“Vegliare su di lei” di Jean-Baptiste Andrea: molto bello
“Vegliare su di lei” di Jean-Baptiste Andrea (La Nave di Teseo) è uno di quei romanzi in cui entri senza voler più uscire. Uno di quelli che, una volta letti, sai che non ti lasceranno mai per davvero.
TRAMA – Nel grande gioco del destino, Mimo sembra proprio aver ricevuto le carte sbagliate. Affetto da nanismo, nato in una famiglia di poveri immigrati italiani in Francia, perde il padre, scultore che gli aveva insegnato i rudimenti dell’arte, durante la prima guerra mondiale quando lui è ancora molto piccolo. Incapace di mantenere entrambi, la madre lo affida a uno “zio”, Alberto, in Italia, anche lui scultore, ma dedito più alla bottiglia che allo scalpello. Mimo, però, ha dalla sua un grandissimo talento per la scultura, coraggio e determinazione. Viola Orsini, invece, erede di una famiglia importante, tra le più potenti di tutta la Liguria, trascorre l’infanzia e l’adolescenza tra gli agi e le comodità, ma è troppo intelligente e ambiziosa per potersi rassegnare a vivere una vita di ozio e noia. Sin da bambina va contro le consuetudini tipiche della sua classe e sogna in grande. Mimo e Viola non si sarebbero mai dovuti incontrare, ma il destino è inintelligibile, e così, a tredici anni, si trovano, si sfiorano, si riconoscono e giurano solennemente di non lasciarsi mai. Su di loro, però, incombono le differenze di ceto, che sembrano precludergli ogni possibilità di stare insieme. Sullo sfondo, gli anni convulsi e turbolenti del primo conflitto mondiale, del dopoguerra, del fascismo e della liberazione, attraverso i quali Mimo e Viola saranno costretti a camminare, cercando di tenersi stretti l’uno all’altra, uniti da un legame incrollabile.
A volte, quando si legge un libro, si finiscono per perdere i contorni della realtà che stiamo vivendo. Non sentiamo i rumori, non ci accorgiamo delle scorrere del tempo, la nostra storia si intreccia con le storie dei personaggi delle pagine che abbiamo tra le mani.
A volte, questo distacco può far male, specie quando le emozioni sono così intense che, all’ultima pagina del libro, si è fortemente disorientati. E allora occorre un po’ per capire che tipo di viaggio si è compiuto, per lasciare sedimentare parole che hanno vibrato dentro di noi, forse per rileggere qua e là qualche passaggio.
Che “Vegliare su di lei” sia un libro incredibile non devo certo sottolinearlo io. Quello che posso dirvi è che è stata una lettura sorprendente da più punti di vista. Non ci ho trovato nulla di quello che mi aspettavo, e l’inatteso è stato travolgente.
Jean-Baptiste Andrea gioca con la Storia, quella con la S maiuscola, la intreccia nella storia che racconta, ritagliando frammenti di verità in mezzo alla finzione che ha sapientemente costruito. Scomoda personaggi illustri per avvicinarli ai suoi, così pieni di realismo da non sembrare frutto di un talento creativo. E così vividi che è difficile pensare che non abbiano davvero calpestato questa Terra.
Specie Viola, che non ha dovuto faticare per ricavarsi un posto tra i miei ricordi. Le sono grata per il modo in cui sogna, per il suo essere così aperta, per aver tracciato un solco per chi è arrivato dopo di lei. Le sono grata per quello che ha insegnato a me mentre tentata di far imparare qualcosa a Mimo, per avermi spiegato come andrebbe guardato il mondo e quanto coraggio ci vuole per rimanere immobili, quando si è capaci di “viaggiare nel tempo”.
Jean-Baptiste Andrea è stato capace di raccontare una donna come molte donne non sono riuscite a fare, e il suo sguardo è diventato quello di Mimo: entrambi, ognuno con il proprio dono, hanno saputo creare confusione, desiderio, incredulità. Speranza.
Alla fine di “Vegliare su di lei” mi sento come se avessi anche io guardato la Pietà di Mimo, con un senso di vertigine e con il timore di essermi lasciata scappare qualche dettaglio. Eppure quelle pagine saranno lì, pronte ad accogliermi di nuovo, qualora ne avessi bisogno.
Per fortuna.