“Messaggero di verità” di Jacqueline Winspear: una serie che migliora libro dopo libro
Adoro i romanzi di Jacqueline Winspear che hanno come protagonista Maisie Dobbs. “Messaggero di verità” (Neri Pozza) è il quarto della serie, e devo dire che l’autrice è davvero molto brava nel non far perdere interesse nei confronti della sua protagonista, regalandoci storie sempre molto appassionanti e mai banali.
TRAMA – Sono i primi giorni del 1931 quando nell’ufficio della psicologa e investigatrice privata Maisie Dobbs mette piede l’intrepida e controversa reporter di guerra Georgina Bassington-Hope, diventata famosa quando, ancora molto giovane, si era travestita da uomo per osservare piú da vicino la linea del fronte nelle Fiandre. Qualche settimana prima il fratello gemello Nick, la persona a lei piú cara, è stato trovato morto. L’uomo era un artista di fama internazionale i cui dipinti troppo realistici ispirati alla Grande guerra avevano fatto infuriare piú di una persona ai piani alti. Al lavoro prima dell’inaugurazione della sua prossima mostra, è precipitato dall’impalcatura montata nella galleria. Il caso è stato liquidato come morte accidentale dall’ispettore Stratton di Scotland Yard, primo a giungere sul luogo della tragedia. Ma Georgina è sicura che qualcuno l’abbia invece spinto giú dal ponteggio di proposito. Non ci sono prove ad avvalorare la sua tesi, ed è per questo che ha deciso di rivolgersi proprio a Maisie, perché lei sa porre le domande giuste e scorgere dettagli altrimenti invisibili. Maisie, per deformazione professionale, non si ferma mai all’apparenza delle cose, e la frettolosa conclusione di Stratton, con cui l’investigatrice intrattiene un rapporto fatto di rivalità e schermaglie sentimentali, non può certo soddisfarla. Ma mentre indaga per scoprire cosa sia davvero accaduto al noto pittore, la psicosi post-traumatica che la tormenta dalla fine del conflitto torna a lambirla con la sua ombra funesta, costringendola a guardare in faccia il suo passato.
Penso che una delle sfide più impegnative per un autore sia quella di tenere in vita una serialità che mantenga alta la partecipazione del lettore e, perché no, che riesca a coltivarne l’affetto per il protagonista di carta e inchiostro.
L’investigatrice e psicologa Maisie Dobbs mi ha conquistata sin dal primo volume di questa serie nata dalla penna di Jacqueline Winspear. Con la sua compostezza, la sua calma, Maisie riesce a farmi stare bene, così come si sentono sollevate le persone che si rivolgono a lei per i suoi servizi. Mi pare quasi di sentire il suo calore mentre mi poggia una mano su un braccio. Mi sento confortata ed è una sensazione bellissima.
E questo esula dai temi trattati, che invece sono sempre molto forti dal punto di vista emotivo. In “Messaggero di verità” si scava in profondità tra le differenze di una Londra spaccata in due, tra chi può permettersi il lusso di comprare quadri e chi invece non può pagare le cure per i propri figli malati. Jacqueline Winspear, ancora una volta, non fa sconti quando c’è da descrivere la realtà del periodo post Prima Guerra Mondiale, sia sul piano materiale che a livello di ripercussioni emotive.
Maisie è stata un’infermiera, in Francia, sa cosa sia il dolore perché non l’ha solo sentito sulla pelle, ma l’ha guardato negli occhi. Sa cosa vuol dire patire e non avere nulla, per questo comprende bene quanto è fortunata ad essersi riuscita a emancipare con il suo lavoro, e quanto il bene ricevuto merita di essere messo in circolo affinché avvolga qualcun altro.
In questo nuovo caso, però, rimanere salda le costerà molto. Sia perché è difficile riuscire a rimanere indifferenti quando non si riesce a capire come sanare certe ingiustizie, sia perché non farsi risucchiare da un mondo così colorato e affascinante, fatto di arte, musica e balli, può risultare un’impresa più ardua del previsto.
Amo il modo in cui il giallo viene costruito in questa serie. Si procede piano, tassello dopo tassello, senza grandi scossoni o rivelazioni fulminee. Maisie dipana la matassa dando al lettore pochi indizi, per poi sorprenderlo alla fine, e il tutto è piacevolmente accattivante, come solo i gialli “classici” sanno essere.
Le indagini, però, sono fortemente intrecciate alla vita della protagonista, e non mancano i riferimenti a tanti personaggi che abbiamo incontrato finora. “Messaggero di verità” è un romanzo perfettamente godibile da solo, ma non posso non consigliarvi di recuperare anche gli altri libri della serie perché meritano davvero.
L’ambientazione è ben curata e descritta nei suoi continui contrasti. Ci si avvicina a uno dei periodi più bui della nostra Storia, il nome Hitler inizia a circolare con sempre maggiore insistenza, e sono curiosa di sapere cosa avrà in serbo il futuro per la nostra Maisie.
La serie delle indagini di Maisie Dobbs è così composta:
- Un semplice caso di infedeltà
- Piume bianche
- Piccole bugie