“Carne e sangue” di Patricia Cornwell: la minaccia arriva dal passato e non viene sconfitta
Io sono una di quelle che ama le serie Crime. So perfettamente però, che condensare un’indagine in 45 minuti è a dir poco riduttivo e per nulla realistico: esiti degli esami che arrivano all’istante, spostamenti da un punto all’altro della città fulminei e soluzioni che arrivano solo digitando su una tastiera (avete notato che quasi nessuno usa il mouse o il touchpad?).
Leggere un libro di Patricia Cornwell (o di Kathy Reichs, anche) significa riappropriarsi del tempo. Significa aspettare che Kay Scarpetta arrivi sulla scena del crimine, magari dopo un’ora passata nel traffico, assistere al suo lento rituale di vestizione, stare piegata sulle ginocchia accanto a lei mentre analizza il corpo, meticolosamente, con cura. Ed è di gran lunga meglio di qualsiasi scena che si possa girare.
Significa seguire i suoi ragionamenti, ricostruire i fatti con scrupolo, un tira e molla continuo tra indizi e percezioni di pancia, in un crescente stato di ansia (so che poi mi vengono gli incubi, ma non riesco a non leggerli!!).
“Non tutti gli investigatori del mondo pensano che essere scrupolosi come me sia una qualità”. So cosa si dice dietro le mie spalle. Le voci che girano prima o poi mi arrivano. Sono ossessiva. Sono un pitbull, non mollo mai. Faccio lavorare i poliziotti più del necessario, pretendo troppo. Sono la dott. Death. Sono una rompicoglioni.
Poco importa se non si è letto nessuno dei 24 libri che la Cornwell ha scritto raccontando il lavoro di Kay Scarpetta perché l’autrice trova sempre un modo per mettere il lettore a suo agio, raccontando i personaggi e le dinamiche come se fosse sempre la prima volta. Lo fa talmente con garbo e finezza stilistica che a noi veterani non dispiace, anzi.
In “Carne e sangue” (Mondadori) ci sono delle morti avvenute per mano di un killer spietato, sette monetine di rame datate 1981 ma splendenti come nuove, una serie di risarcimenti assicurativi e di estorsioni, un ricco membro del Congresso che cerca di mantenere il proprio potere e la propria posizione, un adolescente viziato e facilmente malleabile, oltre le dinamiche interne dei protagonisti, per i quali la vita privata si mescola immancabilmente con quella professionale.
Ma la minaccia, si scoprirà naturalmente alla fine, arriva dal passato e coinvolge Kay, e soprattutto la nipote Lucy, da molto vicino. Una minaccia che però non viene debellata, anzi. Vi anticipo che il finale è rimasto aperto e leggendo le sinossi degli altri libri pubblicati successivamente mi pare di avere capito che la storia continua in “Cuore depravato”. Ho letto le recensioni in giro, anche quella di Antonio D’Orrico del Corriere della Sera, e devo dire che mi sono un po’ scoraggiata all’idea di un eventuale acquisto.
Sì, d’accordo, non sarà la Cornwell dei primi libri (ditemi quale autore di bestseller rimane immutato nella scrittura dopo averne scritti 30), ma io continuo a trovare i suoi romanzi interessanti e pieni di suspance. Io credo che non bisogna mai iniziare a leggere un libro sapendo già cosa si ha tra le mani, non sarebbe corretto nei confronti dell’autore. Se darò un’altra chance alla Cornwell? Vedremo…