“Ritorna” di Samuel Benchetrit: un romanzo emotivamente ricco
“Ritorna” di Samuel Benchetrit (Neri Pozza) è un romanzo che fa riflettere, sorridere (tanto) ed emozionare. Un libro che racchiude un percorso profondo, sebbene tracciato in breve tempo, che non può lasciare indifferenti.
TRAMA – Nell’odierna Parigi, ogni notte, uno scrittore affida ai propri quaderni una dettagliata lista di buoni propositi che al mattino, passati i fumi dell’alcol, si rivelano del tutto avventati. Da quando suo figlio è partito per un lungo viaggio attraverso il mondo, l’uomo trascorre le sue giornate chiuso in casa a guardare squallidi reality show e a tentare invano di mettere mano al libro per il quale, dopo il discreto successo del suo primo romanzo, Cemento armato, ha già ricevuto l’anticipo dall’editore. Non soltanto l’ispirazione latita, ma ogni estro creativo sembra essersi irrimediabilmente dileguato. La piatta esistenza in cui si trascina, tra funzionari dell’Agenzia delle entrate che gli stanno con il fiato sul collo e velenose telefonate della sua ex moglie, sembra giunta a un punto di svolta quando un produttore televisivo lo contatta per dirgli di voler trarre una serie da Cemento armato e, com’è consuetudine in simili circostanze, gli chiede una copia del romanzo. L’unica copia in possesso dell’autore è, però, quella del figlio, una copia intoccabile. Dal momento che nessuna libreria di Parigi e dintorni sembra avere il libro a scaffale, lo scrittore decide di ordinare l’agognato romanzo su Amazon. Un’impresa che si rivelerà ben piú ardua del previsto e che lo trascinerà, suo malgrado, fino alle porte di una casa di riposo in periferia, dove una sua anziana ammiratrice ne conserva gelosamente un esemplare. Il piano dello scrittore è semplice: presentarsi a quella donna, passare qualche momento con lei, fare una foto qualora insista, e convincerla a prestargli la copia del libro per mandarla al produttore televisivo. Ma le cose non andranno esattamente come previsto e il nostro eroe si imbarcherà in una serie di rocambolesche avventure che, tra portinaie scorbutiche, contadini sciancati, corrieri fantasmi e un’anatra, lo condurranno verso strade del tutto inaspettate.
Dopo aver terminato di leggere “Ritorna” (ricacciando indietro una lacrima che voleva, prepotentemente, mettermi in imbarazzo all’interno di un bar) mi sono ritrovata a riflettere sul fatto che spesso attraversiamo le nostre giornate senza dare loro la giusta attenzione, che viviamo il quadro di insieme senza riflettere sui particolari, e senza nemmeno soffermarci su cosa ha davvero dato il via alla catena di eventi che ci ha condotti dove siamo. E che ci hanno resi ciò che siamo.
In “Ritorna” succede proprio questo: una email, inaspettata, apre uno spiraglio all’interno di una quotidianità che si ripete stanca e logorante. Solo che poi, un forte vento, spalancherà quella porta, trascinando il nostro protagonista in un turbine di situazioni paradossali dal quale verrà fuori trasformato.
Nella prima parte del romanzo conosciamo questo scrittore in piena crisi: ha avuto successo con il suo libro precedente ma adesso è senza idee, senza ispirazione e, diciamolo, senza nessuna particolare voglia. Separato dalla moglie, di certo non circondato da amici, si aggira per casa nel suo incedere da procrastinatore, mentre suo figlio è partito per un lungo viaggio, alla scoperta del mondo dall’altra parte dell’oceano.
In realtà, aspettavo che fosse la scrittura a cadermi addosso. Che una mattina fosse proprio lei a svegliarmi. Che mi prendesse per mano e mi parlasse, che mi portasse via e mi accarezzasse, mi colpisse, m’incendiasse. Aspettavo che la scrittura mi salvasse la vita, che mi strappasse via da quella vita.
Un giorno un produttore gli comunica, per email appunto, che vorrebbe realizzare una serie tv dal suo romanzo. Solo che non l’ha nemmeno letto e ne vorrebbe una copia. Il nostro scrittore, però, una copia non ce l’ha e inizia una incredibile caccia al romanzo che si declinerà in avventure che spaziano dal grottesco al commovente, dal divertente al paradossale.
