontro che cambierà la vita di entrambi. Il sentimento che nascerà tra Stephen e Danny, proibito dalla legge e dalla morale comune, darà loro qualcosa per cui lottare, se riusciranno a non lasciarsi travolgere dagli orrori della Prima Guerra Mondiale.
“Speravo di salvarlo, in qualche modo. Che invece sia lui a salvare me?”
C’è una struggente malinconia lungo tutte le pagine de “Il ragazzo che amo” di William Hussey, ma anche spiragli di luce abbagliante, momenti pieni di speranza e di bellezza. Questo romanzo mi è piaciuto molto per diversi motivi: la precisione che è scandita nei dettagli delle descrizioni; la caratterizzazione dei personaggi; la vita che pulsa in mezzo all’orrore della guerra; la pienezza dello stile di scrittura.
Un punto di forza de “Il ragazzo che amo“, che però potrebbe anche essere considerato – da una parte di lettori – un punto di “debolezza”, sono le ricorrenti descrizioni di tutto ciò che riguarda la guerra, dalle trincee alle regole imposte dall’alto, dalle condizioni fisiche in cui versavano i soldati, alle strategie militari di attacco e di difesa; dal cibo e le condizioni degli alloggi agli orrori della morte.
Personalmente apprezzo molto quando il lavoro di ricerca è così accurato e ricco (il libro è corredato di una bibliografia e di un glossario), sono quasi arrivata ad avere come la sensazione che l’autore parlasse per esperienza di vita diretta per la quantità di piccoli dettagli che sono stati inseriti nelle scene. A mio avviso, tutto il lavoro preparatorio ha dato maggiore profondità e veridicità alla narrazione, ma capisco anche che, magari per i lettori più giovani a cui questo libro potrebbe rivolgersi, questa ricerca del particolare potrebbe sortire l’effetto diametralmente opposto.
Parlando dei due protagonisti del romanzo, posso dire che si sono ritagliati subito uno spazio nel mio cuore. Giovani, giovanissimi, con gravose responsabilità sulle spalle, già entrambi provati da ciò che ha riservato loro la vita, hanno sviluppato un modo diverso di approcciarsi al presente.
Stephen con un il suo rigore metodico e il suo segreto dietro cui si trincera, convinto che debba fare ammenda anche per errori che non ha commesso. Danny, invece, che è riuscito a emergere dalle difficoltà in cui era piombato sin da piccolissimo con il suo sorriso, la sua empatia, e la dolcezza della sua voce.
Stephen, responsabile di un gruppo di uomini, ritiene di dover proteggere Danny dagli orrori delle guerra, ma finiranno per salvarsi a vicenda, liberandosi dei loro fantasmi e alleggerendo i loro cuori. Ho trovato le pagine de “Il ragazzo che amo” in cui Stephen e Danny riescono, in mezzo a tutto quell’orrore, a ritagliarsi due giorni di pura gioia, semplicemente bellissime.
Lo sono perché sono vissute con estrema tenerezza e rispetto dell’altro, perché sono un momento in cui entrambi possono confidarsi e aprirsi, raccontare pezzi di sé che sarebbero andati persi con il rumore incessante delle bombe e delle mitragliatrici, e che li uniscono ancora di più, alimentando al contempo il terrore di perdere la vita in battaglia.
Perché, una volta conosciuto quel tipo di amore, come si ritorna in trincea a fare la guerra?
Abbiamo espresso il nostro amore in mille modi, ma l’amore, come la guerra, non è mai soddisfatto e io ne voglio di più. Più notti in cui lui sussurra il mio nome, più albe stretti l’uno nelle braccia dell’altro. Ma i fucili e il fango e la mattanza ci aspettano, pazienti come la tomba.
Una guerra dove a morire sono giovani appena maggiorenni, che perdono la vita quando hanno appena iniziato a prenderla a morsi. La prima guerra mondiale ha avuto un bilancio pesantissimo, ma sembra che, ancora oggi, il passato non ci abbia insegnato nulla.
Ho trovato molto autentico il modo in cui l’autore de “Il ragazzo che amo” fa parlare i suoi personaggi in merito alla loro omosessualità. Non c’è vittimismo, non c’è rabbia (che pure sarebbe giustificata), è presente una certa dose di ingenuità, espressa attraverso domande che oggi ci fanno quasi sorridere ma che sono coerenti con l’epoca che l’autore racconta e che i suoi protagonisti vivono.
Ma ve lo dico subito, chiaro e tondo. Se siete quei lettori che per prima cosa domandano: “Ma è spicy?”, questo non è il romanzo che fa per voi. Le scene d’amore non vengono esplicitate e posso dire, da lettrice che non le disdegna, che in questo romanzo probabilmente sarebbero risultare fuori luogo.
Ci tengo, alla fine di questo post, a fare i miei complimenti al traduttore del romanzo, Paolo Maria Bonora, perché a mio avviso non ha mai sbagliato la scelta delle parole. Non era per nulla facile mantenere per tutto il romanzo uno stile così raffinato, a tratti oserei dire poetico, senza mai scadere nell’autocompiacimento. L’ho trovato un ulteriore tratto di bellezza di questa storia.