“La Gang del pensiero” di Tibor Fischer: assurdo ed esilarante
“La Gang del pensiero” di Tibor Fischer (Marcos y Marcos) è probabilmente il libro più “fuori di testa” che io abbia mai letto. Sì, fuori di testa, non saprei in che altro modo descriverlo. Con un’ironia a tratti disarmante, Tibor Fischer fa compiere al lettore un viaggio ai limiti dell’assurdo. E dello straordinario.
TRAMA – Eddie Coffin, filosofo allo sbando. Hubert, ex galeotto, dispensatore di saggezza ad ampio raggio. Rapinano banche senza colpo ferire. La loro strategia è filosofica: cambia di banca in banca. Si fanno chiamare la Gang del pensiero. Imprendibili, spettacolari, flemmatici, sono l’incubo della polizia. Eddie ama tutte le parole che cominciano per zeta, la Blanche de Garonne, il sole e la filosofia più antica della Grecia. Ha gestito un bordello ad Amsterdam, ha affrontato un elicottero sovietico in Afghanistan. Hubert ha un solo occhio, un solo braccio e una sola gamba, ma è un artista della vendetta e di tutte le armi. Inguaribile romantico, riconosce una compagna di orfanotrofio dallo sguardo sulla copertina di una rivista pornografica.
Quando anche le rapine rischiano di diventare routine, per chiudere in bellezza, progettano il colpo del secolo. La rapina preannunciata, metafisica: in gioco c’è la morte, o l’immortalità.
“Fuori i soldi!” ha intimato con ammirevole concisione, una qualità che manca, secondo me, all filosofia moderna. […] Ma come si deve comportare un filosofo per bene nei confronti di un rapinatore a mano armata fallito?
Eddie Coffin è un filosofo completamente allo sbando che desidera soltanto uscire di scena, stordendosi con classe. Ma quando il destino, o l’indolenza, ci mettono lo zampino, i piani potrebbero saltare.
Così Eddie finisce per essere un filosofo allo sbando, ma senza più un soldo. Ed è proprio in quel momento che Hubert, dimostrando di avere un ottimo fiuto o forse solo un udito selettivo, tenta di rapinarlo.
Per Eddie quello con Hubert potrebbe essere un incontro come tanti, dato che la sua vita è stata costellata da episodi sui quali varrebbe la pena girare una serie tv, eppure.
Quello che saranno in grado di combinare è talmente assurdo che non è possibile raccontarlo, bisogna solo leggere il romanzo. Inizieranno a rapinare banche, si faranno chiamare “La Gang del pensiero” e il lettore non smetterà di scuotere la testa incredulo, pagina dopo pagina.
Le rapine in banca, se effettuate con filosofia, non fanno male a nessuno. Emozioniamo. Intratteniamo. Stimoliamo l’economia. Facciamo battere i cuori. Provochiamo riflessioni.
Quei due, per quanto irreale possa sembrare, riusciranno a tirare fuori il meglio dell’altro e a creare un legame autentico.
Tra un rapina e l’altra, corteggiamenti e finti rapimenti, Eddie ci racconta pezzi della sua esistenza. E quando sembra che la sua biografia non possa avere un ulteriore episodio così insensato, ecco che inesorabilmente ne arriva un altro ancora.
Eddie è un personaggio che non si comprende, che vorresti prendere a calci e allo stesso tempo invitare fuori a cena per riempirlo di domande. Nell’ultima parte de “La Gang del pensiero” scorgiamo un pezzo della sua vita, alcuni episodi di lui bambino. Ci dovrebbero far capire qualcosa in più di lui? Dovrebbero spiegarci il motivo del suo comportamento? Può darsi, o forse no.
“La Gang del pensiero” è un romanzo esilarante, scritto con un’ironia sottile e di grande intelligenza. Vi dico che per me non è stato subito facile entrare nella struttura del romanzo e nel flusso narrativo, ma una volta preso il ritmo è stato più semplice andare avanti con la lettura.
Se per caso il riferimento alla filosofia vi frena, non lasciatevi condizionare: non c’è nulla che non possa essere affrontato anche da chi è a digiuno.