Questa volta leggo: “Il silenzio della citta bianca” di Eva Garcia Saenz de Urturi
Nuovo appuntamento con la rubrica “Questa volta leggo“, nata da un’idea di Laura (La Libridinosa), Chiara (La lettrice sulle nuvole) e Dolci (Le mie ossessioni librose). Il tema di questo mese è “Un libro che superi le 300 pagine” e io ho scelto “Il silenzio della citta bianca” di Eva Garcia Saenz de Urturi (Sperling & Kupfer), un thriller che mi è piaciuto a metà. Un romanzo interessante che, però, non mi ha convinta del tutto.
TRAMA – Tasio Ortiz de Zárate sta per lasciare la prigione per il suo primo permesso. E Tasio non è uno qualunque: brillante archeologo, protagonista della scena culturale e pop con le sue trasmissioni televisive che hanno conquistato il pubblico vent’anni fa, il professore è finito in galera per omicidio. Tasio Ortiz de Zárate è stato condannato come serial killer. È accusato di aver ucciso seguendo una logica macabra, lungo un percorso ideale nella tranquilla città di Vitoria. Una città che ora si ritrova immersa nel terrore di tanto tempo fa. Perché alla libertà di Tasio corrisponde una nuova ondata di crimini. La prima coppia viene ritrovata nella Cattedrale Vecchia, due ragazzi di vent’anni nudi in una posa di sconvolgente tenerezza. Mentre le indagini sono solo all’inizio, i corpi di due venticinquenni compaiono nella Casa del Cordone, in pieno centro e durante la festa di San Giacomo. E il giovane ispettore Unai López de Ayala inizia la caccia. Per lui non si tratta soltanto di fermare la scia di morte, ma di vincere la sfida contro la mente criminale che lo ha coinvolto personalmente. E di dimostrare al suo capo, l’affascinante Alba, che seguire le regole non è sempre la migliore strategia.
Parto da quello per cui personalmente ho storto il naso leggendo “Il silenzio della città bianca“, ovvero il fatto che venga subito svelato quello che a tutti gli effetti è un colpo di scena del finale (ATTENZIONE: non ho scritto “il finale”, c’è differenza!). Non voglio fare spoiler, ma a pagina due (DUE!!) si legge: “So che tutti gli abitanti di Vitoria erano costernati perché mi era finito un proiettile nel cervello”. Ma come??? E me lo dici così?
Dato che una cosa del genere l’ho perdonata solo ad Alexandre Dumas, io e “Il silenzio della città bianca” non siamo partiti benissimo. Un’altra cosa che mi ha rallentato molto, specie all’inizio, è stata l’ambientazione, o meglio, tutti i termini spagnoli continuamente calati nel testo. I nomi di strade, città, paesini, monumenti, pietanze, mi hanno davvero confusa. Capisco che non si sarebbe potuto fare diversamente, ma per me hanno costituito un ostacolo nel fluire della lettura.
Detto questo, posso dire che la costruzione del thriller è efficace, sia per quanto riguarda il crescendo di tensione, perché da pagina 300 in poi non sono più riuscita a posarlo; sia per l’originalità dei metodi usati dal killer per i suoi omicidi e del rituale che compone a ogni morte. L’autrice usa una simbologia molto interessante e di grande impatto.
La storia de “Il silenzio della città bianca” si svolge su due piani temporali, con le vicende del passato che vanno facendo luce su quelle del presente, andando di pari passo con lo svolgere delle indagini. Alcune cose risultano facilmente intuibili, altre invece mi hanno davvero sorpresa.
Mi è piaciuto come l’autrice abbia combinato insieme il tocco moderno, ovvero l’uso della tecnologia, dei social network, con la simbologia classica, di stampo religioso e non solo. Di certo, Eva Garcia Saenz de Urturi ha una scrittura interessante ed è chiaro che per lavorare alla stesura di questo romanzo abbia fatto tanto lavoro di ricerca. Un’attenzione così è sempre ben accetta da parte di un lettore.
Per quanto riguarda i personaggi, anche lì, siamo al 50%: ci sono cose che ho trovato onestamente poco credibili, altre invece molto emozionanti. Sicuramente sono tutti molto ben delineati, ma forse è presto per tracciarne un giudizio definitivo dato che “Il silenzio della città bianca” è il primo di una trilogia.
