“La casa dei Gunner” di Rebecca Kauffman: indimenticabile
“La casa dei Gunner” di Rebecca Kauffman (SUR) è stata una lettura sorprendente. Intenso, profondo, emozionante, un libro imperdibile.
TRAMA – Alice, Jimmy, Lynn, Mikey, Sam e Sally: da bambini erano inseparabili. Avevano trovato scampo alla solitudine e alla noia di una periferia depressa nel nord dello stato di New York – e spesso da difficili situazioni familiari – prendendo possesso di una casa abbandonata e facendone il quartier generale delle loro avventure. A sedici anni, però, di colpo e senza spiegazioni, Sally ha tagliato i ponti col resto del gruppo, che di lì a poco si è sfaldato. Più di dieci anni dopo, gli altri cinque amici si ritrovano proprio al funerale di Sally, a interrogarsi sul motivo del suo suicidio, a fare i conti con i segreti del passato, a riannodare i fili dell’affetto fortissimo che ancora li unisce, al di là delle differenze di indole e della propria storia personale. Un romanzo corale sull’amicizia popolato da personaggi di vibrante umanità (su tutti, il timido Mikey e l’esuberante Alice, profondamente legati per quanto caratterialmente agli antipodi), che l’autrice riesce a tratteggiare grazie alla vivacità dei dialoghi e a una cura delicatissima per i dettagli; una storia punteggiata di rivelazioni e sottili colpi di scena che tiene in pugno il lettore, lo diverte e lo commuove, e gli resta nel cuore a lungo anche dopo l’ultima pagina.
Una delle prime considerazioni che ho fatto riguardo a “La casa dei Gunner” è stata in merito alla sua “coralità”. Perché sì, il romanzo racconta le vicende di sei bambini molto uniti che si ritrovano a distanza di anni al funerale di una di loro, ma per me rimarrà il libro di Mikey e Alice.
Devo dire la verità e ammettere che da un certo momento in poi, quando Mikey ruba l’attenzione del lettore e diventa quasi il protagonista del romanzo, io non sono più riuscita a posare il libro.
È stato un crescendo di emozioni tale che sono rimasta sopraffatta. Le ultime pagine de “La casa dei Gunner” le ho lette piangendo.
La profondità emotiva di Mikey e la complessità di questo personaggio sono incredibili. Mikey parla del “vuoto” che si porta dentro con naturale accettazione, non gli manca qualche battuta di spirito, è il collante del gruppo, quello a cui tutti vogliono bene senza che lui riesca a volerne a se stesso. Il modo in cui evolve durante la narrazione mi commuove ancora adesso ripensandoci.
La prima parte del romanzo è molto interessante perché la storia dei ragazzi, del gruppo, viene snocciolata capitolo dopo capitolo, accompagnata da un costante velo di mistero, dalla sensazione che ci sia qualcosa che sfugga alla comprensione, e quasi tutto ruota attorno alla figura di Sally e alla sua scomparsa.
Molte cose verranno svelate, di cui ovviamente non vi farò cenno, ma una di queste darà il via a una vera e propria svolta nella narrazione. Da lì in poi sarà un viaggio strepitoso.
Quello che più colpisce della scrittura di Rebecca Kauffman è l’attenzione per i dettagli, l’inserimento di elementi che portano sempre emozioni molto forti, come può essere lo sgomento (il capitolo in cui Mikey va a trovare suo padre al lavoro), o il disgusto (rimando alla scena di Mikey e Alice nel bosco), oppure il terrore (la storia di Lynn).
Scene che spiazziano, che quasi interrompono il filo della narrazione per quanto sono inaspettate e disorientanti, ma che rendono “La casa dei Gunner” un romanzo davvero unico per come è raccontato.
Una voce senza dubbio originale quella di Rebecca Kauffman di cui spero di leggere altro molto presto.