“Non sono stato io” di Daniele Derossi: una favola nera della provincia
“Non sono stato io” di Daniele Derossi (Marsilio) è una favola nera di quelle che si leggono con una morsa allo stomaco e fino alla fine con ancora tante domande irrisolte, di quelle che alimentano gli incubi.
TRAMA – Ada, dopo la separazione dallo scienziato pachistano Bashir, lascia Londra e torna con Giacomo, suo figlio, a Serana, il paese dell’Alta Val di Susa in cui è nata. Giacomo ha otto anni, sa molte cose sugli animali e sul mondo, ma nella nuova scuola non ha amici. Tranne uno, Robi, un misterioso bambino – come pure se ne trovano in provincia – dai capelli rossi e dai giochi micidiali. Ada cerca di rifarsi una vita, ma Serana è un paese piccolo, gli abitanti sono pochi e si conoscono tutti. Così, mentre gli adulti sono impegnati a spettegolare di amanti e politica, Giacomo e il suo amico Robi si addentrano sempre più tra i boschi, fino alle rovine del castello appartenuto a un antico negromante: prima di loro, nessuno aveva mai ritrovato la porta dei sotterranei, dove si cela la minaccia che da secoli tiene sospeso il fiato degli abitanti della valle. Daniele Derossi racconta una storia avvincente e tenera, con una scrittura seria e divertente che ha il dono raro della semplicità.
È molto interessante e insolito il punto di vista adottato in “Non sono stato io“: il narratore si rivolge direttamente alla protagonista del libro, Ada, le fa domande, le suggerisce cosa fare o la schermisce, come una specie di coscienza o di grillo parlante che però fa di più:
Stai diventando come tua madre… Anche lei accusava te dei suoi errori e la detestavi per questo. Vorresti scusarti, ma non sai come fare: hai paura di perdere il briciolo di autorità che ti rimane.
È attraverso questa voce che conosciamo Ada, che veniamo a sapere del suo dolore, delle sue ansie, delle sue debolezze. Scopriamo il vero motivo per cui ha lasciato Londra, il senso di oppressione che le dà la provincia e, più avanti, cosa è successo con sua madre. Anche se, molte cose, verranno lasciate sospese e senza una reale risoluzione.
Ma è con il figlio Giacomo che si muove davvero la partita del libro. Giacomo lo conosciamo attraverso dialoghi che si fanno sempre più serrati con “R”, Robi, il bambino rosso, come lo descrive a sua madre. Robi che man mano che si va avanti nel libro diventa sempre più sboccato e pericoloso. Robi che prima gli sarà amico e che poi gli griderà soltanto contro, in una sfida che rimarrà aperta, una ferità che non potrà più rimarginarsi.
La tensione sale in “Non sono stato io” fino a un epilogo forse immaginato, ma che irrompe in tutta la sua crudezza.
È un racconto veloce quello di Daniele Derossi, incalzante, a volte solo tratteggiato. Ci lascia con quella sensazione di volerne sapere di più, con un sacco di domande senza risposta. L’ennesima storia che rimane avvolta nel mistero, nei sottesi, nel non detto, pronta ad alimentare altri pettegolezzi della provincia dove non succede mai niente. O forse, persino troppo. Una storia che lascia il solco nei suoi protagonisti, perché “per dimenticare bisogna ricordare”.
Una storia fatta di un presente macchiato dal passato; di un rapporto madre-figlio che potrà risolversi solo se i due ricominceranno a vedersi, non solo guardarsi; un racconto fatto di dolore e di tenerezza, che incanta e che amareggia, in un continuo dondolio tra sensazioni lontane ma con la stessa radice.
Non è il genere che di solito leggo, non è una narrazione vicina alle mie corde ma sono del parere che ogni tanto bisogna anche variare, se non altro per allargare i propri orizzonti. “Non sono stato io” rimane a mio avviso una lettura interessante dal punto di vista della struttura narrativa e delle scelte stilistiche; fa meno presa in me il tema trattato e il modo in cui l’emotività viene soltanto delineata. Con Ada si scava un po’ di più, ma è sempre troppo poco per quello che è il mio gusto, anche perché qui di materiale da approfondire ce ne sarebbe stato in abbanondanza.
Se amate le favole nere, “Non sono stato io” fa decisamente al caso vostro!