“Harry Potter e la pietra filosofale” di J. K. Rowling: scusate per il ritardo!
“Harry Potter e la pietra filosofale” di J. K. Rowling è stato pubblicato in Italia da Salani il 29 maggio del 1998 (in Inghilterra il 26 giugno 1997): in pratica, l’ho letto con quasi vent’anni di ritardo! Meglio tardi che mai, no? Lo so, vent’anni sono tantissimi, non ho praticamente scuse, ma ho capito che non mi ero mai avvicinata ai libri perché le poche immagini che avevo intravisto dei film non mi avevano fatto molta simpatia (sì, ho capito, devo vedere pure quelli!). Quindi, sì, il mio era solo un inutile preconcetto, ma almeno ho rimediato. Potrò essere perdonata?
TRAMA – Harry Potter è un predestinato: ha una cicatrice a forma di saetta sulla fronte e provoca strani fenomeni, come quello di farsi ricrescere in una notte i capelli inesorabilemte tagliati dai perfidi zii. Ma solo in occasione del suo undicesimo compleanno gli si rivelano la sua natura e il suo destino, e il mondo misterioso cui di diritto appartiene. Un mondo dove regna la magia; un universo popolato da gufi portalettere, scope volanti, caramelle al gusto di cavolini di Bruxelles, ritratti che scappano.
Capite bene che, oggi come oggi, una recensione di “Harry Potter e la pietra filosofale” sarebbe del tutto inutile, così come un’approfondimento della trama, quindi provo a lasciarvi le mie impressioni su questo libro per ragazzi che mi ha tenuto compagnia durante gli ultimi giorni del 2017.
Una cosa che mi ha colpita, forse condizionata anche dalla prefazione di Stefano Bartezzaghi, è stata la percezione che l’autrice avesse già chiaro in mente il quadro complessivo. Può essere che mi sbaglio, e perdonatemi se tra queste righe ci saranno delle inesattezze (mi sto ancora documentando!), però mi è sembrato che la Rowling avesse già in mente dove andare a parare, sin dalle prime battute di questo libro.
Sono certa che non avesse la minima idea di diventare più ricca della Regina e che il suo Harry Potter potesse far breccia nel cuore di milioni di lettori in tutto il mondo (mamma mia, ma che sensazione deve essere?) però non mi pare – correggetemi, in caso – che sia arrivata a scrivere sette libri per puro marketing.
Ogni cosa è al suo posto sin da subito, nulla è lasciato al caso, la cura dei particolari è quasi maniacale: dai nomi dei dolci a quelli delle monete, dai materiali con cui si costruisce una bacchetta ai titoli di testo per la scuola di magia, dalle stranezze del castello di Hogwarts alle dinamiche tra i personaggi. Questa attenzione, o per meglio dire, questa dedizione per i dettagli, mi ha reso sin da subito parte della storia, come se quello che stessi leggendo non fosse frutto di una splendida immaginazione, ma lo stessi vivendo per davvero. L’autrice mi ha raccontato il fantastico in modo così reale e autentico che è stato impossibile pensare che non esista.
Ed è stato allora che ho capito la grandezza e il potere di questo libro. Perché sì, la storia è deliziosa, il linguaggio è semplice e allo stesso tempo accattivante, i personaggi sono perfettamente caratterizzati ed è immediata l’antipatia o la simpatia nei confronti dell’uno piuttosto che dell’altro, ma questo senso di reale e magico continuamente mescolati insieme mi hanno fatto capire perché tantissime persone si emozionano ricevendo una finta lettera di convocazione da Hogwarts o si circondano di gadget della saga. La vera forza, a mio avviso, della scrittura della Rowling sta proprio in questo: nell’aver portato magia nelle nostre vite.
Che dirvi di altro? Ho trovato molto intelligente la suddivisione in capitoli: mi è sembrato quasi che ognuno contenesse una storia a sé e che, in questo modo, fosse facilitata la lettura del testo da parte dei più piccoli, e allo stesso tempo, resa più accattivante. Non so quanti di voi abbiano avuto questa sensazione, ma i primi capitoli, quando Harry è a casa di zia Petunia, mi ha riportato alla mente “Matilde” di Roald Dahl (che poi in tv è diventata “Matilda, sei mitica”).
Personaggio preferito? Su questo ci ho riflettuto parecchio e credo sia Silente. Forse è presto per dirlo, perché è solo il primo libro, ma mi ha conquistato sin da quando ho messo piede alla scuola di magia e lui ha detto: “Benvenuti a Hogwarts per un nuovo anno scolastico! Prima di dare inizio al nostro banchetto, vorrei dire qualche parola. E cioè: imbecille, medusa, scampolo, pizzicotto! Grazie!”.
Mi piace che lui tutto sa e tutto vede, che mantiene vivo il mistero senza perdere l’ironia, che sia lui a darci “la morale” alla fine della storia (“Il guaio è che le persone hanno una particolare abilità nello scegliere proprio le cose peggiori per loro”), che sia incredibilmente saggio ma che non sappia resistere alle caramelle. Dopo di lui, sicuramente Ron. È sua una delle battute che più mi ha fatto ridere: “Mi domando com’è vivere una vita tranquilla”. Al terzo posto metto i centauri: “Marte è molto luminoso stasera” penso che diventerà una delle frasi che userò più spesso quando non voglio rispondere a qualcuno!
Nella challenge di lettura organizzata quest’anno da Laura (La Libridinosa), Stefania (una delle Due lettrici quasi perfette) e Laura (La biblioteca di Eliza) ci stiamo sfidando divise in Case, proprio come succede a Hogwarts. Senza avere mai letto nulla io avevo scelto Serpeverde e, ad oggi, farei di nuovo la stessa scelta. Onestamente, Tassorosso e Corvonero in questo primo libro sono inesistenti e senza i Serpeverde non ci sarebbe stato nessun divertimento!
che brava, bellissime parole e le condivido tutte! D’altronde noi serpeverde ci capiamo!
Siamo una squadra fortissima!!!
Ah che belle le recensioni in anteprima! Sono sempre una fonte utile per decidere cosa acquistare al prossimo giro in libreria!
Non sia mai che ti trovi impreparata! Meno male che ci sono io!