“Scappacuore” di Lea Landucci: scappare o restare?
Che gioia poter dire di aver letto tutte le storie che ha scritto Lea Landucci, che siano romanzi o novelle. E adesso anche “Scappacuore” (Sperling) che probabilmente è diventato il mio preferito. In attesa del prossimo, è ovvio.
TRAMA – Anno nuovo, vita nuova, si dice. E Valentina ha preso il proverbio alla lettera: si è licenziata, si è data al decluttering selvaggio del suo appartamento, ha deciso di diventare vegana e soprattutto si è liberata di un fidanzato tossico. Nella frenesia di un’esistenza più ecosostenibile, ha anche affittato su Airbnb la stanza degli ospiti ed è così che in casa sua piomba Riccardo, un musicista tatuato con insospettabili capacità culinarie e un talento originale: scappare dall’amore. Profondamente diversi l’una dall’altro, Valentina e Riccardo si imbarcano in una convivenza forzata che li trasforma da estranei incompatibili a complici affiatati finché il passato e i segreti di entrambi arrivano a rompere l’idillio. A quel punto, il loro cuore cercherà la fuga o alla fine si renderà conto che vale la pena restare?
Dopo aver finito di leggere la novella di Lea Landucci, “Scappacuore“, ho pensato alla frase “in amore vince chi fugge”, che è stata declinata in diverse varianti, anche se la mia preferita rimane “in amore vince chi frigge”.
Sulla frittura non ho tentennamenti, ma siamo sicuri che scappare sia un vittoria? Riccardo è così che si comporta, e per rimarcarlo se l’è pure tatuato sul petto. Anche se non ne sono del tutto sicura: uno così non scappa, ma lo fanno allontanare.
Dopo aver toccato il fondo, anzi dopo averci “messo radici”, Valentina invece è pronta a cambiare vita. Ha una check-list di rinascita per la quale si sta impegnando molto, ma il problema vero non è smettere di mangiare carne o liberarsi del superfluo.
“Mi sento incompresa, fraintesa, inadeguata. Se tento di compiacere gli altri, tradisco me stessa, se sono me stessa deludo tutte le persone che mi circondano. È una maledizione, la mia, non potrò mai davvero esprimermi per quello che sono”, ammette. E io, bè, la capisco perfettamente.
È un tarlo che logora anche me e che smette di essere fastidioso quando ti ritrovi tra le braccia di quell’unica persona che invece non ha impiegato poi molto a capirti. (Sì, ok, potrei essermi anche un po’ commossa, ecco.)
Ma sto divagando.
Riccardo prende in affitto una camera nell’appartamento di Valentina per un mese. Il motivo, ovviamente, non viene raccontato (e non sarò certo io a dirvelo), anche se Lea Landucci ci butta qui e là qualche indizio. I due inizieranno una convivenza fatta di battibecchi, frecciatine, scaramucce, schermaglie, improvvisazioni… insomma, ci sarà da ridere.
Ma non solo. Sì, perché se Lea è molto brava a tenere alto il ritmo della narrazione con battute veloci, divertenti e pieno di brio, allo stesso tempo si prende il tempo che occorre per dare sfogo alla passione e alla dolcezza dei sentimenti.
Certo, “Scappacuore” è pur sempre una novella, quindi è tutto un po’ concentrato, ma questa impressione si ha solo perché si avrebbe voglia di leggerne un altro po’, senza pensare: “Ma in che senso sono già all’83%??”.
Riccardo e Valentina sono un incastro perfetto, uno di quegli abbracci che sciolgono i cumuli di ansia annidati nel petto, il calore di cui si ha bisogno alla fine di una giornata no, lo sguardo complice e comprensivo di chi sa leggerti dentro. Sono una consolazione, una promessa, un domani.
In “Scappacuore” vengono trattati molti altri argomenti che fanno da cornice della storia d’amore. Discriminazione di genere, bigottismo, violenza psicologica, sono solo alcune delle tematiche che Lea Landucci affronta nel suo nuovo libro, con la chiarezza d’animo che la contraddistingue, e con la voglia di tenere sempre un riflettore puntato su ciò di cui spesso si evita di discutere. Anche questa volta lo fa con sensibilità, senza scadere nella finto perbenismo, o nel citazionismo ipocrita.
Non voglio iniziare una sterile polemica mentre parlo di un libro così piacevole, ma “Scappacuore” è, se mai servisse, l’ennesima prova che scrivere di storie d’amore non significa essere superficiali, banali o ripetitivi. Chiusa parentesi.
Per concludere, mi sento in dovere di svelarvi una cosa. In realtà, Riccardo e Valentina sono solo il contorno, perché il vero protagonista della storia si chiama Tyson. E non aggiungo altro, solo che ho ADORATO l’epilogo.
Bene, adesso che ho finalmente anche io letto “Scappacuore” resto in attesa del prossimo romanzo di Lea Landucci. Io so già il titolo! Qual è? Per scoprirlo dovete leggere la novella!