“Elevation” di Stephen King: il racconto che non ti aspetti
“Elevation” di Stephen King (Sperling & Kupfer) è il racconto che non ti aspetti. Dopo la trama provo a spiegarvi perché.
TRAMA – Scott Carey sta percorrendo senza fretta il tratto di strada che lo separa dal suo appuntamento. Si è lasciato alle spalle la casa di Castle Rock, troppo grande e solitaria da quando la moglie se n’è andata, se non fosse per Bill, il gattone pigro che gli tiene compagnia. Non ha fretta, Scott, perché quello che deve raccontare al dottor Bob, amico di una vita, è davvero molto strano e ha paura che il vecchio medico lo prenda per matto. Infatti Scott sta perdendo peso, lo dice la bilancia, ma il suo aspetto non è cambiato di una virgola. Come se la forza di gravità stesse progressivamente dissolvendosi nel suo corpo. Eppure, nonostante la preoccupazione, Scott si sente felice, come non era da molto tempo, tanto euforico da provare a rimettere le cose a posto, a Castle Rock. Tanto, da provare a riaffermare il potere della parola sull’ottusità del pregiudizio. Tanto, da voler dimostrare che l’amicizia è sempre a portata di mano. In un racconto di rara intensità, che è anche un omaggio ai suoi maestri, King si prende la libertà, più che legittima, di dare una possibile risposta alle tristi derive del nostro tempo.
Ho, sicuramente in modo scorretto, definito “Elevation” un racconto perché chi conosce King sa che meno di duecento pagine per uno scrittore come lui non potrebbero essere descritte in modo diverso. Duecento pagine e in un formato piccino, quindi, un’assoluta novità per i lettori del Re.
Devo confidarvi che l’ho ordinato su internet a scatola chiusa, senza aver visto la scheda, in totale fiducia, e quindi quando ho aperto il pacco ho pensato: “Ma siamo sicuri?”. Poi ho iniziato a leggere e sin dalle prime battute ho ritrovato lo scrittore che tanto amo.
King con “Elevation” ci regala una favola. Lo fa nel suo stile, con le sue doti da grande affabulatore, inserendo sempre un elemento fantastico ma ben piantato nel reale, nella società contemporanea, nelle sue storture. King ci dona un vero e proprio atto di gentilezza, ci chiede di porgere la mano a chi è caduto, di vivere con maggiore leggerezza, di lasciare un segno del nostro passaggio che sia degno dei fuochi d’artificio finali.
Che vi devo dire, ci ripenso e mi commuovo. Le ultime pagine le ho lette piangendo. Scott, con la sua incredibile energia, con la sua positività, con la sua voglia di fare del bene, mi ha emozionata. A seguito della sua perdita di gravità, Scott compirà un percorso emotivamente molto intenso, sempre con la battuta pronta: avvicinarsi a lui è così facile da sembrare naturale, inevitabile. Rimarrà a lungo nei miei pensieri.
C’è stato chi ha tacciato King di “buonismo”, di aver preso uno dei pregiudizi dilaganti nel nostro tempo e di averne fatto per l’ennesima volta un proclama politico. Oltre a credere che King, dopo i capolavori che ci ha regalato, può dire e scrivere tutto quello che vuole (potrebbe anche fare il direttore artistico al serale di Amici o a Sanremo, per dire) aggiungo che probabilmente è di questo buonismo che più abbiamo bisogno. Secondo me è giusto che una firma del suo calibro si occupi anche di questi temi e che lo faccia mantenendo fede al suo stile, inserendo gli elementi che più lo caratterizzano e che costituiscono il marchio di fabbrica, la sua riconoscibilità in qualunque storia.
“Elevation” è un libro piccolo ma di grande significato ed emotivamente molto coinvolgente. Scrivere una storia breve non è semplice. Lasciare al lettore la sensazione che non manchi proprio nulla è ancora più difficile. E in questo King per me rimane imbattibile, mi dispiace.