“Il custode delle tempeste” di Catherine Doyle: il giovane Fionn mi ha conquistata
“Il custode delle tempeste” di Catherine Doyle (Mondadori ragazzi) mi è piaciuto tantissimo. Un’avventura piena di magia, emozione, crescita personale e di un delizioso umorismo.
TRAMA – A ogni generazione, l’isola di Arranmore sceglie un Custode delle Tempeste che incarni il suo potere e difenda la sua magia se il Nemico dovesse tornare. E per il nonno di Fionn è giunto il tempo di cedere il passo al nuovo Custode. Fionn ha il terrore del mare, tanto che quando approda ad Arranmore per l’estate, vuole solo tornare sulla terraferma. L’isola della sua stirpe, però, lo aspetta da molto tempo e lo reclama a sé, rivelandogli la sua magia. Presto Fionn si lascerà sedurre dalla ricerca di una grotta sommersa, capace di esaudire i desideri. Ma una forza malvagia si sta destando nelle profondità dell’isola, ed è più vicina a lui di quanto non immagini.
Che dire se non: “WOW!”. Per poi continuare con un: “Ok, adesso voglio il secondo libro!”. “Il custode delle tempeste” mi ha regalato due bei pomeriggi pieni di magia (ogni tanto ci vuole!), lasciandomi con la curiosità di sapere cosa succederà in futuro ai personaggi e all’isola.
Sin dalle prime pagine del libro, il giovane Fionn si delinea come un personaggio di quelli a cui non puoi non affezionarti. Imbranato, ironico, lo incontriamo sul traghetto che da Dublino lo porta all’isola di Arranmore intento a controllare la nausea e i conati.
Fionn è terrorizzato dal mare e diciamo che non è proprio il tipo da avventura all’aria aperta, avendo per una vita giocato ai videogiochi seduto sul divano. Ma nonostante questo è mosso da sete di verità e dalla smania di curiosare in giro anche se il più delle volte ha paura di quello che potrebbe succedere.
«Non la merito, nonno.» Posò la medaglia sul banco da lavoro, pensando a quello che gli aveva detto Elizabeth Beasley fuori dalla chiesa. «Io non ho il mare in fondo agli occhi.»
La luna brillò all’improvviso attraverso una nuvola sfilacciata, cospargendo della sua luce la testa del nonno. Questi tornò a far scivolare la medaglia verso di lui. «Il coraggio è solo questione di scordarsi di avere paura, Fionn. Niente di più, niente di meno.»
Quello che più mi ha colpita di Fionn è il suo cuore dolce, colmo di desideri innocenti che gravitano soprattutto attorno alla figura dei suoi genitori, un padre scomparso e una madre in balìa di emozioni sempre più cupe, la cui storia verrà tratteggiata lungo la narrazione e che regalerà al lettore anche qualche momento di commozione, specie sul finale.
Attorno a lui ruotano una serie di personaggi finemente delineati dall’autrice che piano piano ricoprono un ruolo sempre più attivo all’interno della storia, parallelamente al maggior coinvolgimento dello stesso Fionn. E sono convinta che nel secondo volume si muoveranno tutti insieme contro la minaccia più grande che sta per essere risvegliata… Il mio preferito resta il nonno, forte e incredibilmente fragile, un uomo che porta addosso i segni del suo ruolo e della magia che lo circonda.
L’isola di Arranmore è a tutti gli effetti un personaggio della storia. Respira, regala doni, risponde alla “domande giuste”, regola il vento per mostrare la direzione. Mi sono piaciute molto le descrizioni dell’autrice, il continuo pulsare sotterraneo e il costante mutare del cielo.
Lui sapeva solamente che certi luoghi possono avere la stessa importanza delle persone. Che ti possono condizionare nello stesso modo, se glielo permetti.
La scrittura dell’autrice è sicuramente un punto forte di questo romanzo: semplice ma non per questo banale, piena di suggestioni e di sfumature per cogliere attraverso la lettura sensazioni derivanti dall’olfatto o dalla vista, per avvicinarci il più possibile alle emozioni del giovane Fionn.
Fionn ne sentiva benissimo l’odore; gli si attaccava all’interno delle narici anche se la fiamma era spenta. Sapeva di legno intriso di pioggia e di vele malconce, delle grida sfinite di uomini disperati, immersi nelle alghe e in balia di una marea fatta di sale e lacrime. Sapeva di pioggia torrenziale e freddissima, dell’urlo infuocato del fulmine che colpiva il mare. Sapeva di pericolo e avventura e terrore e speranza tutti insieme, ed era un odore spudoratamente acre.
Ne “Il custode delle tempeste” Fionn vivrà un’avventura incredibile, anche se il lettore alla fine scoprirà che è solo l’inizio. Quando saprà qual è il suo ruolo, il motivo per cui l’isola lo ha richiamato, il nonno gli dirà quale sarà il suo compito più importante, che vale anche per chi non ha il mare e la magia nelle vene:
Vivere una vita piena di stupori mozzafiato così che, quando comincerà a sbiadire, avvertirai ancora il fantasma della sua felicità dentro di te e proverai l’incantevole sensazione di aver riso più forte degli altri, amato più profondamente degli altri e vissuto senza paura, anche se i particolari di tutto ciò che hai fatto ti sfuggono.
La storia de “Il custode delle tempeste” scorre via veloce, con la tensione che sale fino all’epilogo. E se un passaggio non vi è sembrato chiaro, alla fine è l’isola stessa a dirvi che erano state infrante molte regole, “quasi tutte, in effetti”, e che i piani temporali avevano finito per sovrapporsi e per confondersi. E adesso al lettore non resta altro che prepararsi per quando tornerà l’oscurità…