Review Party: “Non si uccide per amore” di Rosa Teruzzi
Ma che gioia tornare al piccolo casello ferroviario alle spalle del Naviglio Grande e ritrovare Libera, Iole e Vittoria! Leggere “Non si uccide per amore” di Rosa Teruzzi (Sonzogno) è stato come tornare a casa in una giornata di pioggia, come indossare il pigiama dopo averlo tenuto sul termosifone, come mangiare una granita al limone in una torrida giornata d’estate: in due parole, incredibilmente piacevole!
TRAMA – Un foglietto, ormai ingiallito, trovato in una vecchia giacca nel fondo di un armadio, riporta la memoria di Libera, la fioraia del Giambellino, all’episodio più doloroso della propria vita. Quella giacca è di suo marito, ucciso vent’anni prima senza che sia mai stato trovato il colpevole, e quel biglietto sembra scritto da una donna. Dopo essersi improvvisata detective, nei romanzi precedenti, per risolvere i casi degli altri, questa volta Libera trova il coraggio per rivangare le vicende di quel suo passato. Con l’aiuto della madre bizzarra e di una giovane cronista di nera, e nonostante la vana opposizione della figlia poliziotta, si spingerà fino in Calabria per guardare in faccia l’amara verità.
“Non si uccide per amore” è il terzo libro della serie nata dalla penna della bravissima Rosa Teruzzi, dopo “La sposa scomparsa” e “La fioraia del Giambellino“: è ovvio che vi devo dire di cominciare a leggere dall’inizio (anche perché sono romanzi davvero deliziosi), ma devo essere sincera nel dire che l’autrice sin da subito mette a proprio agio il lettore facendo una sorta di “riassunto delle puntate precedenti” che, diciamolo, fa bene anche a chi ha letto già gli altri libri!
Dopo aver risolto due casi, improvvisandosi detective insieme all’anziana all’eccentrica madre, Libera decide una volta e per tutte di prendere in mano l’indagine che più di tutte le sta a cuore, e che la tormenta ogni notte con incubi ricorrenti, ovvero l’omicidio del marito Saverio, ammazzato più di vent’anni prima.
Eppure, ammise con amarezza, questa stessa donna in passato non si era battuta fino in fondo perché l’assassino (l’assassina?) del marito venisse assicurato alla Legge. Aveva demandato la responsabilità dell’inchiesta ai colleghi di Saverio, senza mai fare pressioni. Si era lasciata vivere. Un atteggiamento di pavida rassegnazione che la figlia le aveva a lungo rimproverato.
Libera riparte da quel biglietto dimenticato nella camicia di suo marito: “La scritta – Martedì 25, alle sette, nel parcheggio – era senza dubbio il messaggio con il quale Saverio era stato attirato nella trappola di morte”. Partirà da lì ma non chiederà aiuto al suo cavaliere, a Gabriele, il collega e miglior amico di suo marito, il padrino (e adesso capo) di sua figlia Vittoria, “l’unico uomo che ne avesse segretamente acceso il desiderio, dopo la morte di Saverio, il solo che lei riuscisse a immaginare al suo fianco, nei suoi sogni più inconfessati”: Gabriele adesso sta con un’altra donna e Libera, in mezzo a queste nuove indagini, dovrà fare i conti anche con i suoi sentimenti (aaaaaah, non mi fate dire altro!!!).
Ad aiutarla saranno come sempre sua madre Iole, che in “Non si uccide per amore” trova una bellissima complicità con la figlia e si impone di essere meno “bizzarra” del solito per trovare il giusto modo di starle accanto, e poi il Dog, cronista dai modi rudi ma leale del quotidiano La Città, con la Smilza, ovvero Irene, la giovane giornalista che sembra leggere nel pensiero. Apro un piccola parentesi su Irene: mi aveva già fatto simpatia nei romanzi precedenti, ma in questo l’autrice ne delinea ancora di più il personaggio e devo dirvi che mi ha letteralmente conquistata e non vedo l’ora di ritrovarla in futuro (aaaah, anche qui, non mi fate aggiungere altro!!). Grande assente sarà, invece, la figlia Vittoria.
Ogni miracolo era possibile in una città come questa.
Anche scoprire la verità su un delitto del passato.
Anche rivedere finalmente il sorriso sul volto di tua figlia.
Anche che Iole metta la testa a posto?
No, quello no.
Libera, Iole e Irene si faranno strada, tra indizi e intuizioni, in un intreccio del passato che finalmente chiarirà ogni cosa. “Non si uccide per amore” non è solo il titolo che l’autrice ha scelto per il romanzo, ma anche un monito che non potrebbe essere più attuale e più significativo.
Ancora una volta Rosa Teruzzi ci regala un romanzo così piacevole che scorre via senza che il lettore si accorga del tempo che passa; nuove pagine che fanno venire voglia di averne ancora, per sapere di Vittoria e di questo Achille che sotto tutti quei tatuaggi nasconde una passione per le piante; per conoscere ancora meglio Irene; per sapere se il povero Furio, l’indomito corteggiatore di Libera, avrà mai qualche speranza; o anche solo per sapere quale libro sta facendo compagnia a Libera. Non resta che aspettare, quindi, il prossimo romanzo!
Ciao ! concordo con la tua recensione al 100% e aspetto con ansia i prossimi libri di Rosa Teruzzi ! Complimenti per la recensione attenta e puntuale !