“Stelle minori” di Mattia Signorini: il romanzo che non ti aspetti
“Stelle minori” di Mattia Signorini (Feltrinelli) è stata una lettura sorprendente: non mi aspettavo una scrittura così densa e ricca di spunti di riflessione, una storia così piena di dolore, di amore, di fragilità, di fili spezzati. Di vita.
TRAMA – Sono passati nove anni dal giorno che ha deviato il corso della vita di Zeno, quando è morto in un tragico incidente il suo professore, Nicola Sceriman. Ora Zeno ha trent’anni, insegna in un liceo e sta per sposarsi: è arrivato il momento di fare i conti con il passato. Perché solo lui e Agata, la sua ragazza di allora, conoscono la verità su quella morte. Ed è proprio Agata a rompere l’antico patto di silenzio fra loro, attraverso una lettera in cui gli chiede di incontrarla: “Ci sono delle cose che ancora non sai, Zeno. È sull’Altopiano di Asiago che è iniziato il nostro silenzio, e credo sia lì che dobbiamo concludere quella storia, adesso con le giuste parole. Ho bisogno di farlo, perché ho paura di quello che succederebbe alla tua vita se ritornasse a galla tutto quanto”. Nel ricostruire quella serata torna l’amore che legava Zeno e Agata e tornano le promesse di futuro che gli anni dell’università e della gioventù portavano con sé e torna il fascino sprigionato da Sceriman – autore di un solo romanzo, acclamato dalla critica e amato dai ragazzi, La natura umana, e professore anticonvenzionale, capace di stringere con gli allievi rapporti di grande vicinanza, di coinvolgerli in progetti ambiziosi, esaltanti… Ma tornano anche le verità nascoste, le ombre che di quegli anni raccontano un’altra storia. È un mirabile gioco di specchi quello in cui Mattia Signorini colloca i suoi personaggi – che si riflettono gli uni negli altri, così come si rispecchiano nei libri amatissimi, letti e riletti –, fra segreti, svelamenti, torsioni della memoria, in cui il lettore s’inabissa, attaccato saldamente alla pagina dall’inizio alla fine, impegnato in prima persona a trovare il bandolo di una possibile verità.
Sin dalle prime pagine di “Stelle minori” ho capito che la scrittura di Mattia Signorini è una di quelle che ti impone di prestare attenzione. Una di quelle con cui fare i conti, con cui confrontarsi, per poi uscirne diversi, con un pezzettino di cuore lasciato tra quelle pagine.
In questo romanzo c’è più di un aspetto che inchioda il lettore. Intanto la storia viene raccontata su due piani temporali, rimandando continuamente a un episodio cardine che ha segnato la vita di Zeno e di Agata, e attorno al quale c’è un velo di incertezza, uno strato di nebbia che nasconde e confonde.
Qualcosa si intuisce, ma le vere motivazioni verranno svelate solo alla fine, in un momento di altissima tensione.
Poi abbiamo i due protagonisti, Agata e Zeno, l’inizio e la fine, che non smettono mai di stupire. Ho apprezzato molto come Mattia Signorini sia riuscito a raccontarci l’evolversi di questi personaggi, facendo in modo che loro stessi prendessero consapevolezza di sé nello stesso momento in cui lo fa anche il lettore.
Il loro dolore, la loro sofferenza, non sono mai banali, sono declinati in varie sfumature. Maggiore attenzione è stata posta su Zeno, del quale sappiamo qualcosa in più anche della sua infanzia, sebbene molti tratti del suo carattere rimangano inesplorati. In alcuni momenti mi è sembrato il personaggio di un vecchio film in bianco e nero, uno di quelli che si guardano attorno sempre con l’area spaesata, sentendosi fuori posto, alla disperata ricerca di uno scopo, di un senso.
L’incontro tra Agata e Zeno è una vera e propria collisione, un urto tra due corpi che si muovono ma non sanno ancora in quale direzione. Il loro amore sarà totale e sconvolgente, tanto da far paura. Per entrambi, anche se in modo diverso, sarà la prima volta.
E questo loro sentire così distante, frutto delle esperienze passate mescolate al carattere e ai sogni, finirà per schiacciarli, per farli arrivare al punto di rottura. Anche in quel caso, come si scoprirà alla fine, mossi da intenti differenti.
Un rapporto davvero difficile da raccontare, va solamente vissuto sulla propria pelle attraverso la lettura di “Stelle minori“.
Nel romanzo sono presenti diversi personaggi secondari ai quali è stata data quasi la stessa importanza. Ci sarà, nelle ultime pagine, un resoconto molto bello su Nicola che aprirà un ulteriore spiraglio di luce. Anche chi rimane maggiormente sullo sfondo, come ad esempio la mamma di Zeno, è stato tratteggiato con pennellate decise, tanto da dare al lettore una precisa idea del carattere e una maggiore comprensione sulle dinamiche che intreccia con gli altri personaggi.
Come dicevo all’inizio, la forza di questo libro sta secondo me nello stile di Mattia Signorini: non scade mai nel didascalico, è molto naturale anche in passaggi estramamente delicati dal punto di vista emotivo, non ammicca a facili sentimentalismi.
L’autore, inoltre, spesso si allontana dai fatti narrati coinvolgendo il lettore in considerazioni sui libri, sulla lettura, sul modo di affrontare la vita, sulle scelte, che impongono una continua riflessione e spesso anche un’identificazione. Cosa avrei fatto se mi fossi trovata al posto di Zeno? E al posto di Agata?
Mattia Signorini con “Stelle minori” mi ha attirato a sé sin dalle prime battute, lasciandomi in balia di sensazioni mutevoli, mozzandomi il fiato e facendomi sentire debole. Mi ha fatta tornare indietro nel tempo e mi ha invitato a guardare avanti. Mi ha costretta a trovare la serratura, prima ancora della chiave. Mi ha detto che c’era un modo per definire una sensazione che ho avuto incisa più volte sulla pelle, e che è diventato il titolo del suo romanzo.
Con quanti libri pensate di aver vissuto tutto questo? Ve lo dico io: pochi. Anzi no, pochissimi.