Insomma, sono rimasta perplessa e affascinata allo stesso tempo. Andrò a leggere quanto prima altri giudizi per capire se sono stata io troppo esigente o se c’è qualcun altro che ha avuto le mie stesse perplessità!
Queste intanto le tappe precedenti e successive alla mia per il “Questa volta leggo” di giugno:
Cara Azzurra, se tu non sei convinta io neppure ci provo. Ciao da Lea
oh capperi, leggere il finale a pagina due è tremendo. non so se potrei superare un trauma del genere!
Ciao Azzurra,
ultimamente per me trovare thriller degni di questo nome sembra un’impresa, con questa tua recensione un po’ poco convinta penso che questa volta passerò.
Alla prossima,
Erika
Il colpo di scena a pagina due non si può digerire. Passo serenamente e volgo lo
Sguardo alla pila dei libri ancora da leggere.
Bacio
Next! Avanti un altro, Zu su questo passo!
Credo che questo libro potrebbe piacermi 😉
Non ho letto tutta la recensione perché questo è un titolo che forse (non sono del tutto convinta) potrei mettere in tbr.
Non credo che faccia per me, soprattutto se mi dici che bisogna arrivare a pagina 300 per riuscire a farsi coinvolgere…
Ma dai non possono mettere il finale a pagina 2 già solo per questo perde punti a mio parere
Un po’ mi ispira, ma adesso non ho molto tempo. Magari lo metto in lista!
Trama interessante e questi inizi così, per quanto mi riguarda, li adoro… però non sono del tutto convinta :/
Il finale nelle prime pagine no! Credo che passerò…
Se già a pagina due sai come finisce, il resto del romanzo deve essere magnifico se vuoi farti amare dai lettori.
Odio profondamente quando i libri iniziano dalla fine, mi rovina il gusto di scoprire le cose, che fastidio
A me invece piacciono i romanzi che partono dal finale per poi svelarci la storia. Peccato che, se come dici tu, sia necessario aspettare 300 pagine affinché si entri nel vivo ci restino poi solo appena 150 pagine per conquistarci del tutto.
i romanzi che partono dal finale non mi piacciono, quindi paso oltre.
era passo.
i libri che svelano il finale da subito purtroppo non sempre mi piacciono.
La trama mi aveva davvero incuriosita ma il colpo di scena a pagina due, no grazie. Il colpo di scena lo voglio alla fine, uno di quelli che non ti fa respirare, non a pagina due. Peccato, perché si presentava davvero bene, ma passo avanti…
Non sono d’accordo con la critica del libro. Assolutamente non viene rilevato il finale nella pagina 2. Il protagonista racconta la storia dal letto dell’ospedale ma il finale e il mistero non è che ha pallottola in testa, quindi mi sembra fuori luogo il commento. Per nomi dei paesino , sono molto importanti per la storia del libro. I gusti sono personali e soggettivi . La trilogia personalmente mi è piaciuta.
Ci sta non essere d’accordo!
Sono d’accordo in tutto e per tutto con te, Orange! Inoltre io sono stata travolta da subito, lo sto divorando e, per ora lo trovo molto meglio dei libri gialli/thriller che vengono pubblicati.
Grazie!
L’ho letto poco prima di andare a Vitoria Gaestiz ed è incredibile come tra le vie della città si ritrovino tutte le ambientazioni delle storie di Kraken.
A Vitoria organizzano anche dei tour letterari a tema 🙂
Che meraviglia!
Wow, spero di poterci andare prima o poi!
Ciao, a me è piaciuto moltissimo. Acquistato anni fa, per caso, in una libreria di Urbino.Mi colpirono trama e copertina…preso e letto appena rientrata dalle vacanze. I luoghi citati mi hanno talmente colpito che avrei tanto voluto poter visitare la città. Ah, i nomi sono più che altro scritti in lingua basca, essendo Vitoria appunto una città basca.
Scritto molto bene e storia molto interessante e intricata. Lo consiglio, premetto che sono un’appassionata di thriller et similia e ultimamente fatico a trovarne uno valido!