“Il segreto di Riverview College” di Susanne Goga: carino, ma niente di che…
“Il segreto di Riverview College” di Susanne Goga (Giunti) mi ha convinta a metà. Dopo la trama provo a spiegarvi i motivi.
TRAMA – Dopo la morte prematura dei genitori, Matilda Gray ha promesso a se stessa di diventare una donna forte e indipendente, e finalmente ha realizzato il suo sogno: lavorare come insegnante di letteratura in un istituto esclusivamente femminile, il prestigioso Riverview College, che si erge imponente dietro una cancellata decorata da unicorni e centauri. Ma al rientro dalle vacanze estive, una notizia inaspettata accoglie Matilda: Laura Ancroft, una delle sue allieve più esuberanti e dotate, è partita per un viaggio con il suo tutore e non rientrerà a scuola. Proprio Laura che, con tutta la passione e il coraggio dei suoi diciassette anni, recitando i versi di una poesia aveva confessato a Matilda di essersi innamorata di lei. Qualcosa però non quadra: perché nessuno, nemmeno la compagna di stanza di Laura, ha più avuto sue notizie? E perché la preside vuole a tutti i costi mettere a tacere la vicenda? Poi, una mattina di ottobre, Matilda riceve una cartolina e scopre sotto i francobolli un messaggio cifrato, che la conduce proprio nella stanza di Laura: lì si nasconde un vecchio diario segreto. Chi è l’autrice di quel diario che data addirittura 1600? E cosa c’entra tutto questo con la scomparsa di Laura?
Appena ho finito di leggere “Il segreto di Riverview College” di Susanne Goga ho pensato: “Sì, carino, ma… niente di che”. Il mio “niente di che” si riferisce alla sfera delle emozioni perché purtroppo questo romanzo non mi appassionata come avrebbe potuto.
Di certo l’autrice ha fatto un ottimo lavoro di ricerca – questo le va riconosciuto al di là di ogni parere meramente personale – e ci sono delle descrizioni della Londra dei primi anni del ‘900 davvero dettagliate (che si arricchiscono di informazioni bibliografiche e di link utili alla fine del libro), ma non mi sono mai sentita avvolta nella sua atmosfera, sono rimasta sempre spettatrice lontana della avventure di Matilde. Oltre il freddo di Londra, non sono riuscita ad avvertire molto altro.
Sicuramente lo stile chiaro e scorrevole della Goga non mi hanno mai fatto pesare la lettura, che è scivolata via veloce, ma non ho avuto nemmeno un piccolo sobbalzo o la smania di voler continuare. Pensavo (e speravo) che verso la fine sarebbe arrivato qualcosa di più rocambolesco, ma anche in quel caso tutto si è risolto senza particolari clamori o tensione per il lettore.
La trama è ben strutturata e i particolari di questo mistero che risale a secoli prima vengono centellinati nel modo corretto, ma, per alcune cose che riguardano il presente, la risoluzione rimane piuttosto ovvia sin dai primi cenni. Non posso dire molto altro!
Per quanto riguarda i personaggi, mi sono chiesta all’inizio fino a che punto Matilda volesse davvero aiutare Laura o se la sua non fosse solo voglia di un’avventura, di fare “qualcosa fuori dagli schemi”. Devo ammettere che in alcuni punti è molto onesta con se stessa, questi stessi dubbi verranno anche a lei, e si alimenteranno appena in scena entrerà il bel professore…
Purtroppo, però, Matilde mi è sempre risultata piuttosto smorta, mi viene da dire “insipida”, nonostante avesse tutte le carte in regola per non esserlo. L’ho trovata in alcuni momenti affettata, non si scava mai davvero tra le sue emozioni, si rimane il più delle volte lontani dai suoi sentimenti.
Ho trovato molto più affascinante Mrs. Westlake la donna, un po’ in là con gli anni, che ha affittato una stanza di casa sua alla nostra protagonista: estroversa, capace di grande empatia, scrive romanzi d’avventura con una protagonista che ama spassarsela. Mi ha emozionata quando parla di Oscar Wilde e quando capisce che il necrologio che ha preparato non servirà a nulla: “Dubito che qualcuno lo pubblicherà. Si rifiuteranno, chi perché si tratta di Wilde, chi perché scrivo romanzetti da quattro soldi”. In quell’amarezza, declinata con una semplice battuta, ho potuto notare le contraddizioni di un personaggio pieno di luce ma anche di ombre, che sarebbe stato molto più interessante da approfondire e da leggere.
Un’altra nota stonata, che ho trovato identica in un altro libro dell’autrice, “I misteri di Chalk Hill“, è il riferimento a un classico della letteratura inglese (che la Goga deve amare davvero parecchio!). C’è addirittura un passaggio, all’inizio del capitolo 28, in cui è l’autrice stessa a indicarne le analogie, e quasi si giustifica dicendo che sì, sono evidenti, ma sono due storie diverse! Ok, forse in un romanzo ci poteva pure stare, ma in due?
“Il segreto di Riverview College” di Susanne Goga è un libro che posa su fondamenta valide, ma che non va oltre quelle. So che il romanzo storico non rientra tra i miei preferiti, ma ho avuto la fortuna di leggerne alcuni molto più avvincenti ed emotivamente coinvolgenti di questo.