“Fuoco al fuoco” di Candice Fox: il giallo perfetto per questa estate
Se state cercando un romanzo giallo avvincente e dalle tinte forti, “Fuoco al fuoco” di Candice Fox (Marcos y Marcos) fa senza dubbio al caso vostro.
[Specifico che il riferimento a delle “tinte forti” lo ritengo necessario in un momento in cui molti lettori cercano dei “cozy crime”, ovvero dei romanzi il cui il mistero si lega a uno stile e a una trama più leggeri, e vorrei sciogliere subito eventuali dubbi e dirvi che “Fuoco al fuoco” non rientra in questa categoria].
TRAMA – Lynette Lamb sta per arruolarsi in polizia, e nella baldoria dei festeggiamenti finisce a letto con un hacker. Licenziata il primo giorno di lavoro. Il detective Charlie Hoskins era infiltrato da cinque anni in una banda di motociclisti criminali. Rischiava la vita ogni giorno per raccogliere prove contro di loro, finché un hacker intraprendete non gli fa saltare la copertura. Sopravvissuto per miracolo. Surge è tutto cuore, muscoli e istinto; doti non trascurabili per un poliziotto, se ti ricordi di rispettare le regole. Quando salva la vita di un ragazzo facendo di testa sua, è il primo a stupirsi che gli strappino il distintivo. Su questo terzetto di coraggiosi irregolari ricade una missione segreta: ritrovare una bambina scomparsa due anni prima sulla spiaggia di Santa Monica. I genitori sono convinti che sia ancora viva. Per costringere la polizia a riaprire le indagini, bruciano una dopo l’altra le prove custodite nel Laboratorio biologico forense di Los Angeles, tenendo tre ostaggi sotto tiro. Polizia e FBI non possono cedere apertamente al ricatto. Ma Lynette Lamb non vede l’ora di dimostrare quanto vale, Charlie non tollera che vadano in fumo le prove raccolte con il sangue contro i Death Machines e Surge adora le missioni impossibili. Hanno ventiquattro ore di tempo per ritrovare la piccola Tilly, riccioli neri, sorriso da bimba di cinque anni allegra e canterina. Annegata, come hanno concluso le indagini? Viva, viva e prigioniera chissà dove, chissà con chi?
Devo ringraziare di cuore Marcos y Marcos, e in modo particolare Roberta, per avermi fatto conoscere Candice Fox. Una penna incredibile che, ho scoperto a lettura ultimata, ha scritto anche diversi romanzi insieme a James Patterson, uno dei miei autori di thriller preferiti (avendo venduto oltre 400 milioni di copie dei suoi libri, credo di non essere l’unica ad apprezzarlo!), che di certo non l’avrebbe scelta come co-autrice se non la ritenesse di grande talento.
Ma veniamo a “Fuoco al fuoco“. Per quanto riguarda l’originalità dell’impianto narrativo, l’avrete sicuramente colta leggendo la trama fornita dalla casa editrice. Non credo ci sia bisogno di entrare maggiormente nel dettaglio, anche per non incappare in anticipazioni, ma posso sicuramente dirvi cosa mi è piaciuto di questo romanzo.
Intanto la caratterizzazione dei personaggi, tutti quanti, da quelli che hanno più rilevanza, a quelli che rimangono sulla sfondo ma che giocano comunque un ruolo, anche solo per una battuta. La coppia Charlie Hoskins e Lynette Lamb funziona molto bene, e spero di poterla ritrovare in un altro romanzo, sono sincera.
L’unica cosa che mi ha dato da pensare, rispetto ai personaggi e alle scelte che compiono, è stata: un uomo lo avrebbe scritto allo stesso modo, questo romanzo? Avrebbe compiuto determinate scelte narrative? Non entro nello specifico, ma soprattutto nelle dinamiche interne tra le forze dell’ordine mi è sembrato come di percepire un certo schieramento, e un presa di posizione rispetto a certi tipo di comportamento, che nel romanzo sembrano essere a esclusivo appannaggio maschile.
Un altro punto di forza sono, a mio avviso, i dialoghi: funzionano tutti, e c’è una sapienza – dettata dalla bravura ma anche dall’esperienza – nel saper intercalare un pizzico di ironia anche nei momenti di maggiore tensione.
Mi permetto anche qualche annotazione di carattere più tecnico – a cui vi consiglierei di fare attenzione se siete degli aspiranti scrittori – su alcuni aspetti che fanno molta presa sui lettori. Il primo riguarda la chiusura di capitoli, ovvero quegli espedienti usati per fare in modo che chi sta leggendo sia invogliato a leggere ancora un altro po’. Per esempio lasciare un indizio importante in sospeso, o una domanda a cui non viene subito data una risposta. Candice Fox con “Fuoco al fuoco” potrebbe causarvi notti insonni, è giusto che ne siate consapevoli.
Il secondo riguarda il ritmo narrativo: all’inizio il romanzo si dipana lento, quasi dilatato, per poi assumere un andamento sempre più incalzante, che ha come unico effetto nel lettore quello di non riuscire più a mollare il libro quando gli mancano 100 pagine per arrivare alla conclusione. Anche qui, come sopra, si potrebbero fare le ore piccole se vi manca così poco.
Per quanto riguarda considerazioni più personali, invece, posso dirvi che mentre leggevo mi sono interrogata parecchio.
Pensavo che spesso ci si arroga il diritto di credere che le proprie scelte siano quelle giuste, senza minimamente pensare alle conseguenze, alle persone coinvolte, a come una nostra azione potrebbe allargarsi su vasto spettro fino a diventare persino emulazione. Come capire che la propria scala di importanza rispetto agli eventi, alle persone, è così personale che non può essere imposta agli altri?
E poi ancora, mi sono chiesta: ma in certe situazioni, si può stabilire con assoluta certezza di chi è la colpa? Anche Charlie “non riusciva a vedere nessuno valido candidato per il ruolo di cattivo”, a parte alcuni nomi, e io mi sono trovata molto in sintonia con la sua analisi. Anche se spesso è molto facile puntare il dito, senza però guardarsi allo specchio.
Insomma, “Fuoco al fuoco” è un romanzo denso di adrenalina, ricco di spunti molti interessanti, e assolutamente godibile per quanto riguarda lo stile e l’originalità dell’intreccio narrativo, elemento non particolarmente facile da trovare, di questi tempi. Se amate il genere e siete disposti a perdere di vista l’orologio perché troppo immersi nella lettura, allora è il libro che fa per voi.