“Blackwater II – La diga” di Michael MCDowell: l’orrore è sempre più cupo
“La diga” è il secondo volume della serie Blackwater di Michael MCDowell (Neri Pozza). Dopo aver divorato “La piena“, mi sono tuffata in questo secondo volume che ha ancora di più sollecitato la mia curiosità ad andare avanti.
TRAMA – 1922. Mentre Perdido si sta riprendendo dalla devastante inondazione, la costruzione di una diga è l’unico baluardo possibile contro la furia dell’acqua. Ma il cantiere riversa sulla cittadina il suo carico di imprevisti: la rivolta degli operai, il capriccio delle correnti, il mistero di alcune sparizioni. La matriarca Mary-Love si scontra con Elinor, ora parte della famiglia Caskey. Macchinazioni, alleanze innaturali, sacrifici: a Perdido i mutamenti saranno profondi, le conseguenze irreversibili. La lotta è appena cominciata.
Mary-Love decise che Elinor non era stata abbastanza umiliata, e si mise in cerca di un modo per annientare la nuora.
Tutto sta cambiando a Perdido, con la costruzione di questa diga ma non solo. Conosceremo nuovi personaggi, che modificheranno alcuni equilibri, mentre ci scontreremo da una parte con l’imperscrutabilità di Elinor, la sua scaltrezza e il suo mistero; e dall’altra con la cattiveria troppo ingenua e poco lungimirante di Mary-Love.
“Così senza nemmeno parlarne con James, decise di rovinate la perfezione della gioia di Grace. Sua nipote avrebbe imparato che era lei, Mary-Love, l’unica fonte di felicità della famiglia Caskey”. Mary-Love è un personaggio che ha del grottesco, quasi una caricatura. Donna forte, indipendente e intelligente, si deve scontrare con un avversario temibile e più scaltro di lei: la nuora Elinor.
La matriarca ha una visione distorta dell’amore, sembra ridurre le relazioni con i figli al ricatto, morale ed economico, architetta piani che finiscono col ritorcersi contro di lei. E non riesce ad averla vinta con la donna che le abita proprio di fronte. Sembra che sia Elinor a costruire muri, non gli operai che si occupano di alzare una diga di argilla.
Ed Elinor… Be’, se qualcosa abbiamo iniziato a capirla, ancora molti sono gli interrogativi che la riguardano. La sua crudeltà è un tratto a cui avremmo dovuto essere preparati ma in questo secondo romanzo diventa sorprendente per essere così sottile, quasi pacata. Il momento più inquietante dell’intero romanzo lei stessa lo definirà la sua “festicciola”. Da brividi, davvero.
E non mancheranno i presagi funesti: “Ma quando sarò morta, Zaddie… Con o senza la diga, l’acqua cancellerà questa città e tutti i suoi abitanti dalla faccia della Terra”.
Devo dire, però, che il finale del libro precedente mi aveva lasciato maggiormente senza parole. Qui c’è una sorta di anticipazione, una scia di curiosità che l’autore ci invita a seguire, in attesa di scoprire quali altri orrori ha in serbo per noi, nel prossimo volume che, come ci si poteva aspettare, si intitola “La casa”.
A fine lettura, come mi era successo al termine de “La piena”, mi sono messa a guardare con attenzione tutti i dettagli della stupenda copertina di questo secondo volume. Inutile dirvi che sono rimasta particolarmente colpita dalla costa. Per scoprirne il motivo, dovete leggere il libro.
Io non vedo l’ora di continuare con la saga, che si sta rivelando non solo ben strutturata, ma anche molto avvincente. I tratti gotici, se così vogliamo chiamarli, sono inseriti con precisione e senza smania di esagerare, arrivano nel momento giusto per lasciare che la trama prosegua, come un male necessario. Assolutamente consigliata!
La saga è composta da sei volumi, queste le date di uscita in libreria:
La piena – 17 gennaio
La diga – 31 gennaio
La casa – 14 febbraio
La guerra – 28 febbraio
La fortuna – 14 marzo
Pioggia – 28 marzo