“Aristotle e Dante si immergono nelle acque del mondo” di Benjamin Alire Sáenz: di rara bellezza
Non mi ricordo quando è stata l’ultima volta in cui ho pianto così tanto leggendo un libro. “Aristotle e Dante si immergono nelle acque del mondo” di Benjamin Alire Sáenz (Oscar Vault) mi ha letteralmente prosciugata.
TRAMA – Aristotle Mendoza ha passato gli anni del liceo a nascondersi, a restare sempre in silenzio, a rendersi invisibile. E si aspettava che anche l’ultimo anno sarebbe stato come gli altri. Da quando si è innamorato di Dante Quintana, però, dentro di lui qualcosa si è spalancato. All’improvviso, Ari stringe nuove amicizie, si ribella ai bulli, fa sentire la sua voce. Sempre, accanto a lui, c’è Dante – il sognatore, lo spiritoso Dante – che riesce nello stesso tempo a dargli sui nervi e ad accenderlo di desiderio. I due ragazzi sono ben determinati a trovare la loro strada in un mondo che non li comprende. Fino a quando Ari non si troverà ad affrontare una perdita sconvolgente. E dovrà lottare con tutte le sue forze per creare una vita che sia profondamente, gioiosamente sua.
Non ci sono motivi per odiare gli altri. Soprattutto, non ci sono motivi per odiare gli altri solo perché sono diversi da noi.
Avevo amato “Aristotle e Dante scoprono i segreti dell’universi” e avevo davvero timore di approcciarmi alla lettura del secondo. Perché si sa, quando si è molto affezionati a un libro, le aspettative sono sempre alte nel momento in cui si annuncia un seguito.
Ma “Aristotle e Dante si immergono nelle acque del mondo” è un libro così bello che le mie paure sono state spazzate vie. E io faccio grande fatica a dirvi quanto mi abbia emozionata. O quanto ho pianto.
Aristotle e Dante nel primo libro hanno esplorato le loro emozioni, chiusi nelle loro bolla, ma adesso devono capire come occupare uno spazio nel mondo mentre scoprono cosa significa essere gay e amare, provare desiderio e crescere.
Un mondo che è devastato dall’odio, un mondo in cui l’AIDS uccide un uomo ogni 12 minuti, in cui essere se stessi significa essere un bersaglio. E fa paura. Molta.
Il mondo in cui volevo vivere non esisteva. E riuscivo a malapena ad amare il mondo in cui vivevo. Mi chiedevo se sarei stato abbastanza forte e abbastanza buono da amare un mondo che mi odiava.
Ma Aristotle e Dante sono due ragazzi fortunati perché possono contare sull’amore incondizionato delle loro famiglie. E capiranno che non sono nemmeno soli, perché ci sono altri ragazzi pronti a sostenerli, ad abbracciarli, a esserci nei momenti bui e in quelli pieni di luce.
I dialoghi di “Aristotle e Dante si immergono nelle acque del mondo” sono bellissimi e commoventi, così come i pensieri che Ari scrive nel suo diario.
Ari che ha imparato ad aprirsi, che sta cercando di capire come fare i conti con il passato, che sta iniziando ad accettare l’amore delle persone che lo apprezzano per chi è davvero, e che dovrà affrontare un dolore immenso.
Un dolore di quelli che spezza a metà.
Si parla di odio, in questo romanzo, ma anche di amore. Di desiderio, di passione, di amicizia. Si parla di quanto siano importanti gli insegnanti, di quanto il loro ruolo possa influenzare se non cambiare delle vite.
Si parla di famiglia, di pregiudizi, di cattiveria. C’è così tanta vita in questo romanzo che è facile riconoscere un pezzo di sé anche dove non sembrerebbe possibile.
Ma soprattutto ogni parola è scelta con cura. Ari lo sa perché le sente “vivere” dentro di sé, le percepisce mentre attecchiscono nel suo cuore, e ne coglie appieno il loro significato. E ci invita a fare altrettanto, a prestare attenzione, a prendercene cura.
Benjamin Alire Sáenz nei ringraziamenti racconta che ha impiegato cinque anni a scrivere questo romanzo. E io gli sono grata davvero per ogni singola parola.