“Siamo rimaste nude nello specchio” di Emilia Testa: donne alla ricerca di sé
Parlare dell’universo femminile non è facile. Non lo è nella misura in cui non solo si scava nei meandri di personalità poliedriche e al tempo stesso fragili – talvolta vittime, altre carnefici – ma allo stesso tempo ci si interroga su cosa sia l’amore, e come tracciarne i contorni.
Ma si può tentare? Ci si può abbandonare alla scrittura in modo che qualcosa di intimo, potente e feroce venga fuori?
Emilia Testa in “Siamo rimaste nude nello specchio” (Giovane Holden Edizioni) ci ha provato, con coraggio, attraverso la storia di cinque donne (anche se, a ben guardare, sono molte di più), che lottano, si scoprono, si negano, affondano, vivono.
TRAMA – Il fil rouge delle cinque storie che compongono la silloge Siamo rimaste nude nello specchio è ascrivibile a un cammino, diradato e faticoso, nel mondo femminile, nei sentimenti, nella scoperta dell’amore. In ognuna delle cinque protagoniste, il cui nome dà il titolo ai rispettivi racconti, domina la solitudine, a volte evidente, altre volte camuffata in un controcanto cinico fatto di disincanto. L’incontro con un’altra donna diviene speranza di rinascita, sempre. Anche quando l’amore è quella nota disturbante, inattesa, che irride al nostro io indistruttibile e non lascia alternative al vivere.
Riprendo le parole di Viola Conti, nella postfazione a “Siamo rimaste nude nello specchio” perché credo di non poter fare meglio di lei nel raccontarvi questo libro e le donne che ne sono protagoniste: “Sono disperatamente vive e desideranti, aspirano al piacere, all’autorealizzazione, alla libertà di divenire soggetti con una propria identità che non le releghi a maschere grigie soffocate nelle abitudini e nel disincanto”.
Il riflesso che ammirano allo specchio, mettendosi a nudo, è la loro “anima inquieta”. Ma chi riesce a guardarsi allo specchio, a farlo con estrema sincerità, assolvendosi, amandosi?
È stato interessante scoprire queste donne soprattutto perché la penna dell’autrice è poetica, ma sa essere affilata e pungente quando occorre. Mi sono piaciute moltissimo le immagini che mi hanno evocato le sue parole, sempre scelte con grande cura (una citazione su tutte: “Per lei la parola amore era stata solo uno schianto di vocali”).
Una scrittura piena, quella di Emilia Testa, che si arricchisce di rimandi, di citazioni – che sia un film, una canzone, una poesia – che aprono uno spiraglio anche sull’anima di chi scrive, che si libera in quegli stralci, mostrandosi tra le righe.
Le storie di “Siamo rimaste nude nello specchio” raccontano di amori a senso unico, amori ossessivi, amori sbagliati, amori rincorsi, amori perduti. Amori di donne che amano altre donne.
È specifico universale dell’umano vedere il mondo, il proprio corpo, la propria anima, disfarsi, quando finisce un amore. E, a volte, isolati e protetti da quel dolore, fissare la propria ombra sfavillante di una nuova carica vitale.
Ma sono narrati anche l’amicizia, i legami familiari, le aspettative, i desideri (o la loro scoperta), con diverse sfumature di colore, ma sempre con qualche traccia di disagio, di mancanza totale di comprensione.
Ecco, alla fine della lettura mi sono chiesta proprio questo: quanta strada c’è tra il voler essere amate e il desiderio di essere capite? Di essere volute per chi siamo? E a questa domanda se n’è aggiunta inevitabilmente un’altra: ma sappiamo essere davvero noi stesse? Non abbiamo bisogno degli occhi di un’altra persona per completare la nostra narrazione?
La ricerca che compie Emilia Testa muove probabilmente da domande simili, che diventano un circolo vizioso di punti interrogativi che spesso rimangono tali, per quanto ci sforziamo di sostituirli. Ma essere stimolati, anche attraverso parole così ricche di senso, è sempre un bel viaggio.