BLOGTOUR “Lezioni di disegno” di Roberta Marasco: intervista all’autrice
In occasione dell’uscita, domani 19 giugno, del nuovo romanzo di Roberta Marasco, “Lezioni di disegno” (Fabbri), io e altre colleghe blogger abbiamo organizzato un bellissimo Flash Blogtour che vi darà la possibilità di conoscere il romanzo e di vincere una copia del libro (quindi leggete con attenzione tutto il post, fino alla fine!). Questo il calendario delle tappe e i blog dove potrete trovarle:
18 giugno
Intervista a Roberta Marasco
Io ho avuto la possibilità di fare qualche domanda all’autrice, che ringrazio per la disponibilità e per essersi aperta senza remore. Ecco cosa mi ha risposto!
In “Lezioni di disegno” ci sono tanti spunti di grande interesse, ma soprattutto due nodi centrali di profonda attualità. Parto con il primo, ovvero il “prendersi cura”. In “Essere e tempo” Heidegger ci ha regalato pagine meravigliose (e incredibilmente ostiche!) su questo concetto, sul modo che abbiamo di rapportarci agli altri. Lui, tra le altre cose, scrive che possiamo prenderci cura degli altri quando gli concediamo la libertà di prendersi cura di loro stessi. Nel tuo romanzo, Julia, ripensando a sua madre che ripeteva “Il papà si prende cura di noi”, dice: “Forse esisteva un modo di prendersi cura degli altri senza farsi del male e senza fare del male”. Volevo chiederti, cosa vuol dire per te, per Roberta, prendersi cura? Cosa c’è alla base di quello slancio che sembra essere sia un’esigenza che un bisogno?
Nel romanzo precedente, “Le regole del tè e dell’amore“, scrivevo che “le cose non sono di chi le possiede, ma di chi se ne prende cura”, mi sa che è un tema che mi sta a cuore, anche se non me ne sono accorta finché non me l’hai chiesto! In “Lezioni di disegno” convivono diversi modi di prendersi cura degli altri: c’è quello pratico e freddo del padre, quello affettuoso e un po’ svagato della madre, quello rigoroso di Anna, quello attento e allegro di Javier. È un’idea che per me rimanda sempre in qualche modo all’infanzia, ai pomeriggi passati a letto malata, alla mamma che arriva con un unguento miracoloso e ti fa passare la tosse, è affetto e sollecitudine e serenità e protezione. A volte confondiamo il prenderci cura con l’amore, invece sono convinta che siano cose diverse: ci sono persone in grado di prendersi cura degli altri e persone per cui è come cercare di rotolare se sei un cubo, lo fai, ma in modo goffo e innaturale. E non significa che le seconde ti amino di meno o le prime di più. Prendersi cura è un bisogno, come dici giustamente tu, e come tutti i bisogni, spesso è indipendente dall’oggetto su cui lo riversiamo.
Il secondo tema è quello dell’amore. Julia, ormai adulta, capisce che nella casa in cui è cresciuta l’amore aveva assunto tante forme e comprende le parole che aveva pronunciato Javier: “L’amore diventa anche odio e rancore”. E spesso anche violenza, aggiungo io, che però non ho mai capito come possano esistere insieme. Sono le due facce della stessa medaglia?
No, credo di no, soprattutto non nel caso della violenza. Credo che l’amore porti sempre con sé una componente di rancore, questo sì, che si tratti del rancore dei primi rifiuti e dei primi sospiri non corrisposti, delle rinunce a cui ogni amore in qualche modo ti porta, o della parte di te che non trova posto nella coppia (perché per quanto una coppia funzioni e ci si ami, c’è sempre una parte di noi che ne rimane fuori, ed è giusto così, credo). L’odio è il risultato di una ferita profonda, come una suppurazione e no, non dovrebbe farne parte, ma può capitare, se succede qualcosa di grave. La violenza invece è del tutto incompatibile con l’amore, dove inizia l’una finisce l’altro, senza se e senza ma. Non solo, dall’odio si può tornare indietro e provare a ricominciare da capo, dalla violenza mai. Non basta un momento di odio a distruggere un amore, ma basta un istante di violenza ad azzerarlo per sempre.
Nei ringraziamenti citi anche la città di Barcellona. Personalmente l’ho sempre trovata piena di contraddizioni, sia chiassosa che superba, placida e altezzosa. Tra le pagine di “Lezioni di disegno” ho avuto come l’impressione che la doppia vita di Gloria rispecchiasse la duplice anima di questa città. Mi sono lasciata ingannare? Volevo anche chiederti cosa ti lega a Barcellona.
Hai perfettamente ragione, Barcellona è piena di contraddizioni perché esiste una città per ogni sguardo che vi si posa. Barcellona è una città che sa offrirsi, è piena di vita, è praticamente impossibile passeggiare per il centro senza che succeda qualcosa, una manifestazione, una festa di quartiere, e questo fa sì che le sue strade cambino in continuazione. La vera Barcellona è più difficile da scovare, si nega, non si lascia guardare e amare facilmente. Io vivo a pochi chilometri di distanza da anni (ecco il mio legame!) e ancora non posso dire di conoscerla. In una città con tanti stranieri, poi, non è facile dire quale sia la sua anima più autentica. Ci sono strade di Barcellona in cui sembra di fare il giro del mondo. Personalmente, la Barcellona che più amo è quella che ho descritto nel romanzo, quella dei vicoli, dei negozietti, delle tende tirate sui balconi minuscoli, delle biciclette appese fuori dalla finestra, dove tutto diventa vagamente minaccioso e al tempo stesso irresistibilmente suggestivo.
