“La confraternita degli storici curiosi” di Jodi Taylor: carino, ma con riserva
“La confraternita degli storici curiosi” di Jodi Taylor (Corbaccio) mi aveva incuriosita subito non appena l’ho adocchiato tra le novità: copertina bellissima e trama intrigante. I presupposti c’erano tutti, ma qualcosa, specie nella seconda parte del romanzo, non mi ha convinta del tutto.
TRAMA – Dietro la facciata apparentemente innocua dell’Istituto di ricerche storiche Saint Mary, si nasconde ben altro genere di lavoro accademico. Guai, però, a parlare di «viaggio nel tempo»: gli storici che lo compiono preferiscono dire che «studiano i maggiori accadimenti nell’epoca in cui sono avvenuti». E, quanto a loro, non pensate che siano solo dei tipi un po’ eccentrici: a ben vedere, se li si osserva mentre rimbalzano da un’epoca all’altra, li si potrebbe considerare involontarie calamite-attira-disastri. La prima cosa che imparerete sul lavoro che si svolge al Saint Mary è che al minimo passo falso la Storia vi si rivolterà contro, a volte in modo assai sgradevole. Con una vena di irresistibile ironia, la giovane e intraprendente storica Madeleine Maxwell racconta le caotiche avventure del Saint Mary e dei suoi protagonisti: il direttore Bairstow, il capo Leon Farrell, Markham e tanti altri ancora, che viaggiano nel tempo, salvano il Saint Mary (spesso – anzi sempre – per il rotto della cuffia) e affrontano una banda di pericolosi terroristi della Storia, il tutto senza trascurare mai l’ora del tè. Dalla Londra dell’Undicesimo secolo alla Prima guerra mondiale, dal Cretaceo alla distruzione della Biblioteca di Alessandria, una cosa è certa: ovunque vadano quelli del Saint Mary, scoppierà il finimondo.
Viaggi nel tempo, un gruppo di studiosi fuori dall’ordinario, un’istituzione misteriosa di cui all’esterno non si sa nulla, tutto condito da un sottile e irresistibile humor inglese. Gli elementi per un buon romanzo ne “La confraternita degli storici curiosi” ci sono tutti, non c’è che dire.
E, in effetti, è stata una lettura più che piacevole fin poco oltre la metà del romanzo. Poi però, negli ultimi capitoli, qualcosa non mi ha convinta.
Ma procediamo con ordine. La storia ci viene raccontata da Madeleine Maxwell, meglio nota come Max, la quale mi ha fatto simpatia sin da subito con le sue osservazioni acute, il suo modo di fare e di prendersi in giro.
Una studiosa brillante, impavida, piena di entusiasmo che si ritroverà ai cancelli del Saint Mary senza avere davvero idea di quello che le succederà negli anni che passerà lì dentro. E come avrebbe anche solo potuto immaginarlo?
Il compito degli storici del Saint Mary, infatti, non è quello classico degli studiosi: hanno la possibilità di viaggiare nel tempo per documentare gli eventi nel momento stesso in cui si stanno verificando.
Un’esperienza incredibile per chi ama la storia ed è appassionato di un’epoca. Un’occasione che Max non si lascerà scappare, nonostante i mesi di preparazione e di addestramento siano davvero lunghi e non proprio alla portata di tutti.
Anche perché, gli incidenti non mancano. Ne “La confraternita degli storici curiosi” non c’è spazio per i paurosi o i deboli di cuore.
E quando arriva la possibilità di andare indietro nel tempo fino alle origini, a vedere da vicino i dinosauri, Max sarà felice di imbarcarsi anche in quella impresa. Ma da lì in poi, tutto cambierà.
Le relazioni, i rapporti, ma soprattutto il destino del Saint Mary che sembra essere in serio pericolo. I buoni e i cattivi per un po’ si mischiano fino a che non si delinea con maggiore chiarezza un piano malvagio e spietato.
Ho apprezzato moltissimo il lavoro di documentazione di Jodi Taylor che ha fatto sembrare ogni salto indietro incredibilmente reale e vivido.
Meno l’intrecciarsi della trama, specie negli ultimi capitoli. Intanto, i vari salti avanti e indietro dei protagonisti mi hanno confusa, lasciando aperti degli spiragli di incertezza nel capire determinati passaggi. Forse me li sono persa io (non lo escludo del tutto!), ma non mi sono sembrati particolarmente chiari.
Non ho più capito in che modo il passato e il futuro si mischiassero e quali conseguenze avesse questa sovrapposizione di piani temporali. Insomma, mi sono sentita un po’ frastornata!
E poi ho trovato il super cattivo della situazione un po’ debole. A lui mi è sembrato che Jodi Taylor prestasse troppa poca attenzione e cura nei dettagli. C’è una lunga parte dedicata ai dinosauri e a un progetto in 3D su di loro che a mio avviso poteva essere sfoltita per lasciare più spazio alla descrizione dell’oppositore del direttore Bairstow e del suo piano.
Un’altra cosa che mi ha fatto storcere il naso è stata una scena particolarmente hot intorno a pagina 200. Nulla contro i passaggi di questo tipo, ci mancherebbe altro, ma l’ho trovato un po’ forzato e fuori contesto.
“La confraternita degli storici curiosi” è sicuramente un romanzo piacevole e scorrevole, merito della penna assolutamente godibile di Jodi Taylor, ma alcuni momenti non mi hanno convinta del tutto. Chi lo sa, magari è stato anche un modo per tenere alta la tensione in vista di un eventuale, prossimo romanzo…
Ciao. L’ho finito di leggere stanotte. Condivido appieno i tuoi pensieri, soprattutto quello che riguarda il cattivo. Secondo me ci sarà un seguito…
Credo di aver letto che ce ne siano moooolto più di uno…