“Colette. Un sogno audace” di Nicoletta Sipos: che racconto straordinario
“Colette. Un sogno audace” di Nicoletta Sipos è il primo libro che inaugura la nuova collana di Morellini Editore, Femminile Singolare. Una collana di romanzi di vite vere di donne diretta da Sara Rattaro.
TRAMA – Scrittrice, attrice di teatro, giornalista, donna emancipata e femme fatale: la francese Colette fu una delle donne più seducenti della prima metà del XX secolo. Una biografia ne racconta il lato più intimo e segreto.
Sotto la maschera di straordinaria sicurezza e impazienza aveva infiniti dubbi su tutto. A cominciare da se stessa.
“Che bella vita che ho avuto peccato che non me ne sia accorta prima”. Potrebbe riassumersi con questo commento espresso a un giornalista dopo aver visto il documentario su di lei, “Colette secondo Colette”, la biografia di questa donna straordinaria.
Una donna che ha realizzato il “sogno più audace per il suo tempo e per i suoi tempi: essere libera e padrona di sé, trasformando in arte ogni suo istante”.
Una donna che voleva essere trattata al pari di un uomo, raggiungere la sua indipendenza, il pieno controllo di se stessa. Ma questi desideri, queste necessità, spesso si infransero contro bisogni più profondi, che la portarono a decisioni sbagliate, ritenute tali solo quando era troppo tardi.
La scelta molto interessante di Nicoletta Sipos, e che rende questo libro davvero unico, non una mera sequenza di fatti, nomi e date, come spesso succede nelle biografie, è aver dato voce alla figlia di Colette.
La guerra tra noi iniziò quando maman mi impose come nome il suo cognome, Colette, costringendomi a domande scomode come: chi sono io? Che faccio? Dove vado? Domande angosciose che maman insisteva a ignorare.
Colette de Jouvenel ripercorre la vita di sua madre, chiedendo scusa al lettore quando corre troppo, spesso perché “le viene difficile tenere la barra dritta” mentre naviga nelle “acque tempestose dell’avventurosa vita” di Colette, e non si risparmia nei confronti di nessuno. Sono pochi quelli che si salvano durante il suo racconto, e lei stessa non è tra quelli. Farà pace con i suoi demoni solo alla fine, quando tutto acquisterà una nuova prospettiva e un nuovo senso.
In “Colette. Un sogno audace” c’è tutta la rabbia della sua infanzia, quando sua madre “stentava persino ad accettare” la sua presenza, quando era troppo impegnata a vivere per occuparsi di sua figlia. “A essere sincera, scoprii presto che mi conveniva tenermi alla larga da lei, che sarebbe stato inutile mendicare un gesto di affetto”.
La narratrice non risparmia nulla, ma come sono evidenti i suoi moti di rabbia, allo stesso modo tra quelle parole sono chiari i segni di affetto, di stima, di ammirazione. Credo che Nicoletta Sipos sia stata straordinaria nel mescolare i diversi stati d’animo della figlia di Colette, restituendo un racconto che si fa fatica a non credere autobiografico.
Ci sono passaggi di pungente ironia (“Qualche solerte biografo ha calcolato che i miei genitori non si fecero vedere per ben tre anni”), altri colmi di amore (“Dedicai tutti i miei sforzi a difendere la memoria di mia madre”), alcuni densi di profonda amarezza (“Cominciai a nutrire la malsana speranza di conquistare l’affetto di maman. Ero troppo ingenua”), che culmina in un dolore profondo, ma non inatteso (“Dunque per lei ero solo un peso? Leggendo queste parole per la prima volta mi trovai gli occhi pieni di lacrime, anche se non ero assolutamente sorpresa”).
A Colette il rapporto madre-figlia andava stretto. Ma se pensiamo cosa sia significato crescere senza l’affetto di una madre, e poi vivere alla costante ombra di “un mostro sacro della letteratura francese”, essere sua figlia non deve essere stato un compito facile.
Come si evince nei capitoli finali di “Colette. Un sogno audace”, il rapporto con la figlia migliorerà nel corso degli anni, ma rimarrà il senso di abbandono, il non sentirsi “una figlia ideale”, il continuo confronto che poi, alla morte di Colette, diventerà desiderio di possesso, combattuto nelle aule di un tribunale.
Leggendo la vita di Colette ho pensato che nemmeno la più fervida delle fantasie avrebbe potuto scrivere un romanzo del genere. E l’autrice stessa a un certo punto scrive: “Altro che romanzo! La storia di Colette contiene tre o quattro romanzi: appassionanti, ambigui, folli”.
Non conoscevo la sua storia e mi sono del tutto immersa nella narrazione, complice lo stile di Nicoletta Sipos che, come già vi accennavo, è davvero avvolgente. “Colette. Un sogno audace” è stata una lettura molto interessante, che consiglio anche a chi conosce già la storia di questa donna incredibile perché qui viene raccontata in modo davvero unico e imperdibile.
grazie di questa coinvolgente lettura! nicoletta sipos