Se la prima parte di “Ritorna” scorre meno fluida, si fa fatica a entrare in empatia con il protagonista, dalla seconda tutto cambia. Solo alla fine del romanzo mi sono resa conto che il rapporto con lo scrittore cambia perché è proprio lui a cambiare. Si scopre al lettore, si confida con lui perché inizia a mettersi in relazione con se stesso, con le sue emozioni, con i suoi fantasmi, emergendo in tutta la sua emotività che abbraccia chi legge.
Lottavo da sempre contro un gigantesco problema di malinconia immediata. Identificavo in tempo reale i momenti belli della mia vita e di colpo smettevo di viverli, di godermeli, per proiettarmi nel futuro e immaginare quanto avrebbero potuto mancarmi dopo che si fossero conclusi. Era una malattia grave che nel corso degli anni mi aveva rovinata una lista impressionante di eventi felici.
E quindi il nostro protagonista finalmente esce di casa, smette di ciondolare e inizia ad agire. Esce alla ricerca di una copia del suo romanzo e torna con uno scopo, forse due. Con il cuore che torna a battere per qualcosa (e per qualcuno) dopo giornate scandite dal nulla.
“E lei cosa fa quando non è infermiera?”.
Sorrise.
“Niente”.
Il suo niente era tutto.
Tutto quello che avrei voluto conoscere e sapere.
Durante la lettura di “Ritorna” mi sono ritrovata a sorridere quasi a ogni pagina. Il nostro protagonista conduce delle crociate personali davvero senza senso, finendo per mettersi regolarmente nei guai, ma allo stesso tempo si ritrova in situazioni surreali, durante le quali puntualmente la moglie lo chiama. Ne vengono fuori dialoghi deliranti, ma molto divertenti.
La parte più commovente riguarda il rapporto con il figlio, il modo in cui lui stesso si rende conto che la sua apatia ha finito per inaridire anche il loro dialogo. Quando capisce che sta comunicando con il figlio in modo sterile, tenta di recuperare scrivendogli delle email con passaggi brevi ma di grande intensità emotiva. Quello che si scopre verso la fine, questa volta con una lettera, mi ha colta impreparata e ha aggiunto un tassello per capire la storia in un respiro più ampio. Legando ogni cosa a una domanda, alla quale si troverà risposta solo alla fine, sebbene sia rimasta sempre sotto i nostri occhi.
La scrittura di Samuel Benchetrit mi ha sorpresa perché riesce a spaziare tra le emozioni con molta naturalezza, consegnandoci una storia che spesso ha bisogno di essere letta tra le righe, ma che lascia al lettore più di un momento di riflessione, oltre qualche sana risata.
Che bella recensione. Metto subito nella lista.
Ho finito da poco di leggere “La felicità del cactus” ispirato da una tua recensione. Non sono rimasta delusa. Anzi.
Ti ringrazio nuovamente per le tue recensioni che solleticano la mia curiosità e mi danno suggerimenti di lettura in questo infinito mondo di libri.
Buona giornata
Francesca
Grazie a te, Francesca, per la fiducia che riponi nelle mie parole! Buona lettura!!
Uuuuh, il libro con la paperella!
Ammetto che non avevo letto neanche la trama, a farmi l’occhiolino era stata proprio la paperella in copertina, ma adesso con le tue parole…devo leggerlo!
Siiiii!!!! Merita davvero!
Un libro che è stata una piacevole scoperta, e tu ne hai tracciato bene i contorni.
Grazie, di tutto
Sono davvero felice di scoprirci ancora una volta affini!
ho finito ora di leggere Ritorna . Avevo lasciato l’ultimo capitolo per oggi pomeriggio perche’ ero sicuro che mi avrebbe emozionato. Cosi’ e stato , non ho potuto trattenere le lacrime ( sono padre di 3 figli)
Non conoscevo l’autore. Mi sono riproposto ( ma non come lo ha fatto Lui all’inizio) di leggere altri suoi libri e sempre in lingua originale ,er coglierne meglio lo spirito.
Anche io mi sono emozionata molto alla fine!!!
Ho riso e ho pianto.
Bellissimo libro
Non potrei essere più d’accordo.