“La manutenzione dei sensi” di Franco Faggiani: un romanzo davvero straordinario
“La manutenzione dei sensi” di Franco Faggiani (Fazi), in libreria da oggi 1 febbraio, è un libro sorprendente che consiglio davvero a tutti. Mi ha divertita, commossa, emozionata: personaggi così genuini, con una storia talmente vera da far dimenticare che si tratta di un romanzo, sono rari. Perciò non bisogna farseli scappare.
TRAMA – A un incrocio tra casualità e destino si incontrano Leonardo Guerrieri, vedovo cinquantenne, un passato brillante e un futuro alla deriva, e Martino Rochard, un ragazzino taciturno che affronta in solitudine le proprie instabilità. Leonardo e Martino hanno origini ed età diverse, ma lo stesso carattere appartato. Il ragazzo, in affido temporaneo, non chiede, non pretende, non racconta: se ne sta per i fatti suoi e non disturba mai. Alle medie, però, a Martino, ormai adolescente, viene diagnosticata la sindrome di Asperger. Per allontanarsi dalle sabbie mobili dell’apatia che sta per risucchiare entrambi, Guerrieri decide di lasciare Milano e traslocare in una grande casa, lontana e isolata, in mezzo ai boschi e ai prati d’alta quota, nelle Alpi piemontesi. Sarà proprio nel silenzio della montagna, osservando le nuvole in cielo e portando al pascolo gli animali, che il ragazzo troverà se stesso e il padre una nuova serenità. A contatto con le cose semplici e le persone genuine, anche grazie all’amicizia con il burbero Augusto, un anziano montanaro di antica saggezza, padre e figlio si riscopriranno più vivi, coltivando con forza le rispettive passioni e inclinazioni.
Per prima cosa, dico che nessuna trama probabilmente renderebbe giustizia a questo romanzo. In poche parole non sarebbe possibile trasmettere la bellezza della storia raccontata da Franco Faggiani, la forza dei suoi personaggi e la disarmante umanità che affidano al lettore. E nemmeno io sarò in grado, con questo mio commento, a rendergli giustizia, ne sono certa.
“La manutenzione dei sensi” non racconta la storia di Leonardo, né la storia di Martino, ma il modo in cui, insieme, sono riusciti a trovare il loro posto nel mondo, a superare etichette come “vedovo” o “affetto da sindrome” che a volte ci indentificano ancora prima di capire chi siamo davvero.
Quando Leonardo viene a sapere che sua moglie Chiara è morta il mondo gli crolla addosso. Nina, sua figlia, gli darà una strattone con la sua incredibile forza d’animo, dicendogli, quando lui mostra sul viso i segni di un pianto ininterrotto, di non volere un “padre rospo”. Quella definizione porterà con sé una risata che avrà il sapore di un nuovo inizio.
Sarà sempre lei ad andare in un orfanotrofio, dove la madre faceva volontariato, e a tornare a casa con Martino, da prendere in affido. Una situazione temporanea che, ovviamente non sarà mai stata tale, soprattuto nei sentimenti.
«Sì, ha quasi otto anni. Un bellissimo bambino, con un carattere che giudicheresti subito perfetto. Parla pochissimo, si fa sempre i fatti suoi, non ama le smancerie, è adattabile, non si lamenta mai, dove lo metti sta. Ha l’aria smarrita di un sognatore… il tuo ritratto spiccicato».
Martino è un ragazzino schivo, solitario, non ama il contatto fisico, preferisce il silenzio alle chiacchiere. Leonardo è come lui, avvolto nel suo risentimento e nei suoi rimpianti. Sa che Martino non è suo figlio e che lui non è suo padre. Se lo ripete spesso, quasi provando a convincersi che un legame non di sangue possa essere meno autentico, probabilmente per paura di dover affrontare un’altra perdita.
Io, considerandolo una persona che da un giorno all’altro sarebbe potuta andar via, lo guardavo con un po’ di distacco, non mi facevo coinvolgere, lo lasciavo fare. Forse era per questo che in qualche modo gli piacevo, guadagnandomi, a volte, immotivati sorrisi, che affioravano da chissà dove.
Poi arriva un momento in cui tutto cambia.
«Ehi Leo, ho la sindrome di Asperger!». L’aveva presa con spirito sportivo. Almeno lui.
Quello che mi preme sottolineare, è che “La manutenzione dei sensi” non è un romanzo triste, o un libro nel quale è la malattia a essere protagonista. Non ci troverete frasi fatte, piaggerie, tanti buoni propositi di cui spesso non si sa cosa farsene. Ci tengo a dirlo perché magari, leggendo “sindrome di Asperger” qualcuno potrebbe dire: “No, per carità, non fa per me”. E invece no. È un romanzo molto ironico, commovente (specie nel finale), ma mai banale o stucchevole. Autentico è l’aggettivo che continua a ronzarmi in testa.
Martino non è la sua sindrome, non lo è nemmeno agli occhi delle persone straordinarie che incontrerà quando lascerà Milano, per andare a vivere in montagna. Lui e Leonardo inizieranno una nuova vita in mezzo a quegli altopiani, scoprendosi, riconoscendosi. Leonardo proverà a far pace con se stesso, aiutato dal tempo, da quel panorama che sua moglie ha amato; troverà la dimensione di pace che stava cercando e che Milano non ha saputo dargli.
Vivevamo defilati, comunque liberi e con quanto ci serviva davvero. Questo ci teneva a distanza da numerosi problemi. Molte cose, che in città sembravano indispensabili, qui, immersi nei boschi, spesso si erano rivelate superflue, ingombranti o, peggio ancora, inutili. Non avevamo mai molta gente intorno, ma non ci sentivamo per niente soli.
Martino darà sfogo alla sua creatività, alla sua spiccata intelligenza, lavorerà con il vecchio Augusto occupandosi della mungitura, dell’orto, della vendita dei formaggi, imparando a intagliare il legno. Certo, continuerà a non parlare a vanvera, ad aggiustarsi continuamento il ciuffo che gli ricade sugli occhi, a fare domande spiazzanti e a rispondere con estrema sincerità, ma negli anni, sarà in grado di farsi degli amici, di esprimere le sue emozioni anche con il contatto fisico, ad aprirsi di più.
«Mica sono tutti fortunati come noi».
«Ma la nostra non è fortuna, è una scelta».
«Forse hai ragione. Siamo stati noi a scegliere un posto e un modo di vivere che ci fa stare bene. Insieme. Tu stai bene?».
«Dove viviamo mi sento bene, sì, sì. Non so se è merito tuo, mio, di altri, del posto o di che cosa».
«In effetti sentirsi bene è meglio che stare bene. Poi di chi è il merito non è importante».
Assistere al loro cambiamento, al modo in cui sceglieranno di essere felici optando per una scelta coraggiosa (o consapevole), è stato molto emozionante. Quindi, al di là della trama e di questa mia recensione, vi dico di farvi un regalo e di comprare “La manutenzione dei sensi“, perché non ve ne pentirete.
Lo sento molto nelle mie corde!
Bella recensione
Grazie cara, spero davvero ti piaccia