“Pagghiòla” di Simona Pennisi: un condominio irriverente
“Pagghiòla” è l’esordio letterario di Simona Pennisi. Un romanzo che richiama molto la commedia degli errori e che fa dell’equivoco un gioco in cui tutti finiscono per essere protagonisti, personaggi e lettori.
TRAMA – Abitare in un vecchio palazzo può essere difficile, soprattutto quando gli anziani condomini sono specializzati nell’arte antica del “cuttìgghiu”, ossia nel mobilitarsi ogni volta che qualcuno o qualcosa modifica l’equilibrio del caseggiato. Caterina vive con il suo Pinscher nell’appartamento ereditato dalla nonna, e tra università e lavoro conduce una vita regolare, fino a quando l’arrivo di una nuova famiglia nello stabile sorprende e scombussola non solo la vita dei vicini, ma anche la sua. Tra appostamenti sui balconi, agguati sui pianerottoli e improvvise assemblee condominiali, ha inizio una strana rivoluzione. Il libro sulle regole del buon vicinato non serve a placare gli animi: Caterina si lascia trasportare dagli eventi e presto appoggiare l’occhio allo spioncino della porta diventa un’abitudine anche per lei, proprio come una vera “cummàri”.
Da palermitana, non posso certo dire di non essere mai caduta nella golosa trappola del cuttìgghiu. Uno spettegolare che diventa un’arte, come sa bene Simona Pennisi che la esalta a tal punto all’interno di questo suo condominio, fino a farla diventare l’attività principale di una variegato e variopinto gruppo di personaggi.
Per me “Pagghiòla“, questo il titolo dell’esordio dell’autrice catanese (no, non vi dirò cosa significa perché per scoprirlo dovete leggere il romanzo!) sarebbe una perfetta opera teatrale.
Ebbene sì. Ci sono tutti gli ingredienti per una trasposizione sul palco: scene al limite del verosimile, equivoci, un via vai di personaggi non meglio identificati (tanto da avere come identificativo lettere quali Z o X), una matassa di fili intricati che, ovviamente, si scioglie solo alla fine.
A raccontare la vicenda è la giovane Caterina, inesperta, sprovveduta forse, che compirà un’evoluzione lungo l’arco narrativo, crescendo insieme alla storia che viene raccontata e finendo per acquisire nuove consapevolezze su di sé ma anche un differente modo di avvicinarsi agli altri.
Perché l’arte del cuttìgghiu – ma non solo – questo fa: tende a riempierci di pregiudizi o di visioni distorte. E poi, lasciate fare a noi siciliani che quando ci convinciamo di qualcosa siamo così ostinati nel non voler cambiare idea… Mai dare sazio a nessuno! (Questa la capiremo solo io e Simona Pennisi, ma non importa!).
Ma “Pagghiòla” è un invito a non fermarci alla prima impressione, alle apparenze. Ad andare oltre, a provare a conoscere una persona prima di emettere una sentenza. Veronica porterà un vero e proprio scompiglio in questo condominio e dopo nulla sarà più lo stesso.
A mio avviso, però, in “Pagghiòla” la narrazione in alcuni punti è particolarmente densa a livello descrittivo. Ci sono passaggi fin troppo raccontati che hanno molto spesso rallentato la lettura, spezzando anche il ritmo. Dialoghi serrati che invece di essere scritti vengono descritti, eliminando tutta la tensione della scena. Peccato, perché il rischio è di perdere l’attenzione del lettore.
Magari chi lo sa, un giorno la “Pagghiòla” arriverà in teatro, e allora sarà tutta un’altra storia!