“Pane, cose e cappuccino” di Fannie Flagg: un’autrice inimitabile, assolutamente da scoprire!
Scusate, per Elmwood Springs? No perché, dopo aver letto “Pane cose e cappuccino” di Fannie Flagg (BUR) io ho già fatto le valigie! Chi non vorrebbe immergersi nelle atmosfere di un paese così? Una piccola realtà di provincia dove “la gente è felice” e “soddisfatta”? Non lo sentite anche voi questo delizioso profumo di torta appena sfornata? Magari c’è da dare una riverniciatina al portico, ma volete mettere starsene lì fuori, con una bella tazza di tè e un buon libro, magari con una coperta patchwork sulle gambe…
TRAMA – Dena è una splendida e ambiziosa stella nascente della televisione degli anni Settanta. L’aspetta un futuro più che promettente, ma il suo presente è irto di complicazioni e il passato avvolto nel mistero. Tutti i nodi della sua vita vengono al pettine quando è costretta a lasciare l’amata New York per fare ritorno nella cittadina della sua infanzia, Elmwood Springs, Missouri. Dove rivede una vecchia amica pronta a buttarsi nel fuoco per lei; i parenti chiaccheroni ma saggi; una pioniera delle trasmissioni via etere. E altri personaggi teneri e bizzarri, tutti ammaliati da una donna che, senza sapere dove sia la sua casa e neppure cosa sia l’amore, proprio grazie a loro mette le basi per un futuro nuovo ed inaspettato.
Sì, lo ammetto: Fanni Flagg mi ha fatta sognare. Elmwood Springs è un posto così incantevole che sarebbe bellissimo poterci andare oggi stesso. E perché no, magari anche facendo un tuffo nel passato, quando invece di Antonella Clerici c’era Neighbor Dorothy che dava le ricette, durante la sua trasmissione radiofonica, e si poteva fare una torta e poi mangiarla, senza prima dover fare una foto da postare su Instagram!
(Pausa sospirone)
Come faccio a farvi capire quanto ho amato questo libro? Non lo so, ma prometto di provarci, anche se voi lo dovete leggere punto e basta.
In “Pane, cose e cappuccino” la storia è raccontata in modo impeccabile: i salti temporali sono brevi e tutti significativi, i capitoli si alternano facendo gola al lettore, che ne divora uno dietro l’altro, incapace di fermarsi. La Flagg non introduce nulla per caso, ogni cosa, ogni personaggio, ogni parentela, verrà incastrata e spiegata a momento debito. Solo alla fine il puzzle sarà davvero completo e incastrare tutti i pezzi sarà incredibilmente piacevole e allo stesso tempo deciaamente triste.
Sì, perché lasciare i personaggi della Flagg è uno strazio. Come si fa a rinunciare ai dialoghi tra Norma, Macky e zia Elner? Come si fa a non essere più travolti dalla valanga di parole di Sookie? O a lasciare andare Dena, le sue fragilità, le sue paure?
La sua storia è così intensa ed emozionante da spezzare il fiato.
Aveva quasi l’impressione che tutti gli altri fossero venuti al mondo con un foglio di istruzioni per l’uso, e a lei si fossero dimenticati di darlo. Non aveva idea di che cosa doveva provare, e aveva passato tutta la vita fingendo di essere una creatura umana come gli altri, ma senza sapere che cosa gli altri provassero veramente nel loro intimo. Cosa significava amare veramente qualcuno? Sentirsi a proprio agio in un ambiente, avere delle radici?
Dena compirà un percorso difficile e doloroso per capire se stessa. La sua terapista le chiederà a bruciapelo “Chi sei?” e lei dovrà scopriro da sola, affrontando un presente che è solo artificiale, per scavare nel suo passato, tra le sue radici, alla ricerca di qualcosa di solido a cui aggrapparsi, aprendo di nuovo il suo cuore, troppo a lungo dilaniato da una perdita che avrà senso solo a distanza di diversi anni.
Ho apprezzato tantissimo tutti i riferimenti al giornalismo, che sia televisivo o su carta stampata. “Pane, cose e cappuccino” è stato scritto nel 1999 e capisci la grandiosità di un autore anche quando si annulla la distanza tra il momento in cui ha pensato il suo romanzo a quello in cui arriva tra le tue mani per la prima volta. Nonostante la storia sia ambientata tra gli anni ’50 e ’70, alcune riflessioni sono estramemente attuali: la rincorsa agli ascolti, alle copie vendute (oggi si potrebbero aggiungere ai click su internet), il tutto senza rinunciare a mezzucci e a false verità, abilmente camuffate e vendute al migliore offerente, sono temi che si affrontano ancora oggi, e molti si riempono la bocca di parole come “etica” o “morale” senza nemmeno afferrarne il senso.
Di certo, oggi come Neighbor Dorothy non c’è più nessuno!
Conservo per ultimo un riferimento allo stile di scrittura unico e inimitabile. Un vero e proprio marchio di fabbrica che ha reso Fannie Flagg un’autrice molto amata e davvero da scoprire, per chi ancora non l’avesse fatto.