“Il discorso” di Fabrice Caro: ironico con intelligenza
“Il discorso” di Fabrice Caro (Nottetempo) è un romanzo breve in cui l’ironia è usata con grande intelligenza: un viaggio all’interno delle considerazioni di un protagonista con il quale non sarà difficile entrare in empatia sin dalle prime pagine!
TRAMA – Sono le 17:56 di un giorno qualunque, ma per Adrien è un’ora fatale: la sua ex Sonia, in pausa di riflessione, ha letto l’sms che lui le ha inviato alle 17:24 nel tentativo di riagganciarla dopo trentotto giorni di ansiogena separazione, e non gli ha ancora risposto. Che fare?, è la domanda che comincia ossessivamente a ronzare in testa al protagonista. Insistere, aspettare, procrastinare, assumere ad arte un contegno distaccato o cedere all’impulso, costi quel che costi? Tutto questo mentre Adrien è a tavola per una cena familiare, che potrebbe seguire il suo rassicurante copione con annessi refrain se non fosse che, oltre alle congetture sulle reazioni al messaggio che mettono in subbuglio i suoi nervi, il futuro cognato lo incastra con una frase che lo getta nel panico piú totale: “Sai, a tua sorella farebbe davvero piacere se tenessi un discorsetto il giorno del matrimonio”. Si incrociano cosí, nella mente di questo quarantenne incline alla depressione ma dotato di un’autoironia folgorante, due flussi di elucubrazioni: gli abbozzi di discorsi matrimoniali fallimentari, che lo fanno impantanare sempre piú nel suo odio per le cerimonie, e il film della storia con Sonia, alla ricerca spasmodica di un lieto fine. Il quadro che ne deriva è una commedia romantica, dolceamara e spesso esilarante, in cui l’humour sulla coppia e sul disadattamento esistenziale crea una miscela irresistibile.
Avevo bisogno di un libro fresco, divertente, originale, capace di farsi divorare in poco tempo perché alla fine sei così dentro la storia che vuoi proprio sapere come va a finire. E “Il discorso” ha risposto in pieno alle mie esigenze.
A tratti folle e sconclusionato, in realtà il libro è uno specchio molto lucido delle relazioni amorose e delle dinamiche che si creano in un momento storico in cui è possibile non solo sapere a che ora il messaggio che abbiamo inviato è arrivato a destinazione, ma anche l’orario in cui è stato effettivamente letto.
Adrien, 38 giorni fa, si è sentito dire da Sonia che era necessario prendersi una pausa. Adesso, dopo 38 giorni di silenzio, ha deciso di mandarle un messaggio. Messaggio che è stato consegnato, letto, e che non ha ricevuto risposta.
Da lì, Adrien comincia una serie di elucubrazioni, sempre più tormentate e sempre meno lucide (specie quando si tratta di cercare eventuali cause che avrebbero potuto impedire a Sonia di rispondergli), in mezzo a una cena di famiglia in cui il futuro marito di sua sorella gli chiede di pronunciare un discorso al loro matrimonio.
Probabilmente una delle ultime cose che Adrien avrebbe voglia di fare.
Lungo i capitoli che compongono “Il discorso“, il nostro protagonista ne abbozza qualcuno, ma lui stesso si rende conto che sarebbero decisamente fuori luogo…
Man mano che la cena va avanti, le riflessioni di Adrien si allargano. Si inseriscono ricordi e aneddoti, si ragiona non più soltanto intorno alla fine della relazione con Sonia, ma anche sui vari tipi di legami che intrecciamo. Lui ci racconta quello con la sorella, che da anni gli regala solo enciclopedie; con la madre che crede che una spremuta d’arancia sia la soluzione a ogni male; con il padre e la sua strizzatina d’occhio fine a se stessa e del tutto priva di autenticità.
E in questa analisi è facile capire l’importanza e il peso delle parole che ci scambiamo o di quelle che decidiamo di tacere, per le motivazioni più diverse. “Le parole diventano tutte vuote quando non sono quelle che ci aspettiamo – quando non sono della persona da cui ce le aspettiamo”, si legge a un certo punto, racchiudendo in poche battute una verità che conosciamo perfettamente.
Il dialogo interiore finisce per includere anche una riflessione centrata su di sé: “Non so perché mi sforzi di assicurare questo livello minimo di presenza quando in fondo nessuno si aspetta niente da me già da un bel pezzo”.
Questo per dire che in mezzo a tanta, e intelligente, ironia, non mancano gli spiragli di una riflessione profonda, che ci consentono non solo di entrare in empatia con il protagonista, ma anche di inglobare le nostre stesse emozioni tra quelle pagine.
Un lungo flusso di coscienza, racchiuso in brevi capitoli che si susseguono senza mai annoiare, “Il discorso” è un romanzo che si legge tutto d’un fiato, con una potenza comunicativa davvero rara. Saprà farvi sorridere e annuire, regalandovi quella sensazione di “familiarità” e di connessione con il protagonista che non è facile da trovare.