“A Certain Hunger” di Chelsea G. Summers: diabolico
Esordire con un romanzo come “A Certain Hunger” al giorno d’oggi non deve esser stata una passeggiata.
Ex docente di letteratura del ‘700 Chelsea G. Summers, nota nei circoli letterari già da tempo a seguito di alcuni suoi scritti su sesso, politica, tecnologia, moda e cultura in generale, con questo suo primo romanzo condensa i temi portanti del suo pensiero in un’opera sboccata e sfaccettata a cavallo tra Bret Easton Ellis e la recente ondata d’amore nei confronti del true crime.
TRAMA – Dorothy Daniels, critica gastronomica, ama profondamente il suo lavoro. Precisa, puntigliosa, brillante, ha una tale padronanza dell’arte culinaria che potrebbe senza dubbio preparare piatti più ispirati rispetto a quelli di cui scrive. Adora il cibo, e altrettanto adora il sesso. Nonostante gli sforzi per trovare un compagno alla sua altezza, si è adattata alla grande alla vita da single e viaggia continuamente tra Manhattan e l’Italia, assaggiando il meglio di entrambe. Ma c’è qualcosa in Dorothy che la rende diversa da chiunque altro, e ora è pronta a raccontare la propria storia: dall’infanzia apparentemente incantata fino all’apice della carriera non ha mai rinunciato a soddisfare il suo gusto raffinato… anche a costo di infilare un punteruolo da ghiaccio nella gola del suo amante. Attenzione, però: alla fine della storia potreste trovarvi a chiedervi che sapore avrebbe il vostro fidanzato saltato in padella con funghi e scalogno, sfumato con due dita di vino rosso.
“Ho imparato che essere donna è sconsiderato, senz’anima e abiettamente capitalistico come un Big Mac. Non è importante che sia reale. L’importante è che sia gustoso.”
Al giorno d’oggi non è facile incontrare storie in cui ci si possa identificare in una figura femminile spregevole, spietata e soprattutto assetata di sangue. Il cinema, la televisione, la letteratura, hanno spesso raccontato vicende di uomini violenti, assassini, serial killer, ma poche volte si sono soffermati sulla loro controparte femminile.
Statisticamente le donne serial killer sono nettamente inferiori quind,i anche volendo entrare nel territorio del true crime, le storie a disposizione sono poche. Con “A Certain Hunger“, Summers dipinge il ritratto di una donna tanto terribile quanto sfaccettata, attingendo da vicende reali come quella del serial killer statunitense Jeffrey Dahmer o letterarie come la leggendaria figura di Hannibal Lecter nata dalla penna di Thomas Harris.
Ma le influenze nel romanzo di Summers non finiscono qui. È inevitabile un paragone con il Patrick Bateman dell’American Psycho di Bret Easton Ellis, in cui un ricco uomo newyorkese uccide donne solo per il piacere di farlo reprimendo la sua omosessualità in un periodo storico in cui la figura maschile stava subendo un netto cambiamento, soprattutto dal punto di vista estetico.
Dorothy è l’altra faccia della medaglia di Patrick, entrambi hanno una posizione previlegiata nella società, lei rinomata critica gastronomica, sessualmente libera e attiva, lui imprenditore di successo di un’azienda (almeno a detta sua), sessualmente libero ma allo stesso tempo represso, che sfoga le sue crudeltà sul sesso opposto.
Dorothy scoprirà quasi per caso come sia liberatorio e appagante commettere un omicidio e come sia altrettanto eccitante sbarazzarsi del corpo. Il nutrimento, la carne, sono per Dorothy la sua fonte di endorfina maggiore, un amplesso tra carne e sangue più forte del sesso stesso.
Chelsea G. Summers regala un’antieroina poco attendibile nella narrazione che ripercorre dal dentro di una cella la sua terribile storia ed è interessante come – piano piano, con lo scorrere della narrazione – si riesca quasi a entrare in sintonia con i suoi pensieri malati a cavallo tra realtà e allucinazione.
“A Certain Hunger” resta comunque un’opera prima con una serie di ingenuità legate proprio alla foga della “prima volta”, la materia trattata è facilmente sbrodolabile soprattutto quando si vuole eccedere nello sconvolgere o inorridire i lettori.
Resta comunque un buon punto di partenza e una vicenda originale (almeno per il punto di vista) sicuramente appetibile per una futura trasposizione cinematografica/televisiva.