“Uomini che restano” di Sara Rattaro: un’emozione incredibile
Quando inizi un libro di autore che conosci e che ti ha già emozionato molto ti dici: “No, questa volta leggo con calma, quasi lo raziono”. Me lo sono detta anche con l’ultimo di Sara Rattaro, “Uomini che restano”, (Sperling & Kupfer): mi sono messa sul divano e ho iniziato a leggere. Solo che, quando il mio corpo mi ha chiesto di cambiare posizione, ho visto che ero già arrivata a pagina 170. Colpa mia? No. Merito della scrittura travolgente, emozionante e coinvolgente di Sara Rattaro, un’autrice che ruba il cuore con le sue parole.
TRAMA – All’inizio non si accorgono nemmeno l’una dell’altra, ognuna rapita dal panorama di Genova, ognuna intenta a scrivere sul cielo limpido pensieri che dentro fanno troppo male. Fosca e Valeria si incontrano per caso nella loro città, sul tetto di un palazzo dove entrambe si sono rifugiate nel tentativo di sfuggire al senso di abbandono che a volte la vita ti consegna a sorpresa, senza chiederti se ti senti pronta. Fosca è scappata da Milano e dalla confessione scioccante con cui suo marito ha messo fine in un istante alla loro lunga storia, una verità che per anni ha taciuto a lei, a tutti, persino a se stesso. Valeria nasconde sotto un caschetto perfetto e un sorriso solare i segni di una malattia che sta affrontando senza il conforto dell’uomo che amava, perché lui non è disposto a condividere con lei anche la cattiva sorte. Quel vuoto le avvicina, ma a unirle più profondamente sarà ben presto un’amicizia vera, di quelle che ti fanno sentire a casa. Perché la stessa vita che senza preavviso ti strappa ciò a cui tieni, non esita a stupirti con tutto il buono che può nascondersi dietro una fine. Ti porta a perderti, per ritrovarti. Ti costringe a dire addio, per concederti una seconda possibilità. Ti libera da chi sa soltanto fuggire, per farti scoprire chi è disposto a tutto pur di restare al tuo fianco: affetti tenaci, nuovi amici e amici di sempre, amori che non fanno promesse a metà. Sara Rattaro racconta le nostre emozioni come se sapesse leggerci dentro. Sono nostre le paure e le speranze, le illusioni e gli smarrimenti di fronte alle mille variabili dell’amore, alle traiettorie imprevedibili dell’esistenza. Sono eroi normali quelli che vincono in questa storia, donne e uomini che hanno il coraggio di lottare nei momenti più duri, di accettarsi senza indossare maschere, di tenere aperta la porta del cuore per esporsi al destino e ricominciare.
Come mi è già capitato di scrivere in altri post, quando un libro mi emoziona molto, al punto da rimpiermi gli occhi di lacrime, è difficile parlarne. Ho il timore che le mie parole non siano abbastanza, che quello che scrivo non renda appieno quello che provo e che ho provato leggendo. Sara Rattaro è un’autrice toccante e “Uomini che restano” è un gioiello che va letto.
Si è parlato tanto ultimamente di questo romanzo (che è andato in ristampa a DUE giorni dall’uscita) e molto spesso ho letto e sentito associare al libro il concetto di “abbandono”. Io voglio andare controcorrente e dire che “Uomini che restano” parla di riconquista.
Secondo me c’è un filo rosso che unisce tutti i personaggi, ovvero il fatto che ognuno, a modo suo, si è negato il tempo di ascoltarsi, non si è concesso di guardarsi dentro per davvero, si è “cercato una vita non sua”.
È difficile scrostare la superficie della nostra vita per arrivare a guardarci dentro.
È chiaro che Fosca e Valeria vengono lasciate dai loro compagni, in modi e per motivi che ovviamente non vi anticipo, ma stavano davvero vivendo la vita che volevano? Dietro tutte quell’apparenza, c’era felicità? Fosca per esempio non si è mai abituata a Milano, è sempre rimasta Genova la sua casa, ma ha cambiato per seguire Lorenzo, non i suoi desideri. Valeria, invece, aveva un marito oppure un coinquilino? Di Sergio era innamorata per davvero?
Perché, se crescere o diventare grandi sono cose difficili, raramente hanno a che fare con l’essere finalmente se stessi.
Penso che, a seguito di eventi traumatici, ma anche per decisioni di altri, i personaggi di “Uomini che restano” iniziano a guardarsi dentro, a fare i conti con i loro reali sentimenti, imponendosi di mettere se stessi prima degli altri, soffrendo per rinascere, per ricominciare, per riconquistare il proprio posto nel mondo. O quantomeno, per provarci. Perché:
Una delle poche certezze che abbiamo è che questa vita arriverà alla fine. Quello che possiamo sperare è che nel frattempo sia accaduto qualcosa di veramente speciale.
Più di tutti, Lorenzo mi ha strappato il cuore. Non a caso il libro si chiude con le sue parole. Quando ho terminato di leggere avevo gli occhi lucidi e non riuscivo ad arrendermi di fronte all’evidenza: il romanzo era finito. Ne volevo ancora, volevo sapere di Fosca, di Valeria, di Fabrizio, di Ale, anche di Sergio.
Volevo ancora sentirmi bene con le parole di Sara Rattaro; emozionarmi con le sue considerazioni, semplici e allo stesso tempo disarmanti; volevo immergermi ancora nella vita dei sui protagonisti; volevo guardare Genova attraverso i suoi occhi, limpidi e sinceri come la sua scrittura.
“Uomini che restano” l’ho amato e lo porterò nel cuore per tanto tempo ancora. In attesa della prossima storia di un’autrice che si conferma una delle voci più emozionanti della narrativa italiana contemporanea.
Infine, per una volta, permettetemi di essere romantica, sdolcinata, amorevole, o come preferite. Questa recensione la dedico a Renato. Un uomo che è rimasto per raccontarmi chi ero, quando io non riuscivo a capirlo; che rimane ogni giorno per insegnarmi a volermi bene (amare lui è molto più spontaneo); che mi auguro rimarrà per indicarmi la strada con la sua luce. Perché ha ragione Sara Rattaro, ancora una volta, quando scrive che gli uomini che restano sono luminosi. E Renato, per me, è il più splendente.
Ciao Azzurra, inutile dire che sono d’accordo con te. I libri di Sara oltre ad essere troppo brevi per i miei gusti di adorante lettrice, sanno strapparti letteralmente dal mondo. In questo ho amato anche io particolarmente l’ultimo capitolo, forse il più difficile. Anche se non è facile mettersi nei panni dei vari personaggi o patteggiare per l’una o per l’altro ( magari con una sola eccezione! ) perchè tutti portano con sè un peso difficile da giudicare. Bella recensione!
Grazie Cri, detto da te è un’emozione ancora più grande!
Che bella questa recensione!