“Nel profondo della foresta” di Holly Black: un fantasy che mi ha lasciato delle perplessità
“Nel profondo della foresta” di Holly Black (Mondadori) mi ha lasciata un po’ perplessa. Dopo la trama provo a spiegarvi perché.
TRAMA – Hazel e il fratello Ben sono cresciuti a Fairfold, una piccola città dove, da tempo, gli umani hanno imparato a convivere pacificamente con le creature fatate della vicina foresta. Un posto diventato meta di tanti turisti curiosi, attratti dalle magie che qui hanno luogo ma in particolare dal ragazzo con le corna che riposa dentro una bara di vetro, la meraviglia più grande di tutte. Affascinati fin da bambini da questa presenza misteriosa, Hazel e Ben hanno provato più e più volte a immaginarne la storia. Nelle loro fantasie il giovane era a volte un principe dal cuore nobile e dalla natura buona e generosa, e altre un essere crudele e spietato. Ora che è cresciuta, però, Hazel pensa che sia arrivato il momento di accantonare tutte quelle fantasie infantili accettando il fatto che, per quanto lo abbia desiderato a lungo con tutta se stessa, il ragazzo con le corna non si sveglierà mai. Un giorno, però, quello che sembrava impossibile accade… sconvolgendo la vita della ragazza, di suo fratello e della loro città. Fiaba moderna dalle sfumature dark, “Nel profondo della foresta” segna il ritorno di Holly Black ai romanzi delle origini che l’hanno fatta conoscere, e amare, dai lettori.
Come vi dicevo, “Nel profondo della foresta” non mi ha convinta del tutto.
Partiamo dalla storia. A mio avviso l’autrice ha inserito tantissimi elementi, a volte troppi, che hanno reso la lettura in alcuni punti piuttosto complicata. Coco Chanel diceva: “Prima di uscire, guardati allo specchio e levati qualcosa”. All’autrice avrei dato lo stesso consiglio in fase di editing: leva qualche mostro, semplifica qualche sottotrama. Del resto, è lei stessa che nei ringraziamenti ammette: “Ho cominciato questo libro pensando di rivisirare il folklore irlandese che amo tanto, ma poi sono venute fuori tante altre cose”.
Parlarvi, quindi, della trama è complicato perché ci sono le vicende degli umani, Hazel e suo fratello Ben; le storie delle creature magiche, Severin e sua sorella Sorrel; le emozioni di Jack che si muove a metà tra i due mondi. Proprio per questo secondo me rimane il personaggio più interessante e sarebbe stato bello saperne di più sui suoi sentimenti o sui suoi poteri – a cui si fa cenno solo alla fine del romanzo – ma l’autrice ha preferito concentrarsi su altro.
In questo calderone ho trovato molti elementi interessanti, uno su tutti la pronfonda differenza nel modo di esprimere le emozioni e di provarle tra umani e creature magiche. Sarà questo il motivo di conflitto e di scontro, la scintilla che darà il via ad anni di violenza. Mi è piaciuto molto anche il ruolo della musica e di come un talento possa essere una benedizione e una maledizione insieme; così come alcuni espedienti narrativi che rendono fino all’ultimo il lettore spaesato.
Per quanto riguarda il linguaggio è semplice perché rivolto a un pubblico di adolescenti, come i protagonisti, ma non ho digerito le continue ripetizioni. Non avendo letto l’originale non so se si tratta di un problema di traduzione o se già a monte l’espressione “bellissimo e terrificante insieme” fosse scritta più e più volte. Della serie, Hazel l’abbiamo capito che trovi “bellissimo” infrattarti nella foresta e combattere i mostri “terrificanti”, credimi. Bastava dirlo un paio di volte non in continuazione.
Ad ogni modo, credo che per i lettori più giovani della sottoscritta “Nel profondo della foresta” possa essere un romanzo piacevole e scorrevole, che conserva tanti tratti originali e storie interessanti. Essere autoconclusivo, in un genere in cui di norma si va avanti a trilogie, è un altro punto a suo favore.
Mila è tornata ……………con “il gioco del suggeritore”. Buona lettura