“L’ultima notte di Aurora” di Barbara Baraldi: ancora ombre per la profiler
Dopo “Aurora nel buio” e “Osservatore oscuro“, Barbara Baraldi torna in libreria con “L’ultima notte di Aurora” (Giunti).
TRAMA – Le ferite dell’anima sono le più difficili da risanare. Lo sa bene Aurora Scalviati, profiler in un commissariato della provincia emiliana con un doloroso passato alle spalle. Per questo ha accettato di raccontare la sua storia alla conferenza del professor Menni, tra i massimi esperti di disturbi post-traumatici. Ed è proprio qui che Aurora incontra una misteriosa ragazza dai lunghi capelli neri che le rivolge una singolare domanda: «Credi che si possa davvero uscire dal buio?». Un quesito che di lì a poco si trasforma in un testamento, perché la giovane si toglie la vita gettandosi dalla torre del palazzo, sotto gli occhi terrorizzati dei presenti. Un caso archiviato rapidamente come suicidio, ma Aurora non ci vede chiaro ed è ossessionata dalle parole della sconosciuta: un’ultima disperata richiesta di aiuto? Avrebbe potuto fare qualcosa per salvarla? Non c’è tempo però per i sensi di colpa: il ritrovamento di un cadavere orrendamente sfigurato, su una secca in riva al Po, la costringe a rivedere le sue priorità. L’unico indizio è la fotografia di una bambina, che la vittima conservava come un sinistro trofeo. È l’inizio di una caccia serrata a un serial killer feroce, inafferrabile come lo spauracchio di una leggenda popolare raccontata in quelle valli per tenere buoni i più piccoli: il Grigione, che strappa il volto delle sue vittime dopo aver danzato con le loro paure. Aurora sa di non poter fare tutto da sola: ha bisogno di riunire la sua vecchia squadra, i Reietti. Ma quando Bruno e Silvia le voltano le spalle, l’unico interlocutore rimane l’enigmatico Curzi che, pur rinchiuso nell’isolamento di una struttura psichiatrica, sembra conoscere la verità. Un grosso rischio per Aurora, perché scendere a patti con il male può scoperchiare segreti che avrebbero dovuto restare sepolti per sempre…
È un’Aurora che sta cercando di raccogliere i pezzi quella che ritroviamo in “L’ultima notte di Aurora“, dopo quanto è successo nella sua indagine precedente, raccontata in “Osservatore oscuro“. Ma, ancora una volta, sarà in grado di sorprendere il lettore, trascinandolo in sentieri cupi e indecifrabili.
Come si legge nella trama, il romanzo si apre con il suicidio di una ragazza che poco prima di togliersi la vita scambia due parole con Aurora, chiedendole: “Credi che si possa davvero uscire dal buio? Che si possano superare esperienze così terribili da cancellare ogni altra cosa?”.
Aurora ha una familiarità tutta particolare con il buio, e verrà punta sul vivo da quelle domande, che le torneranno in mente in più di una occasione. Ma sembra non esserci tempo per un suicidio perché è stato trovato il cadavere di un uomo che presenta tracce di torture e qualche altra anomalia.
La profiler è chiamata a indagare e vorrebbe accanto a sé la sua squadra. Solo che né Bruno né Silvia sembrano voler avere a che fare con lei. Volano parole grosse a Aurora sarò costretta di nuovo a tornare nel suo buio.
L’unica strada era tornare a camminare nell’oscurità.
Abbracciare le ombre.
Fino a diventare lei stessa un’ombra.
Sarà Curzi a guidarla, un personaggio conosciuto nel romanzo precedente che le entra nelle mente come nessun altro, capace di guidarla quando lei è avvolta nell’oscurità.
La bravura di Barbara Baraldi sta non solo nel costruire romanzi originali, con una scrittura fluida e avvincente, ma anche di occuparsi di una materia estremamente affascianante come la mente umana.
Pure in questo nuovo caso Aurora avrà a che fare con la coscienza, con quello che il nostro cervello è in grado di fare, con le percezioni sensoriali e il modo in cui potrebbero essere distorte.
Man mano che si andrà avanti con l’indagine, quando finalmente la squadra dei Reietti tornerà operativa, ci si avvicinerà a più di un criminale, a scoprire più di un orrore. E a raccapezzarsi in mezzo a motivazioni che sembrano incomprensibili.
Aurora dovrà fidarsi del suo istinto, delle sue percezioni, anche se gli altri non riescono a seguire il filo dei suoi pensieri e a fare i suoi stessi collegamenti. Quello che sente sotto la pelle avrà più importanza di qualsiasi ordine.
Non vi anticipo nulla, ma i risvolti psicologici sono davvero molto interessanti, frutto di un importante lavoro di ricerca da parte dell’autrice e inseriti con bravura e naturalezza all’interno della narrazione.
Anche questa volta, indagare sarà per Aurora una nuova occasione per confrontarsi con se stessa, con quel buio dal quale vorrebbe uscire, ma che l’ha resa la donna e la poliziotta che è.
“A forza di dare la caccia alle ombre mi sono trasformata io stessa in un’ombra. Sono nient’altro che ombra”.
“Molte persone vedono il mondo. Tu hai visto al di sotto di esso. Solo camminando tra le ombre hai potuto vedere cosa c’è sotto la superficie, laddove si annida il male. Solo così riconosci chi si è lasciato soggiogare dal buio, colore che si nascondono nell’oscurità e hanno le mani macchiate di sangue”.
Avvincente, appassionante, i capitoli brevi aiutano nella lettura e aumentano la voglia di andare avanti. Scritto bene e con grande intelligenza (come gli altri romanzi, del resto!), questa volta Aurora si lascia andare un po’ di più, mostrando altre sfaccettature che la rendono ancora più umana.
Barbara Baraldi ci regala un nuovo romanzo con il quale ci lega ancora di più alla sua protagonista. Io, come sempre, vi consiglio di partire dall’inizio, sarà davvero un bel viaggio.