“Andiamo a vedere il giorno” di Sara Rattaro: un romanzo molto emozionante
“Andiamo a vedere il giorno” di Sara Rattaro (Sperling & Kupfer) è stata una lettura familiare e al tempo stesso inaspettata. Familiare perché in questo romanzo tornano i personaggi tanto amati di “Non volare via“, ovvero, Sandra, Alberto, Alice e Matteo, e Sara Rattaro, nel parlarci di loro, usa quel suo modo elegante e raffinato di descrivere le emozioni che la rende una scrittrice davvero unica. Inaspettata perché, sebbene io mi creda preparata quando inizio un libro di questa autrice, finisco sempre per rimanere sorpresa e rapita dalle sue storie.
TRAMA – Una figlia, una madre, un viaggio on the road. Una famiglia che sa ritrovarsi. Un gesto di perdono che vale più di mille parole. Alice è stata una figlia modello e una perfetta sorella maggiore, quella che in famiglia cercava di tenere insieme tutti i pezzi mentre il padre stava per abbandonarli, quella che per prima ha trovato il modo di comunicare con il fratellino, nato privo di udito, e di farlo sentire «normale». Ha pensato agli altri prima che a se stessa, ha seguito le regole prima che il cuore e adesso, di fronte a una passione che ha scardinato tutti i suoi schemi e le sue certezze, si ritrova a mentire, tradire, fuggire. Ma sua madre, Sandra, non ha alcuna intenzione di lasciarla sola. Su quel volo per Parigi c’è anche lei, e insieme iniziano un viaggio che è un guardarsi negli occhi e affrontare tutti i non detti, a partire da quel vuoto che ha rischiato di inghiottire la loro famiglia tanti anni prima. Alice si illude che, ritrovando la persona che si era insinuata nelle crepe della loro fragilità, possa dare una risposta a tutti i perché che si porta dentro, magari capire ciò che sta accadendo a lei ora, vendicare il passato e punire se stessa. Le occorreranno chilometri e scoperte inattese, tuttavia, per comprendere che non è da quella ricerca che può trovare conforto. Perché una sola è la verità: la perfezione non esiste, solo l’amore conta, solo l’amore resta. E la sua famiglia, così complicata, così imperfetta, saprà dimostrarle ancora una volta il suo senso più profondo: essere presente, sempre e a ogni costo. Per continuare insieme il cammino, qualunque sia la destinazione.
“Andiamo a vedere il giorno” parte a qualche anno di distanza da “Non volare via“. Se nel libro precedente a raccontare la sua storia è stato Alberto, qui è il momento di Alice. Alice l’abbiamo conosciuta forte, determinata, sicura di ogni suo passo, consapevole, una ragazzina cresciuta in fretta quando la sua famiglia ha scoperto che il nuovo arrivato, Matteo, era sordo. In questo secondo capitolo la ritroviamo più grande e allo stesso tempo più fragile, incapace di scegliere per sé, confusa da bisogni sconosciuti che le graffiano la pelle.
Fuggirà quando non sarà più in grado di fare i conti con se stessa, ma per fortuna a raggiungerla ci sarà la madre, Sandra, una donna che per molti aspetti ho invidiato, per altri non sono riuscita a comprenderla. Credo che sarebbe davvero troppo facile giudicare i personaggi nati dalla penna di Sara Rattaro, ma allo stesso tempo ritengo che nei suoi romanzi il lettore venga chiamato a sospendere il giudizio, a non puntare il dito, a muovere dei passi verso una comprensione che non sarà mai totale, ma che permetterà di avvicinarsi a loro e a noi stessi.
Madre e figlia intraprenderanno un viaggio alla ricerca di risposte, di comprensione, di spiegazioni, anche se la vita ci metterà ancora una volta lo zampino e bisognerà presto accettare che certe domande rimarranno tali. Perché se basta un attimo per non capire più niente, non bastano le migliori intenzioni e tutto il tempo che ci viene concesso per sciogliere ogni dubbio. Non voglio parlarvi tanto della trama, posso solo dirvi che ci sono scene molto commoventi e che ho dovuto interrompere la lettura in più di un’occasione perché avevo la vista appannata dalle lacrime.
I temi affrontati in “Andiamo a vedere il giorno” li conosciamo così bene che è facile perdersi in queste pagine, sostenuti dalle parole di Sara Rattaro scelte sempre con la massima cura. Amore, paura, dolore, tradimento, famiglia. Andando avanti mi sono talmente persa, sono stata così tanto trascinata dalla storia, da rendermi conto che a perdere di significato sono stati “ruoli”: “marito”, “moglie”, “figlio”, “amante” sono diventate parole vuote davanti alle emozioni. Nel raccontarle Sara Rattato ha il potere di metterci a nudo, di considerarci essere umani privi di qualsiasi etichetta. Solo le crepe hanno un senso, le scelte, le fragilità, i battiti del cuore.
“Marito”, “moglie”, “figlio”, “amante” sono parole che hanno un significato solo se seguite dalla preposizione “di”, solo se messe in relazione a qualcun altro. Sara Rattaro scava così a fondo nell’animo umano da toglierci queste restrizioni, quasi costringendoci a metterci in relazione solo con noi stessi. Facile? No. Ma l’autrice ci invita a farlo perché basta una confessione per spostare il baricentro delle nostre certezze e a quel punto tornare in equilibrio è molto difficile.
Così succederà ad Alice che pensava di essere capace di sostenere il presente grazie alla sua fede nel passato. Alice sarà costretta a rimettere tutto in discussione, a provare a ricostruirsi. Per fortuna, però, non sarà sola. Accanto, intorno, avrà la sua famiglia.
“Famiglia” non ha bisogno di una relazione perché lo è già al suo interno. È un nucleo con dei legami a volte così solidi che non è possibile reciderli. La famiglia di “Andiamo a vedere il giorno” è straordinaria nelle sue imperfezioni, potente nel suo amore, unica nelle sue crepe.
A differenza di quanto mi è successo alla fine di “Non volare via“, terminata la lettura di “Andiamo a vedere il giorno” sento la necessità di saperne di più. Non sono pronta a lasciare andare a questa famiglia. Spero che Alice e Matteo sussurrino a Sara Rattaro il resto della loro storia. Io sono qui che l’aspetto.
Una copia del romanzo mi è stata gentilmente omaggiata dalla casa editrice. Con questo romanzo è partita su Instagram l’iniziativa #chihavistosara
Ti ringrazio per questo suggerimento di lettura, ieri sono andata alla biblioteca comunale ed ho preso uno dei libri dell’autrice: “Un uso qualunque di te”. Una rivelazione!
Seguo da questa estate il tuo sito ma solo dopo questa recensione ho deciso di scrivere un commento per ringraziarti e per farti sapere che le tue recensioni sono sempre di grande interesse, sia per i libri che proponi sia per come li sai descrivere.
A presto Francesca
Ti ringrazio per questo suggerimento attraverso il quale ho subito preso in prestito dalla biblioteca comunale uno dei tanti libri scritti dall’autrice: “un uso qualunque di te”.
Una rivelazione.
Seguo il sito da questa estate ma non ho mai lasciato nessun commento, dopo questa ultima tua recensione ho deciso di scriverti per ringraziarti delle tue recensioni che trovo sempre molto utili.
A presto Francesca
Francesca sei gentilissima grazie di cuore! Buona lettura!!
voglia saperne ancora su di loro, un bisogno quasi fisico!