“L’imprevedibile movimento dei sogni” di Francesca Sangalli e Fabrizio Bozzetti: che peccato…
“L’imprevedibile movimento dei sogni” di Francesca Sangalli e Fabrizio Bozzetti (DeA Planeta) è un libro che ancora adesso, a distanza di un paio di giorni dalla fine della lettura, non riesco a metabolizzare. Mi è chiaro il messaggio che gli autori hanno voluto trasmettere, ma non comprendo alcune scelte che hanno fatto, specie quelle “tra fantastico e reale”, come si legge nella trama.
TRAMA – Basta un attimo per cambiare tutto. Basta un attimo perché Isabella, diciassette anni, si schianti sulla terra rossa di un campo da tennis e si risvegli sotto le luci al neon del pronto soccorso. Non è la prima volta che sviene così, all’improvviso, e quindi non può essere dimessa. Per Isabella il ricovero nel reparto di pediatria è peggio di un incubo: gli esami continui, gli infermieri opprimenti e poi quella silenziosa compagna di stanza che passa il tempo a leggere libri. Eleonora è abituata ai ritmi dell’ospedale: è sempre stata malata, fin da quando ha la possibilità di ricordare. Conosce tutto e tutti lì dentro, conosce anche Daniela, una strana ragazza con un tatuaggio sul collo che se ne va in giro per il reparto canticchiando sempre la stessa canzone. Tra Isabella, Eleonora e Daniela nasce un’improbabile amicizia. Una simbiosi capace di valicare persino il confine tra la vita e la morte. Un’alleanza che le porterà a una scelta dura ed estrema e a scoprire la verità su loro stesse e sul proprio destino. Apprenderanno quanto crudele e meraviglioso sia crescere, in un viaggio visionario che in pochi, intensissimi giorni le renderà adulte. Tra fantastico e reale, epifanie e rivelazioni, atti temerari e addii, una corsa a perdifiato inaspettata, spaventosa e straordinaria. Come inaspettata, spaventosa e straordinaria può essere la vita stessa.
Prima di iniziare a scrivere questo post ho cercato in rete altre recensioni de “L’imprevedibile movimento dei sogni“. Non lo faccio mai, ma avevo bisogno di ‘confrontare le mie idee’, per così dire.
Ne ho trovata una sola, ma non è stata di aiuto perché sembrava che non avessimo letto lo stesso libro (letto o ‘cangurato’? Vabbè, quella è un’altra storia…).
E così mi sono ritrovata di nuovo al punto di partenza. Provo quindi a parlarvi de “L’imprevedibile movimento dei sogni” cominciando dalla trama.
Conosciamo Isabella nel momento in cui sviene durante un incontro di tennis. Sportiva, con sogni ambiziosi sulla scia di Serena Williams, finisce in questo ospedale di montagna, nel reparto pediatrico, convinta di rimanere solo un paio d’ore perché lei è sana come un pesce.
Vorrebbe una stanza singola, ma si ritrova a dividerla con Eleonora, una ragazza malata da sempre, che ha trascorso più tempo in ospedale che fuori, amica solo delle scrittrici che ama e di cui si circonda.
Isabella, nelle prime pagine del libro, è davvero insopportabile e pensavo che avrei letto di una bella storia di amicizia nella quale entrambe compiono un percorso di crescita e cambiamento, condividendo un pezzo di vita doloroso. Non mi sbagliavo poi tanto, Isabella piano piano diventa anche spiritosa e a tratti molto dolce, le avventure nelle quali si imbattono le avvicinano, entrambe esplorano le loro emozioni e il rapporto con i loro genitori, diventando un po’ più adulte.
Nulla di particolarmente originale, ma che ne “L’imprevedibile movimento dei sogni” viene salvato da una scrittura fresca e scorrevole, che rende alcune pagine davvero piacevoli.
Poi, però, la magia si spezza. Non mi sarei mai aspettata il modo in cui gli autori hanno sviluppato il loro “confine tra la vita e la morte”.
Non lo faccio mai, ma da qui in avanti avrò bisogno di scendere maggiormente nel dettaglio della trama e inevitabilmente ci saranno degli spoiler, quindi, se siete interessati a leggere il romanzo, vi suggerisco di non proseguire.
A un certo punto del romanzo si comincia con degli incubi. La lettura prende una brusca virata e ci sono momenti di pura confusione per Isabella, che non riesce a comprendere più cosa sia reale e cosa no. Non è chiaro se svenga, se sono perdite di coscienza, lei arriva a ipotizzare che la stanno drogando.
Intere scene che si innestano nella narrazione e che sembrano trasformare il libro nel più classico dei thriller psicologici. Man mano che si va avanti si capisce che c’è qualcosa che non va in quell’ospedale, quasi da far impallidire l’Overlook Hotel, e “L’imprevedibile movimento dei sogni” diventa un mix tra “Il sesto senso” e “The Others”.
Isabella finisce in un loop nel quale sente le cose ma non capisce da dove provengono: “È il vento? O forse una mia paranoia? Tutto frutto della mia allucinazione?”. Si domanda se ciò che vede sia autentico, ma se lo vede anche Eleonora deve essere per forza così… o no?
“Ho perso la testa, ormai ho perso il controllo, sono impazzita del tutto. È orribile”, dice a un certo punto, e io sono lì che penso: “Ma dove è finito il romanzo che stavo leggendo? Chi me l’ha scambiato??”.
La spiegazione che danno gli autori di queste visioni è semplicemente fantastica. La fanno dire da Paolo, l’infermiere: “È più facile spostare l’attenzione e sentirsi perseguitati da voci e strane presenze e fondare il circolo delle ragazze inquiete assieme a Eleonora, o verificare uno stato di salute che potrebbe richiedere una scelta di vita importante?”.
In poche parole, Isabella arriva al confine della pazzia solo perché non vuole accettare la possibilità di essere malate. Mi sembra giusto. Ed Eleonora ci mette il carico:
“Sai, una volta sono morta… per trenta secondi. E da quella volta… mi è già successo altre volte di incontrare… quelli come… come Daniela”.
“Ma perché la vedo anch’io?”.
“Perché qualcosa di te forse sta morendo…”.
Allegria! Ma le spiegazioni “scientifiche” non finiscono qui. Vi riporto un passaggio che avvicina Isabella a Undici di “Stranger Things”:
Rimango imprigionata nel rettangolo tra due spazi: uno interiore, l’altro reale. E, al di là del mondo reale, posso vedere la profondità del sottosuolo, come se il mio campo visivo non si soffermasse più sul limite della crosta terrestre ma potesse guardare oltre, dentro gli strati della montagna, sezionandone la composizione geologica, attraversando il tempo passato così come la superficie.
Alla luce di tutto questo, una sola cosa mi chiedo: “Ma che motivo c’era?”. Perché inserire questi elementi “fantastici” in un romanzo del genere? C’era la volontà di avvicinare un pubblico più giovane ammiccando a serie tv del momento, o alle più classiche paure, come i mostri dentro l’armadio?
Secondo me non è stata una scelta vincente. Isabella ed Eleonora avrebbero potuto reggere il peso di una storia da sole, non c’era bisogno di inserire Daniela e tutto il resto, che in alcuni punti sembrano solo delle forzature.
Peccato, perché la dolcezza di quell’amicizia mi aveva intenerita molto, ma poi è andata come è andata.