Tutti i personaggi di “Lezioni di disegno” sono molto ben caratterizzati, nonostante ci sarebbe ancora tantissimo da dire di ognuno di loro. I tratti della personalità delle tre sorelle sono marcati, ma alla fine della narrazione provano a “uscire dai margini”, un consiglio che Gloria dava a sua figlia quando disegnavano insieme. “Il contorno è un’astrazione”, le diceva. Mi piace l’idea che possiamo uscire dai margini, da quella che si definisce la nostra comfort zone. Ma, ti chiedo, è davvero possibile? Cosa ci vuole per riuscirci? E quando Roberta esce davvero dai suoi margini?
Uscire dai margini è fondamentale, almeno una volta nella vita. Ciascuno lo farà in modi diversi, per qualcuno significherà affrontare la propria paura, per qualcun altro tradire le aspettative altrui, per qualcun altro creare, cucinare, osare. Io esco dai miei margini ogni volta che decido di fare qualcosa fidandomi solo di me stessa, senza aspettare il parere e il permesso di nessuno. Per me è questa la sfida più grande, darmi il permesso di farlo, da sola. Per qualcuno sarà facile e quasi ridicolo, per me ogni volta è una lotta con me stessa, faticosa e un po’ dolorosa. Ma ogni volta ho imparato qualcosa, anche quando ho sbagliato, e ne sono uscita più forte.
Concludo, per darmi delle arie ovviamente, con l’incipit che tutti conoscono: “Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo”, per chiederti: l’incapacità di costruirsi una famiglia felice è un fattore ereditario? Se guardo ad Anna e a Olga direi di sì, ma mi piace pensare che per Julia ci sia ancora tempo per provare a rimediare…
Secondo me la chiave è sapersi perdonare. È su questo, credo, che si fonda la possibilità di costruire una famiglia felice anche quando non ne hai conosciuta una. Anna e Olga non sono riuscite a farlo, a perdonare e a perdonarsi. Julia ci prova…
Giveaway “Lezioni di disegno”
“Lezioni di disegno” di Roberta Marasco
TRAMA – Un amore finito, un impiego insoddisfacente lasciato indietro e una vita che, a 39 anni, non ha ancora messo radici e sta tutta in una valigia. Come quella con cui Julia arriva a Barcellona, nella lussuosa villa di Pedralbes che lei e le sorelle sono costrette a vendere dopo la morte della madre Gloria. Fra i ricordi di un padre autoritario e severo, complice della dittatura franchista, e i segreti di famiglia occultati fra le pareti delle stanze deserte, Julia ritrova anche una fotografia della madre da giovane, abbracciata a un bellissimo sconosciuto. Alle prese con la sfrenata nipote, figlia della ribelle Olga, Julia si trova a fare i conti con un passato pieno di rivelazioni. Dalla Barcellona in fermento degli anni Settanta, quella delle prime manifestazioni e delle assemblee femministe, dell’amore libero, della musica e della controcultura, emerge il volto segreto di Gloria, una donna che la figlia conosceva solo a metà, capace di vivere una passione clandestina e travolgente che molto ha da insegnare, sull’amore e sulla vita. E sulle ribellioni silenziose che ci conducono verso i nostri sogni.
Io adoro Barcellona, l’ho visitata qualche anno fa e ne sono rimasta affascinata. Bella questa intervista.
Grazie!! Chi non adora Barcellona??
Mi è piaciuta molto la definizione di “prendersi cura” ed è proprio vero che “…ci sono persone in grado di prendersi cura degli altri e persone per cui è come cercare di rotolare se sei un cubo, lo fai, ma in modo goffo e innaturale”: sono pienamente d’accordo! Grazie per questa bella intervista che mi ha permesso di conoscere un pochino di più Roberta Marasco 🙂
Grazie, ne sono felice!
e finalmente riesco a passare anche qui per lasciare il mio commento.
che belle le interviste con gli autori e dopo aver letto questa di Roberta sono molto curiosa di scoprire il libro!
Azzurra i mi piace alle varie pagine sono a nome Mariarosaria Palmentieri ma ormai dovreste saperlo 😀
Ormai so benissimo chi sei 😎
Che bella questa intervista, con domande piuttosto intense e riflessive. Molto interessanti le risposte sul prendersi cura e sull’amore.
Si intuisce nell’intervista e nelle risposte della Marasco una bella intelligenza e onestà intellettuale che sicuramente avrà riversato nel suo romanzo. Sono curioso di leggere questo libro. Ps La Spagna è bella tutta, figuriamoci Barcellona! Grazie!
Ciao Azzurra.
Complimenti per questa tua intervista, mi sono piaciute moltissimo le tue domande, se ne avessi avuto la possibilità probabilmente è tutto ciò che avrei chiesto anch’io all’autrice.
A volte confondiamo il prenderci cura con l’amore, una gran della riflessione.
Sono sempre più curiosa di leggere questo libro e di scoprire l’evolversi della vita di Julia.
Anch’io adoro Barcellona, non ci sono mai stata ma conto di andarci un giorno.
Grazie di cuore!
Molto bella questa intervista con domande davvero intetessanti. Mi sono piaciute in particolar modo le risposte di Roberta alle prime due sul prendersi cura e sull’ amore
Bella intervista, domande interessanti! Scusate la sinteticità ma è la terza volta che provo a commentare e non appare nulla…
Scusami, ero convinta di aver approvato i commenti dalla applicazione del cellulare, non so perché ma non mi aveva preso il comando (nonostante nella app mi risultassero approvati!). Misteri della tecnologia!!! Scusa ancora!
Grazie per questa intervista e per la possibilità di conoscere un’autrice che non conoscevo.
Grazie a te!