“Nove perfetti sconosciuti” di Liane Moriarty: che delusione
È stata una lettura incredibilmente deludente, “Nove perfetti sconosciuti” di Liane Moriarty, della quale invece avevo apprezzato molto “Piccole grandi bugie“. Sull’onda di quell’entusiasmo, e sapendo che in questi giorni sarebbe uscita la serie tv, mi sono convinta a leggerlo, ma ho fatto davvero una fatica enorme a terminarlo.
TRAMA – Nove persone si riuniscono a Tranquillum House, una remota località termale australiana che promette di cambiare la vita dei suoi ospiti in dieci giorni. Alcuni sono arrivati per perdere peso, altri per provare a migliorarsi, altri ancora per motivi che non possono ammettere nemmeno con se stessi. Il programma è fatto di lusso e coccole, meditazione, yoga e la conquista di una nuova consapevolezza. Ma nessuno dei presenti può lontanamente immaginare quanto saranno difficili quei dieci giorni, e come una vacanza all’insegna del benessere possa trasformarsi in qualcosa di assai diverso.
Parto con il dire due cose: intanto, le premesse per un romanzo straordinario c’erano tutte, e poi, non azzardatevi a definirlo thriller. Perché, no, proprio no. Non c’è nemmeno un momento di tensione in “Nove perfetti sconosciuti” che possa anche solo far pensare di avvicinarsi a quella definizione.
Faccio fatica a dirvi cosa non mi è piaciuto perché non c’è nemmeno un elemento che salverei. I personaggi sono banali, la trama non esiste perché non succede nulla (i primi cinque giorni vige il silenzio assoluto, e per il resto del libro sono chiusi in un’unica stanza), ci sono chiacchiere a vuoto sempre sugli stessi tre argomenti in croce. Della serie, abbiamo capito, non potremmo passare oltre?
Non c’è nessuna epifania, nessuna evoluzione significativa, nemmeno un attimo di paura. La puzza di finzione si sente bella forte.
Non ha alcun senso il brusco cambiamento di Masha, la direttrice di questo fantomatico centro benessere, che non è nemmeno in linea con il personaggio tracciato lungo il romanzo. La sua non è una parabola discendente, che viene raccontata per gradi, ma un improvviso cambio di rotta che non ha nemmeno una causa scatenante. Non entro troppo nel dettaglio, ma per una persona determinata e risoluta come Masha, un primo errore non può arrivare a destabilizzarla così tanto.
Trovo che non abbia senso il buonismo del finale, in cui sembra che ogni cosa vada a posto. Mi sarei aspettata almeno un colpo di scena per farmi ridestare dalla noia di quelle pagine e invece, niente, nemmeno quello.
Ambientazione non pervenuta, così come nemmeno un qualche gioco stilistico da parte dell’autrice che ha deciso di raccontare non solo “Nove perfetti sconosciuti” ma anche tre membri dello staff di Tranquillum House dando a tutti la stessa voce.
L’unico capitolo che salvo di tutto il libro è il 51, in cui, finalmente, qualcuno agisce e rompe lo schema. Per il resto, per me è stata solo una cocente delusione.
Ho visto il trailer e la serie tv sembra di gran lunga più interessante anche perché succedono cose di cui, nel romanzo, non c’è traccia. E certo, come avrebbero potuto girare una fiction con gli attori in silenzio?