“Call me Maybe” di Lea Landucci: bello, bello, bello!
Avvertenza: quella che segue è una recensione sì di parte, ma non troppo. Dato che non potevo scrivere soltanto: “Ho amato questo libro, leggetelo”, ho tentavo di spiegarvi perché mi è piaciuto così tanto. Ma voi, comunque, leggetelo.
TRAMA – Maybe Love l’ha promesso: prima o poi riuscirà a fare della sua espressione artistica il suo vero mestiere. Ma vivere facendo la Drag Queen è tutt’altro che semplice, soprattutto quando la responsabilità della famiglia pesa tutta sulle tue spalle. Matteo lavora come assistente di un uomo affascinante e intrattabile. Il suo capo pretende molto, forse troppo, tanto da spingerlo più volte a tentare di licenziarsi. Ma lui non può fare a meno di Matteo, e Matteo ha un buon motivo per restare: è segretamente innamorato del suo capo, da… sempre! Max ne deve prendere atto: non è mai stato innamorato. Con la sua ultima fidanzata le cose sembravano andare alla grande ma, appena ha sentito parlare di matrimonio, è scappato pure da lei. Oltre alla sua coscienza, anche l’azienda di famiglia sembra arrancare, soprattutto dopo che la sua ex ha deciso di vendicarsi portandogli via i clienti più facoltosi. È disposto a tutto per salvare il suo lavoro, ma chi si occuperà del suo cuore? Le vite di Maybe Love, Matteo e Max si intrecceranno su piani inaspettati, prendendosi gioco delle loro emozioni. Il loro incontro causerà palpitazioni, colmerà vuoti, metterà tutto in discussione, fino a trasformarsi in passione, in balsamo per le reciproche ferite. L’amore, a volte, è proprio dove non penseresti mai di trovarlo.
Per me è davvero difficile rimanere distaccata nel parlarvi del nuovo romanzo di Lea Landucci, “Call me Maybe” (Qui per acquistarlo), perché ho accompagnato l’autrice durante il suo percorso creativo, di settimana in settimana.
Ho visto come i suoi stessi personaggi l’hanno costretta più volte a confrontarsi con emozioni forti, tangibili, e come lei non si sia mai tirata indietro, anche a costo di compiere scelte audaci, fuori dagli schemi. “Call me Maybe“ è un romanzo audace e fuori dagli schemi, ma soprattutto è viscerale e intenso, in ogni parola.
Durante il percorso fatto insieme a Lea Landucci, ho avuto modo di constatare come lei abbia sempre mantenuto fede al suo stile narrativo sebbene io, spesso sbagliando, le avessi chiesto: “Qui aggiungi due righe in più”. Confrontarmi con lei è stata una crescita professionale, un’ulteriore occasione per capire quanto il lavoro di un editor sia quello di fare un passo indietro e lasciare che la voce dell’autore si possa esprimere al meglio.
Specie quando è così chiara e riconoscibile come quella di Lea Landucci, alla quale bastano davvero una manciata di parole per arrivare al cuore di chi legge. In “Call me Maybe” ha dimostrato, ancora una volta, che non ha bisogno di girarci intorno, di costruire cornici artificiose intorno a una scena. I suoi punti di forza sono i dialoghi, gli scambi di battute efficaci e precisi, sia divertenti e pieni di arguzia, che emotivamente coinvolgenti.
Anche in questo nuovo romanzo, sono le conversazioni, le discussioni, i litigi o le confessioni, i momenti in cui scopriamo maggiormente i personaggi e capiamo le loro relazioni con gli altri protagonisti: Lea Landucci si è presa molta cura di Max, di Matteo e di Maybe e li svela con grande delicatezza, capitolo dopo capitolo, lasciando al lettore il gusto della scoperta e dandogli la possibilità anche di riempire qualche spazio da solo.
Ma leggere questo romanzo è stata per me, soprattutto, una crescita personale. Sì perché Lea finora ci aveva sempre dimostrato quanto per lei fosse importante – oserei dire, fondamentale – il lavoro di ricerca, ma in “Call me Maybe” l’approfondimento che ha condotto all’interno del mondo queer è davvero notevole. Io stessa mi sono dovuta rendere conto di quanto fossi ignorante su certi aspetti, ed è stato bellissimo poter imparare attraverso le emozioni dei personaggi di cui narra nel romanzo.
C’è così tanta bellezza in “Call me Maybe” che non saprei da dove cominciare. C’è Max, che mi ha rubato il cuore non appena ha iniziato a mostrarsi, liberando il petto da pesi insopportabili, e facendo pace con il passato. Quanto può essere salvifico mostrare il fascino delle proprie debolezze? Poi c’è Matteo e la sua ricerca di una strada da percorrere, fatta di inciampi che sembrano fin troppo familiari, di frustrazioni fin troppo riconoscibili. Da lui ho imparato che non bisogna mai arrendersi e che esserci per gli altri fa solo bene al cuore. E infine c’è Maybe Love, con la sua bellezza, la sua struggente fragilità che connota i grandi artisti, la sua profonda umanità. Semplicemente indimenticabile.
Se state cercando un romanzo autentico, pieno di sfumature, “Call me Maybe” è la storia che stavate aspettando. So di essere di parte, ma credetemi quando vi dico che questo è un romanzo pieno di vita, di amore, di gioia e di meraviglia. Che incontrare i personaggi che ha descritto Lea Landucci sarà un arricchimento e un viaggio che mi lascerà qualcosa nel cuore.
Il segno che ha lasciato nel mio è indelebile.
L’editor che recensisce il romanzo non mi era mai capitato. Comunque seri che la storia scotta da Lea sia grammaticalmente più articolata di questo articolo! Inutile fare post sui sinonimi se poi non lo si sa usare nella vita reale!
Ah, io ricontrollerei anche le coniugazioni verbali!