“Katie” di Michael McDowell: straordinario

Katie” di Michael McDowell (Neri Pozza) è il perfetto esempio di come un romanzo possa farti dimenticare tutto ciò che ti circonda, “inghiottendoti” dentro le sue pagine. E uscirne, senza portare nessun segno addosso, sarà praticamente impossibile.

TRAMA – Quando Philomena Drax riceve una lettera dal nonno, caduto nelle grinfie della crudele famiglia Slape che mira ai suoi soldi, si precipita in suo aiuto. Ma non ha fatto i conti con Katie Slape, giovane selvaggia, ladra spietata, veggente assassina. Fra incendi, spettacoli di cabaret e due colpi di martello, le due si rincoreranno come in una danza macabra nell’America della Gilded Age. Perché nessuno sfugge alla furia di Katie.

«Katie contiene i miei omicidi più inquietanti ed è sicuramente il mio romanzo più crudele.
Scriverlo è stato divertente. Da morire»

Se c’è un autore che riesce a creare delle atmosfere coinvolgenti, quasi ipnotiche, dal ritmo incalzante dettato dallo spargimento di sangue, quello è senza dubbio Micheal McDowell.

Dobbiamo dire grazie a Neri Pozza per aver portato in Italia questo autore, scomparso nel 1999, che è diventato un vero e proprio caso editoriale, prima con la saga Blackwater e poi con il romanzo “Gli aghi d’oro”.

Originariamente pubblicato nel 1982, “Katie” arriva in libreria con le splendide illustrazioni di Pedro Oyarbide, e sono certa che conquisterà tutti i lettori, per la sua dinamicità, la sua penna scorrevole, la sua arguzia, e perché sapere come andrà a finire vi farà sfogliare una pagina dopo l’altra.

Mi sono appuntata due passaggi che ho trovato particolarmente significativi per darvi subito un’idea di chi sia il personaggio che dà il titolo a questo romanzo: “Katie era una selvaggia, una mentecatta secondo alcuni, ma secondi altri dal potere di leggere il futuro e di scoprire cose che sfuggivano alle menti sane ed equilibrate”. E ancora: “La sua capacità di decidere chi dovesse morire e chi vivere era tanto infallibile quanto misteriosa”.

A Katie basta osservare le persone per sapere quale sarà il loro futuro, ma spesso è lei a deciderlo.

Di solito gli autori più contemporanei quando descrivono un cattivo gli costruiscono un background psicologico molto complesso, quasi a volerne giustificare le azioni. Sembrano dire al lettore: se si comporta in un determinato modo, un motivo c’è.

Katie, invece, è crudele e basta. Lo è sin da piccola, in prologo lapidario, fulminio, agghiacciante, che ci svela la sua natura quando ha appena nove anni. Una crudeltà che si alimenterà col passare degli anni, mentre lei rimarrà ancora con l’atteggiamento di una bambina che fa i capricci quando la sua matrigna le dice che non può usare il suo adorato martello, e che sbatte i piedi se non può ammazzare qualcuno o rubargli i soldi.

Ha la fantasia tipica dei più piccoli ma che la usa solo per fare del male, quando non si lascia prendere dall’istinto. E forse per questo fa così tanto paura, perché è imprevedibile.

Il male che parte da lei si irradia anche ai suoi familiari, a suo padre e alla sua matrigna, inetto il primo e più pragmatica la seconda. La loro è una vera e propria escalation degli orrori, vissuta con la tranquillità di chi nemmeno ragiona sulle proprie azioni, o sulle possibili conseguenze. “Di certo gli Slape non sapevano che farsene dei libri”, ci dice a un certo punto McDowell, per tracciarne l’ignoranza.

All’opposto, abbiamo Philo, una ragazza dal cuore buono ma non ingenua, che cerca la sua personale vendetta nei confronti di Katie ma soprattutto una giovane donna che vuole il suo riscatto personale.

Quella che lei e Katie porteranno avanti sarà una vera e propria danza macabra, in cui il rincorrersi si trascinerà fino alle ultime pagine del romanzo, in cui potrebbe succedere davvero di tutto. È questa tensione verso l’impensabile che tiene il lettore ancorato alle pagine di “Katie“, un libro talmente godibile che sarà complicato lasciarlo andare.

Michael McDowell regala al lettore una vera cattiva, un romanzo di puro intrattenimento, che non vuole “insegnare niente a nessuno”, ma adempiere al proprio compito: rapire del tutto l’attenzione del lettore.

E ci riesce perfettamente.

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