“Una passeggiata d’inverno” di Henry David Thoureau: suggestivo
“Una passeggiata d’inverno” di Henry David Thoureau (La Nuova Frontiera) raccoglie alcune pagine incredibilmente suggestive, come solo questo autore riesce a scriverle, e delle riflessioni che non si dovrebbero mai accantonare.
TRAMA – Una passeggiata d’inverno, tradotto da Tommaso Pincio e arricchito dalle suggestive illustrazioni in bianco e nero di Rocco Lombardi, include i testi Una passeggiata d’inverno e Camminare. Il primo è un inno al paesaggio invernale, alla sua purezza e alla sua quiete, e alla sensazione di ritrovarsi dopo una lunga camminata nel calore e nell’intimità della casa. Una scrittura vivida, evocativa, ricca di immagini del mondo naturale ricoperto dalla neve, durante la stagione più fredda. In Camminare, si esalta la bellezza di un’immersione totale e assoluta nella natura attraverso la quale l’uomo ritrova il contatto con la sua essenza più selvaggia, quella sorgente di vitalità spirituale metodicamente prosciugata dalla nostra civiltà sedentaria. Così, in questi testi, all’andatura di una passeggiata tra i boschi si susseguono divagazioni filosofiche e osservazioni puntuali, prima su tutte l’anelito a integrarsi, a essere profondamente parte del paesaggio naturale e a conoscere se stessi recuperando un rapporto più profondo con la natura.
Questo nuovo titolo de La Nuova Frontiera, “Una passeggiata d’inverno“, contiene sia il testo che poi è diventato il titolo della raccolta, che “Camminare“. Entrambi gli scritti sono arricchiti da splendide illustrazioni di Rocco Lombardi che rendono la lettura ancora più avvolgente.
Thoureau è uno di quegli scrittori – forse uno dei più capaci – che riesce a restituire agli occhi del lettore non soltanto delle descrizioni, ma delle vere e proprie cartoline. Istantanee che racchiudono ciò che l’occhio vede e ciò che stanno sperimentando anche gli altri sensi.
“Una passeggiata d’inverno” sarebbe da sottolineare a ogni passo. Ve ne cito uno dei più belli tra quelli che mi sono segnata:
È corraborante respirare l’aria pulita. La sua maggiore finezza, la sua trasparenza sono visibili a occhio nudo e ci invogliano a trattenerci fuori a lungo, fino a tardi, affinché questo vento impetuoso possa sospirare in noi come soffia tra gli alberi senza foglie e ci attrezzano così per l’inverno, concedendoci in prestito la pura risolutezza di una virtù che torni utile in ogni altro periodo dell’anno.
Thoureau usa spesso verbi quali “guardate”, “osservate”, “ascoltate”, declinati alla seconda persona plurale, come rivolgendosi idealmente al lettore, e in effetti non c’è nulla che strida in questa scelta perché le sue parole sono sempre così vivide e piene che sembra di essere al suo fianco.
“Tutto ci sembra degno di rispetto”, scrive a un certo punto, continuandosi a guardare intorno, ed è in quelle poche parole che è racchiusa la sensazione più importante, quella sorta di riverenza che ci muove davanti alla maestosità della Natura, quel senso di inadeguatezza che ci permea davanti a una bellezza senza pari.
Fino a una considerazione semplice quanto spietata: “Cosa ne sarebbe della vita umana senza le foreste, queste città naturali?”.
In “Camminare” ho adorato le prime pagine, quando Thoureau si interroga su come facciano le persone a stare tutto il giorno sedute. Lui che non rinuncia alle sue quattro ore di camminata nei boschi, sa anche bene che concedersele solo un lusso per pochi.
A volte, quando mi torna alla mente che artigiani e negozianti passano in bottega non soltanto l’intera mattina ma anche l’intero pomeriggio, seduti a gambe accavallate penso che si meritano una certa stima per non essersi tolti la vita da tempo.
E chissà cosa avrebbe detto di noi che stiamo mattina, pomeriggio e sera, chini davanti allo schermo di un pc o di uno smartphone!
La riflessione parte dalla camminata per allargarsi a considerazioni sulla strada da prendere, sullo stabilire la meta del proprio cammino, sulle decisioni che bisogna affrontare lungo la via, stabilendo una connessione continua con la vita di tutti i giorni .
Le considerazioni sul nostro modo di agire rimangono le stesse (“Quanto è scarsa la nostra capacità di apprezzare la bellezza del paesaggio!”), così come quelle sulla maestosità di ciò che la Terra ci offre, (“La Natura ha una personalità così vasta e universale che non abbiamo colto neanche uno dei suoi tratti caratteristici”). E Thoureau sembra quasi rimproverarci dicendoci che non ci stiamo impegnando nemmeno un po’ per cambiare i nostri sguardi, così superficiali e distratti.
Un libro davvero valido ha un che di naturale, di inaspettato e inspiegabile quanto a bellezza e perfezione; è un fiore selvatico scovato nelle praterie dell’Ovest o nelle giungle orientali.
“Una passeggiata d’inverno” magari lo scoverete in libreria o online, ma credetemi, rimane un bellissimo fiore selvativo.