“Barzellette per miliziani” di Mazen Maarouf: storie dentro una storia
“Barzellette per miliziani” di Mazen Maarouf (Sellerio) non è un libro semplice. Una raccolta di racconti dove l’autore ci racconta storie dentro una storia molto più grande, che fa da sfondo ma anche da capovolgimento, in un continuo dondolio tra realtà e immaginazione.
TRAMA – In una città mai nominata, dilaniata dalla guerra, una serie di personaggi guarda e racconta un mondo spietato in cui si cerca di resistere nonostante tutto. Quattordici racconti visionari, inquietanti e delicati al tempo stesso, venati da un umorismo feroce. È giusto inseguire l’amore durante un conflitto? Come fa un bambino a restituire la dignità a un padre vigliacco e deriso da tutti? Si può riuscire a sopravvivere anche nella più assurda delle situazioni, magari assieme a una mucca in un cinema sventrato dalle bombe? In una città indefinita, dilaniata da una guerra che sembra non avere termine, una serie di personaggi guarda e racconta un mondo spietato in cui nonostante tutto, con ogni mezzo, si cerca di resistere. Maarouf fonde la quotidianità domestica e la feroce irrealtà della violenza bellica, e crea una galleria di adulti, ragazzi e bambini, di soldati e di civili, che provano a restare a galla nell’unico modo possibile: contaminando una realtà di insostenibile concretezza con la materia impalpabile dei sogni, l’acido corrosivo dello scherzo e del sarcasmo, la leggerezza fiduciosa di chi testardamente insiste a immaginarsi un futuro. Vi sono echi di Etgar Keret e di Roald Dahl nella logica deviata della sopravvivenza a tutti i costi e nella folle fantasia di chi si aggrappa a ogni speranza per riuscire a redimere anche la più estrema delle situazioni. Nelle narrazioni dei personaggi si fondono l’innocenza, l’ottimismo, il desiderio di vendetta, l’accettazione dell’assurdo, l’attesa ostinata di un domani migliore, la risata che sbeffeggia il potere e la crudeltà. E con uno stile originalissimo, ritmato, ipnotico, tra un’immagine poetica e un rovesciamento satirico, Maarouf dà vita a un racconto dei racconti tutto contemporaneo, in cui l’incanto e la paura, la magia e l’orrore diventano sostanza letteraria di un’analisi e di una cronaca del nostro presente.
Dopo aver letto la scheda presente sul sito di Sellerio, mi sembra che abbia davvero poco da aggiungere su “Barzellette per miliziani“. C’è già davvero tutto, tra l’altro scritto meglio di quanto io possa anche solo provare a fare, ma dato che ho assistito alla presentazione a “Più Libri Più Liberi”, cercherò di riportarvi qualcosa che emerso da quell’incontro.
Si è parlato molto dei personaggi del libro che subiscono spesso delle trasformazioni grottesche, come l’uomo che decide di non sorridere più all’età di nove anni o quello che vive nei sogni degli altri. Dato che la realtà che vivono è un continuo teatro di guerra, sembra che la loro trasformazione, le loro stranezze, siano l’unico modo per sopravvivere.
L’autore ci ha detto che si è rifiguato nella finzione perché non ha avuto il coraggio di scrivere della realtà e di quello che ha davvero vissuto. “Esagerare i personaggi e le loro caratteristiche è stato un modo per convincere me stesso che i miei ricordi non fossero poi così tanto drammatici”, ha dichiarato. “Io forse non sono sopravvissuto alla guerra come uomo, ma come scrittore sì”.
E in questo continuo laceramento, un altro modo per sopravvivere è quello di combattere una guerra personale. La guerra è talmente naturale, ormai, per queste persone, che diventa non più un sottofondo ma qualcosa di funzionale alla vita stessa, al quotidiano. “Per sopravvivere devi vivere una guerra, tuo malgrado”, ha detto Mazen Maarouf. “Nel libro spingo le persone ad avere battaglie personali ed esistenziali a volte anche più difficili rispetto alla guerra politica”.
Mazen Maarouf riesce nel difficilissimo intento di farci sentire allo stesso modo dei suoi personaggi. Sappiamo che c’è la guerra fuori dalla finestra, lo percepiamo da piccoli dettagli, ma è come se non ci facessimo più caso, persi nel racconto dove non si riescono più a distungere i contorni, perché tutto è stato sformato: “Da piccolo non sapevo distinguere tra realtà e finzione e volere trasmettere con il libro questo senso di smarrimento”.
L’autore ha anche confessato che “Barzellette per miliziani” è una raccolta di racconti perché lui ricorda “pezzi di vita, non una vita intera”, quindi non avrebbe potuto scegliere una forma diversa; e che in quasi tutti i racconti compare la figura del padre che non è mai un personaggio positivo: c’è molto di autobiografico in questa scelta. Anche se, pare, la fonte di ispirazione l’abbia presa piuttosto bene e che vada vantandosi in giro…
Il mio racconto preferito è il primo, il più lungo di tutti che dà il titolo all’intera raccolta. Sono entrata talmente dentro la storia che avrei voluto leggere ancora e ancora.
Sono certa che non sarei riuscita ad apprezzare al meglio “Barzellette per miliziani” senza aver conosciuto l’autore e senza aver sentito la sua storia, raccontata con estrema lucidità e anche con un pizzico di ironia. Davvero un incontro molto emozionante.